“Non è stata legata ad una scelta gerarchica, bensì alla necessità di limitare gli spostamenti”. Franceschini ci mette la faccia, e su Facebook risponde alle critiche
“Forse chi critica non ha capito la gravità della situazione che stiamo vivendo“. Se non altro, rispetto a tanti suoi colleghi di governo, il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini ci mette la faccia. E con un video sul suo profilo Facebook risponde alle polemiche seguite alla decisione del governo di chiudere cinema e teatri nell’ambito delle misure per contenere la curva dei contagi da Covid. “C’è grande preoccupazione anche per il valore simbolico negativo per la chiusura di cinema e teatri e per i danni materiali che tutto questo comporta. Ma io ho l’impressione che non si sia percepita la reale gravità della situazione“, precisa.
Come siano andate le cose nel Consiglio dei Ministri non lo sapremo mai: ma anche noi ieri riprendevamo le voci che vogliono un duro scontro con il ministro Spadafora, con l’esito di un surreale “bilanciamento” dello stop a cinema e teatri rispetto a palestre e piscine. “La decisione di chiudere tutte le attività dopo le 18 non è stata legata ad una scelta gerarchica, bensì alla necessità di limitare gli spostamenti“, puntualizza il ministro. Ma anche sulla veridicità di quel “tutte” non manca chi alimenta le polemiche. Notando l’incongruenza di lasciare aperti i musei e le chiese rispetto ad altri luoghi che – dati alla mano – hanno dimostrato sicurezza nelle misure adottate.
Franceschini assicura comunque il suo impegno perché lo stop sia il più breve possibile, precisando che “la durata delle restrizioni dipenderà dall’andamento epidemiologico”. Il che pare non rassicurare molti, in realtà. E poi ricorda come per tutelare i lavoratori dello spettacolo il governo abbia stanziato 1 miliardo e 200 milioni. E che si impegnerà perché si possa “risarcire subito chi ha avuto danni e chi ha dovuto chiudere”. Inoltre il ministro assicura che il Mibact sta lavorando a una piattaforma della cultura italiana. Che potrà offrire in streaming la possibilità di seguire uno spettacolo a chi non ha la possibilità di andare in un teatro. Misure utili, sicuramente: ma non sarà lui a non aver capito lo stato di prostrazione in cui queste ultime misure gettano un comparto centrale nella società italiana?