Si è chiusa il 4 novembre la prima edizione digitale di TEFAF, l’European Fine Art Fair che, in condizioni normali, avrebbe dovuto svolgersi a New York. Cinque giorni, 280 espositori e un’opera per ciascuno di essi. Tra busti ellenistici, tavoli di pietre dure e un Hammershøi da $5 milioni, ecco cosa è successo tra gli stand virtuali della fiera più esclusiva del settore.
Reduci dalla frettolosa chiusura di marzo, imposta dal dilagare del virus tra i galleristi presenti a Maastricht, gli organizzatori di TEFAF questa volta hanno optato per una versione totalmente digitale, imponendo però dei vincoli per garantire il mantenimento degli standard che hanno reso famosa la fiera negli anni. Alle quasi 300 gallerie presente è stato infatti imposto di presentare una sola opera, in modo tale da ovviare ai problemi di valutazione da remoto e al contempo rendere più agevole la frizione da parte dei visitatori.
Se in passato il flusso delle vendite si concentrava principalmente durante il primo giorno di apertura, il nuovo format sembra rispondere a una dinamica diversa. Nella maggior parte dei casi, le trattative iniziate in fiera proseguono fin dopo la sua conclusione, andando avanti anche per mesi, com’è normale quando gli acquirenti sono principalmente musei, curatori e personaggi istituzionali.
Tra i negoziati a lunga durata, c’è però qualcuno che è comunque riuscito a concludere le proprie vendite nei giorni della fiera. Prima tra tutti, la galleria Di Donna (New York), che durante la VIP preview ha piazzato Interior with a Woman Standing, un bellissimo interno firmata Vilhelm Hammershøi, per 5 milioni di dollari, cifra che ha reso il quadro una delle opere più costose della fiera.
Realizzata nel 1913, la scena è un esempio della modernità tipica dell’ultima fase dell’artista danese. Modernità che la galleria ha voluto sottolineare per ricontestualizzare il dibattito critico intorno alla figura di Hammershøi. Tradizionalmente considerato erede di Vermeer e della pittura di genere fiamminga, il pittore da vita delle opere che non possono considerarsi mere riproduzioni di un canone consolidato. Gli elementi innovativi al loro interno sono infatti tali da rendere possibile un accostamento al minimalismo americano del XX secolo, ad Agnes Martin e Mark Rothko in particolare.
Il quadro, venduto a un collezionista europeo, era stato a sua volta acquistato da Sotheby’s Londra nel 2015 per £388.800 (compreso di buyer’s premium), valore che in questi 15 anni ha subito un incremento del 612%. Il prezzo realizzato a TEFAF conquista il terzo posto nella classifica personale dell’artista, il cui record attuale ammonta a $6.2 milioni, pagati per un’altra scena di interno realizzata nel 1901 e venduta da Sotheby’s New York nel 2017.
Successo anche per la bottega londinese ArtAncient, presente in fiera con un busto marmoreo risalente al periodo ellenistico e raffigurante un giovane Ercole, venduto -pare- per un prezzo a sette cifre. Per valorizzare al meglio il pezzo, la galleria si è servita della collaborazione con un marchio di design, il quale si è occupato di realizzare un video di presentazione dell’opera. Il busto, acquistato a febbraio per £320.000, era stato rinvenuto all’inizio degli anni ’80 da un giardiniere nella proprietà del collezionista inglese Stanley Seeger.
Altre opere da segnalare sono la copertina decorata in argento di un manoscritto del XVII secolo venduta da Endlich Antiquairs (Paesi Bassi) per $50.000, A Woman Possessed, dipinto del 1981 firmato Eric Fischl e offerto da Skarstedt Gallery, e la grande scultura di Torbjørn Kvasbø, Stack (Red Glazed), visibile nello stand di Hostler Burrows (New York e Los Angeles).
Colnaghi, storica galleria londinese, ha inoltre rivelato il grande interesse mostrato da istituzioni e collezionisti per un tavolo in pietre dure del XVI secolo, un pezzo che probabilmente è stato aggiudicato a non meno di 1 milione di dollari.
Un’edizione che, pur con tutti i suoi limiti, pare aver lasciato soddisfatti i galleristi presenti. La maggior parte di essi si è infatti detta entusiasta del “single masterpiece format”. Il fatto di presentare un solo manufatto ha permesso agli espositori di concentrarsi sul marketing e sulla promozione dello stesso, valorizzando al massimo l’artista e la sua opera.
La fiera esce dunque a testa alta da questa prima edizione digitale, riuscendo a soddisfare sia espositori che visitatori e, al contempo, a mantenendo alto il proprio livello qualitativo. E se questa può essere la dimostrazione del funzionamento del digitale, speriamo comunque che l’edizione primaverile di TEFAF New York, prevista dal 7 al 10 maggio 2021, possa aprire -fisicamente- le proprie porte.