Print Friendly and PDF

“La città ideale”. Mirandola risorge disseminando opere d’arte (di qualità) per la città, un progetto internazionale

Francesca Pasquali, Labirinto, Scampoli di tessuto colorati, Aula Santa Maria Maddalena, Ph Andrea Sartori
Francesca Pasquali, Labirinto, Scampoli di tessuto colorati, Aula Santa Maria Maddalena, Ph Andrea Sartori

Fino al 7 gennaio 2021, le strade di Mirandola, in Emilia-Romagna, ospitano il progetto d’arte urbana La città ideale. Mirandola: galleria a cielo aperto. A cura di Beatrice Audrito e Davide Sarchioni, l’iniziativa propone di raccontare l’identità del luogo attraverso interventi site-specific di sei artisti contemporanei, italiani e non.

Mirandola è portatrice di un passato artisticamente florido. La terra natia di Giovanni Pico della Mirandola – umanista e filosofo italiano attivo nella seconda metà del ‘400 – è tra i pochi esempi realizzati, con Sabbioneta (MN), Palmanova (UD) e Urbino (PU), del concetto rinascimentale di “città ideale”.

La ridefinizione della struttura urbana durante il Rinascimento seicentesco – attuata per opera di filosofi, letterati e architetti – permette alla città non solo di acquisire una nuova pianta, che diventa una stella a otto punte, presente tutt’ora, ma anche e soprattutto un aspetto moderno. Nel 2012, il territorio subisce danni ingenti a causa di un forte terremoto di magnitudo 6. Dopo otto anni, il centro storico di Mirandola brulica di macerie, scheletri di edifici, pezzi di chiese. Dopo otto anni, questo attende di ritrovare la spinta per rinascere dalle proprie ceneri.

O meglio, attendeva di ritrovarla: il progettoLa città ideale”, voluto dall’Assessore alla Cultura e all’Innovazione del Comune di Mirandola, Marina Marchi, è il primo passo verso la nuova vita di cui la città, a poco a poco, si sta riappropriando. Marchi spiega:

Il progetto […] ha l’obiettivo di raccontare, attraverso le opere d’arte contemporanea, l’identità di questa città, […] prendendo spunto dalla figura di Giovanni Pico della Mirandola e dalla sua storia. Il percorso espositivo individua il centro storico di Mirandola quale cantiere di esplorazioni e di creazioni artistiche, in grado di porre l’attenzione sugli edifici e i monumenti storici, grazie all’opera e all’abilità di artisti di fama nazionale ed internazionale. Si verrà così a creare un’inedita rilettura del paesaggio urbano.

In effetti, gli spazi pubblici della città, ivi incluse le istituzioni culturali quali teatri e gallerie d’arte, sono rimasti chiusi per ben otto anni, e molti lo sono ancora. Nell’ottica di mantenere un filo rosso con il ricco passato di Mirandola, i due curatori hanno scelto sei artisti con l’intento di riportare l’arte al centro della vita cittadina.

Gli interventi temporanei si configurano come elementi di novità, collocati in spazi pubblici che la comunità attraversa ogni giorno ma su cui raramente si sofferma. L’obiettivo degli artisti è permettere ai mirandolesi di riappropriarsi di alcuni angoli della città, stimolandoli a una visione attiva dell’ambiente circostante. A prova di ciò, gli abitanti molto spesso si sono dimostrati incuriositi, pronti a fare domande e interessarsi ai lavori.

Le tappe artistiche scandite dalle installazioni percorrono i luoghi simbolo di Mirandola, alcuni dei quali ancora oggi non sono stati totalmente ricostruiti: architetture storiche, monumenti, chiese, piazze. A questi punti d’interesse storico sono accostate le opere, sia fisicamente che concettualmente, trasformandosi in visioni per una nuova “città ideale”.

La mappa delle installazioni all’interno del centro storico di Mirandola

L’iniziativa, spiega la curatrice Audrito, è stata anche “un’occasione per sperimentare un nuovo schema economico che permettesse di attrarre nuovi pubblici”, concependo l’arte come “propulsore di un modello culturale e sostenibile per aumentare il turismo culturale”.

