La Fondazione Ragghianti propone fino al 6 gennaio 2021*** due mostre contemporanee che intendono indagare il periodo di grande fermento nell’arte italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, tramite le figure di Cioni Carpi e Gianni Melotti, artisti poliedrici molto attivi rispettivamente a Milano e a Firenze
La prima mostra, a cura di Angela Madesani, è dedicata alle sperimentazioni di Cioni Carpi, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (1923-2011), personaggio ricco di sfaccettature. Figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, Cioni inizia a dedicarsi alla pittura negli anni Cinquanta a Parigi. Dal 1959 al 1980 realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Per Carpi il cinema, come prima era stata la pittura, è un terreno di sperimentazione. Un altro è il teatro. Sua è la prima scenografia costituita da un filmato per L’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966, girato nel campo di concentramento in cui era stato ucciso il fratello Paolo. Nel 1978 e nel 1980 ha partecipato alla Biennale di Venezia in due mostre curate da Vittorio Fagone.
La mostra alla Fondazione Ragghianti comprende il percorso artistico di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta. È esposta una quarantina di opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia. Di particolare importanza le nove opere di proprietà della Collezione Panza: testi e fotografie su carta come le quattro Trasfigurazioni/Sparizioni (1966-1974) e Abbiamo creato atipici sistemi (1963-1974).
Cioni Carpi è infatti un protagonista della Narrative Art, ricreazione di una situazione temporale attraverso l’utilizzo della sequenza. In questo ambito si colloca, infatti, l’opera in mostra di Carpi Abbiamo creato atipici sistemi, in cui è presente un’analisi di matrice sociale-antropologica.
E a poco a poco le parole si persero e il padrone non le ritrovò mai più, le vide ancora per un attimo quando precipitarono giù, succhiate dalle correnti dell’orrido…” (Cioni Carpi, Trasfigurazione/Sparizione Cinque)
In mostra anche una serie di bellissime fotografie e composizioni con immagini e disegni di collezione privata che rendono appieno la multiforme poetica e la statura intellettuale di Cioni Carpi, spesso performer delle sue opere dai titoli surreali come quelle realizzate tra il 1963 e il 1976 come Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria, Blue Painting 5, Ulysses as memory Palimpseste partiel e O un cardo o qualsiasi altra cosa, toccante opera basata sul principio della sparizione, dedicata alla moglie morta.
Se si spiegasse il male che non ho fatto, il falso che non ho detto…” (Cioni Carpi, Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria)
La seconda mostra, a cura di Paolo Emilio Antognoli, presenta i risultati di una ricerca storica e archivistica, ancora inedita, riguardante l’opera di Gianni Melotti (Firenze, 1953) nel suo primo decennio di attività, dal 1974 al 1984, sia nel suo sviluppo storico – artistico, sia nei rapporti che egli ebbe con alcuni artisti legati da amicizia e collaborazione, quali Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri artisti come Bill Viola legati alla sua esperienza in art/tapes/22, studio dedito alla produzione di videotapes per artisti di cui Melotti nel 1974 diviene il fotografo. Una consistente collezione di queste fotografie è oggi conservata all’ASAC della Biennale di Venezia.
A Firenze negli anni Settanta art/tapes/22 video tape production, Zona non profit art space, la Galleria Schema, la Galleria Area e la Casa Editrice e Libreria Centro Di sono state luoghi chiave per l’arte contemporanea in Italia, da cui sono transitati grandi nomi dell’avanguardia artistica internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Robert Rauschenberg. È attorno a questi spazi che si sviluppa un nuovo circuito artistico e culturale, con la nascita di un clima generale favorevole alla sperimentazione: Gianni Melotti è stato senz’altro uno dei protagonisti, con un linguaggio concettuale dai risultati originali e trasgressivi.
Alla Fondazione Ragghianti sono esposti una trentina di lavori di Melotti, tra cui Gli angoli della Biennale (1976); Come as you are / Jacket and necktie (1981), fotografie e film super8 in loop sul tema del rapporto di coppia; Ritratti nella rete (1982), serie di polaroid che Melotti scatta agli amici mascherati con una calza a rete, in cui si teorizza il network come arte prima dell’avvento del personal computer; la serie di cinque videografie; Foto fluida (1983); Giallo(1979); L’iconografia e l’iconoclasta(1977); Dormire sognando di dormire e dormire sognando di sognare(1975); Mao & Lennon.
Fotografare è come fermare il tempo, congelando un momento della nostra vita.” (Gianni Melotti, introducendo le sue opere)
Viene dunque così a delinearsi più un progetto che una mostra sia per Cioni Carpi che per Gianni Melotti. Due artisti diversi, accomunati da una felice vena creativa dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Ottanta, in un percorso sfaccettato e per molti aspetti sorprendente.
L’avventura dell’arte nuova | anni 60-80. Cioni Carpi | Gianni Melotti
3 ottobre 2020 – 6 gennaio 2021
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti,
Complesso monumentale di San Micheletto,
via San Micheletto 3, Lucca
Orari: tutti i giorni (lunedì escluso) dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ultimo ingresso: ore 18:30); aperto anche il 1° novembre, 8 e 26 dicembre e 1° gennaio; chiuso il 25 dicembre
Biglietto d’ingresso: 3 euro
*** Terminata la chiusura delle mostre e dei musei a causa della seconda ondata della pandemia di covid 19. Anche la doppia mostra dedicata a Cioni Carpi e Gianni Melotti, a Lucca alla Fondazione Ragghianti riapre da oggi, 19 gennaio fino al 19 febbraio 2021