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Kakemono, il fascino del Sol Levante. Cinque secoli di pittura giapponese a Lugano

kakemono
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Dal 17 luglio 2020 al 21 febbraio 2021, il MUSEC (Museo delle Culture di Lugano) ospita KAKEMONO, la più estesa esposizione mai dedicata alla pittura giapponese in Svizzera. Nella nuova sede di Villa Malpensata, la mostra presenta 90 dipinti che coprono cinque secoli di arte nipponica, dal XVI al XX secolo.

Il MUSEC di Lugano presenta dal 17 luglio fino a febbraio 2021 una collezione di 90 kakemono, dipinti su rotolo in tela, seta o cotone tipicamente appesi nelle case giapponesi, ma molto più fragili ed eterei, come la caducità della vita.

Le opere, infatti, vengono spesso appese anche in giardino, partecipando ai vari cambiamenti dovuti a fenomeni atmosferici o manipolazioni umane: la filosofia che sta quindi dietro al kakemono è legata alla mutabilità e allo scorrere del tempo, mentre le opere su tavola tipiche della tradizione occidentale sono basate sulla permanenza.

In Giappone vengono contemplati da seduti, spesso su un comodo tatami, essendo la pittura più mirabile dal basso verso l’alto. Necessitano inoltre di una grande abilità pittorica, perché il tratto di inchiostro, detto mo (sumi), una volta dipinto non si può correggere.

kakemono
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La mostra, curata da Matthi Forrer, grande appassionato di cultura giapponese, ripercorre cinque secoli di tradizione figurativa nipponica tra il XVI e il XX secolo attraverso la raccolta donata con cura filologica dal collezionista Claudio Perino.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni tematiche (Fiori e uccelli; Figure antropomorfe; Animali; Piante e fiori vari; Paesaggi) e propone le opere dei maggiori esponenti del periodo, come Tani Buncho, Kishi Ganku, Yamamoto Baiitsu e Ogata Korin. L’esposizione si apre con i dipinti di piante e uccelli (kacho-ga) che giocano su un’associazione allegorica tratta dalle poesie haiku.

Proseguendo poi con le figure antropomorfe, viene mostrato un curioso autoritratto dell’artista che dipinge il suo kakemono. Successivamente, si rimane rapiti da un dipinto raffigurante una geisha con colori vivi e collo lievemente scoperto.

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Grazie al curatore, che invita a “usare i propri occhi per arrivare al cuore delle cose” si scopre come la schiena – in particolare la nuca – sia uno dei segreti di sensualità delle geishe, in contrasto con la visione occidentale, che predilige l’esposizione del décolleté. Una femminilità discreta ed elegante, mai esplicita. Un mondo – quello orientale – meno basato sul contenuto, ma più sull’uso di simbolismi e allegorie: l’importanza dell’essenza, più che della sostanza.

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E così via libera alle canne di bambù, segno di flessibilità e adattamento verso il mondo – strettamente collegate per caratteristiche tecniche alla calligrafia – contrapposte alla roccia, simbolo di stabilità e durezza. A uccelli di svariati colori, spesso associati ad alberi o elementi del paesaggio per dare loro un significato diverso a seconda dei mesi o delle stagioni. Ad animali mitologici come il drago, che non può essere visto per intero – pena la morte – a carpe, simbolo di perseveranza, che risalgono fiumi impervi e a buffi tigri disegnate come gatti, tutto fuorché pericolose. L’esposizione si chiude con i dipinti di paesaggio che veicolano un concetto idealizzato della natura; è particolarmente interessante notare come questo genere sia realizzato con il solo inchiostro, senza note di colore dei pigmenti derivati da fiori.

Spicca il maestoso monte Fuji su un ultimo kakemono e si vorrebbe con un sospiro che la visita non finisse qui. Un mondo – quello del Sol Levante – delicato e affascinante, tutto da esplorare.

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KAKEMONO. Cinque secoli di pittura giapponese.

La collezione Perino

Lugano, MUSEC, dal 17 luglio 2020 al 21 febbraio 2021

Orari:

dalle 11 alle 18. Chiuso il martedì

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