Venerdì 13 novembre, alle ore 18.00, si tiene l’incontro in diretta streaming nell’ambito di BookCity della presentazione del volume “Archivi impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea” (Johan & Levi, 2016). Parteciperanno Cristina Baldacci, autrice del volume e Franco Raggi, architetto e designer
Nel volume Baldacci ripercorre la lunga e articolata storia dell’interesse per la pratica archivistica ricomponendo il ricco mosaico dei ruoli e dei significati che l’archivio ha assunto nel corso del tempo e la sua rilevanza come opera d’arte, quindi come sistema classificatorio atipico e, per certi versi, impossibile.
Ben prima che la diffusione dei social network e dei mezzi di registrazione ci rendesse tutti potenziali archivisti, gli artisti contemporanei hanno ripensato le forme di catalogazione usando linguaggi e media a loro disposizione, spesso ispirandosi a compendi visivi e “musei portatili” di illustri antecedenti novecenteschi, come il Bilderatlas di Warburg e il museo immaginario di Malraux.
Dall’atlante di Gerhard Richter, una collezione di migliaia di immagini utilizzate come fonti iconografiche per la pittura, all’album di Hanne Darboven, una monumentale cosmologia che condensa storia personale e memoria collettiva, al museo di Marcel Broodthaers, un sagace strumento di critica istituzionale, allo schedario di Hans Haacke, un mezzo di indagine e di impegno sociopolitico, il furore archivistico si è ormai impossessato della pratica artistica.
Che dietro ogni slancio tassonomico ci sia desiderio di ordine, ricerca identitaria, insofferenza verso la tradizionale organizzazione della conoscenza e del potere o un mero horror vacui che spinge i disposofobici a realizzare dei veri santuari della banalità, alla base c’è sempre il bisogno di restituire una logica più profonda a relitti e tracce: prelevati, assemblati e reimmessi in un nuovo contesto, si caricano di un valore inatteso. Ecco allora che l’archivio non è più solo un cumulo inerte di documenti da cui scaturisce quel turbamento che Derrida associa al processo mnestico, ma diventa, in senso foucaultiano, un dispositivo critico capace di rigenerare le consuete logiche di salvaguardia, utilizzo e diffusione del sapere, di riattivare la memoria e la coscienza politica. In quest’ottica, l’artista diventa attore primario del cambiamento sociale e culturale.
Cristina Baldacci ripercorre in questo volume la lunga e articolata storia dell’interesse per la pratica archivistica ricomponendo il ricco mosaico dei ruoli e dei significati che l’archivio ha assunto nel corso del tempo e la sua rilevanza come opera d’arte, quindi come sistema classificatorio atipico e, per certi versi, impossibile.
Cristina Baldacci (Milano, 1977) è storica e critica dell’arte contemporanea. Dopo il dottorato e due anni di ricerca all’Università iuav di Venezia, è ora fellow all’ICI Berlin Institute for Cultural Inquiry. I suoi interessi riguardano soprattutto l’archivio e l’atlante come forme di conoscenza visiva, le strategie del montaggio, la scultura contemporanea, le relazioni tra arte, immagini e nuovi media. All’attività accademica affianca la collaborazione a riviste d’arte e la curatela di mostre.
Franco Raggi (Milano, 1945) è architetto e designer. È stato redattore di Casabella e dal 1977 all’80 caporedattore della rivista MODO che ha diretto fino al 1983. Nel 1973 ha collaborato con Aldo Rossi all’ordinamento della Sezione Internazionale di Architettura della Triennale di Milano. Ha progettato architetture, allestimenti, mostre, libri, riviste, scenografie, ambienti ed oggetti; questi ultimi per le più prestigiose aziende.