Durante le indagini archeologiche per un progetto di riqualificazione architettonica a Chieti, tra i reperti emersi dal terreno, spunta una straordinaria testina in marmo raffigurante Venere di epoca romana, la “Venere teatina”
La piccola Venere Teatina
Durante le indagini archeologiche preliminari per un progetto di riqualificazione architettonica in piazza San Giustino a Chieti, da ottobre ad oggi sono stati ritrovati alcuni reperti archeologici, presentati in conferenza stampa dalla soprintendente Rosaria Mencarelli. Tra questi, spicca per bellezza e fattura – come spiega la nota pubblicata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, e Paesaggio per le Province di Chieti e Pescara – “una testina femminile in marmo raffigurante Venere, con capelli ondulati e trattenuti da una tenia (fascia) sul capo in modo simile all’acconciatura dell’Afrodite accovacciata di Doidalsas (un originale greco in bronzo di metà III secolo a.C.). La piccola scultura rientra nella tradizione delle riproduzioni in scala minore di sculture ellenistiche. Ripresa anche in epoca giulio-claudia, quando Teate (odierna Chieti) vive la sua massima floridezza“. Per questo i media locali di Chieti l’hanno già soprannominata la “Venere Teatina“
La straordinaria e finissima testina femminile in marmo raffigurante Venere si trovava in una intercapedine riempita con materiale di spoglio di età romana.
Le indagini di Archeologia Preventiva
Cominciate ad ottobre, le indagini di Archeologia preventiva del primo lotto di lavori condotti su metà piazza – come recita la nota stampa diffusa dalla Soprintendenza – si sono per necessità fermate alle fasi medievali presenti nel sottosuolo di piazza San Giustino. Nell’assetto generale sono stati riconosciuti ed individuati gli indizi di una più antica sistemazione urbana, di età romana repubblicana e imperiale. Non ancora riferibili a strutture monumentali definite, i cui livelli potrebbero trovarsi a quote più profonde rispetto ai piani attualmente evidenziati.
Non ci sarà un parco archeologico: delusione per alcuni cittadini
Alcuni cittadini di Chieti speravano che questi ritrovamenti giustificassero ulteriori scavi, magari per l’istituzione di un piccolo parco archeologico. Ma, come ha riferito all’agenzia Ansa la Soprintendente di Chieti e Pescara, Rosaria Mencarelli, “abbiamo fatto le opportune ricerche, saggi, indagini, rilievi. Ma non sono reperti né strutture tali da giustificare una diversa progettazione, un cambio di progetto, e lasciare a vista strutture che non hanno per la maggioranza di noi una immediata leggibilità. E soprattutto una continuità tale nel rappresentarci le epoche storiche per cui ci sia possibilità di valorizzare“.
Eppure in diversi ambienti della società civile si sperava che questi reperti potessero giustificare l’istituzione di un parco urbano che raccontasse, in qualche modo la millenaria storia di Teate.
Si pensa a una struttura espositiva e multimediale
Si pensa comunque a luoghi e strumenti espositivi attraverso i quali condividere con tutti i cittadini quanto emerso finora dalle indagini preliminari. Lo sottolinea del resto la parte finale del report della Soprintendenza:
“Questi inediti paesaggi, insieme al carattere pluristratificato della piazza e della città, devono costituire un valore aggiunto. Che va restituito e comunicato in una sede opportuna (un locale, o un’installazione). In un luogo destinato a raccontare e a presentare quanto rinvenuto con immagini, con rilievi e con gli stessi reperti“.