Sono stati invitati Debora Hirsch (San Paolo, 1967), Francesca Pasquali (Bologna, 1980), Valentina Palazzari (Terni, 1975), Thomas Lange (Berlino, 1957), Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo, 1972), Cristiano Petrucci (Roma, 1974). Gli artisti hanno reinterpretato la storia di Mirandola attraverso il loro personalissimo punto di vista.

I sei hanno affrontato la proposta lavorando con lo spazio fisico e culturale di un luogo “ferito”, concretamente ed emotivamente. Il risultato finale è potente e denso di significati: uno sguardo rivolto al futuro che infonda speranza e voglia di rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice – concetto a cui i mirandolesi sono particolarmente affezionati, avendo la città subito varie distruzioni e ricostruzioni sin dal 1100.

Con Pico che guarda Mirandola, Debora Hirsch interviene sull’edicola di Piazza della Costituente, chiusa da tempo, cambiandone la funzione. Otto pannelli a stampa fotografica ricoprono i lati della struttura. Nella composizione, ogni immagine presenta varie figure della famiglia dei Pico, seduti tra i palchi del Teatro Nuovo di Mirandola, come se lo spettacolo in scena fosse quello che accade in piazza e i protagonisti fossero i suoi cittadini. La connessione tra passato e presente è palpabile, essendo essa portatrice degli eventi futuri.

Debora Hirsch, Pico che guarda Mirandola, stampa su forex, Edicola, Piazza della Costituente, Ph Gianni Rossi

Nella stessa piazza, Francesca Pasquali realizza Labirinto, installazione risultato di un workshop di co-realizzazione di un’opera tessile avvenuto nel 2019 in Puglia. Qui, numerosi bambini hanno tagliato, cucito e annodato gli scarti di tessuto raccolti dalle industrie locali. Il lavoro è sinonimo della volontà di “riannodare la memoria” per costruire un nuovo futuro per la città. Sfortunatamente, l’opera ha subito degli atti di vandalismo: la sua posizione centralissima, ha innescato un incontro/scontro con i cittadini, che talvolta si sono dimostrati ostili. Per questa ragione, è stata ricollocata nella sala Santa Maria, al momento chiusa a causa dell’emergenza sanitaria. In qualche modo, l’evento dimostra la resilienza propria dell’opera d’arte, che evolve subendo urti, “assorbendoli senza rompersi e trasformandosi in qualcosa d’altro”, come chiarisce l’artista.

Francesca Pasquali e Debora Hirsch, Ph Isaco Praxolu

La città indossa ovunque i segni indelebili del terremoto: nella Chiesa di San Francesco, per esempio, solamente la facciata è rimasta intatta. Accanto a essa, l’antico ex-convento, attualmente cantiere vivo, è destinato a diventare una biblioteca. In questa, Valentina Palazzari allestisce un’opera ad “alta intensità di coinvolgimento emotivo”, come spiega. E ad alta tensione sono anche i 100 cavi che si affacciano alle finestre del secondo piano dell’edificio. I fili cadono verso il basso, alla ricerca di un contatto, attraendo e generando energia, coinvolgendo così l’ambiente circostante.

Valentina Palazzari, 100 cavi, cavi elettrici, Ex Convento di San Francesco, Ph Andrea Sartori

L’intervento ALODNARIM di Thomas Lange si concentra sul ritratto di Pico conservato presso la Galleria degli Uffizi. L’installazione, realizzata su una rete di alluminio, è appesa alle impalcature del cantiere del Castello di Pico della Mirandola, instaurando con esse un eloquente gioco di rimandi. Il presente dell’arte contemporanea si sovrappone al passato del dipinto dell’intellettuale, come augurio che il futuro possa cogliere e raccogliere su di sé l’eredità della storia.

Thomas Lange, ALODNARIM, Pittura su rete di alluminio, Cantiere Castello, Ph Andrea Sartori

Vincenzo Marsiglia compie uno studio del tessuto culturale e della struttura di Mirandola nell’antichità. Partendo dalla sua pianta stellare e dalla figura di Pico, l’opera Star (on) star ne abbraccia la statua. L’installazione si pone come struttura che ha al contempo la funzione di proteggere e valorizzare il busto dell’intellettuale. Le luci al neon consentono di apprezzare l’opera anche al buio.

Vincenzo Marsiglia, Star (on) Star, ferro verniciato e luce led, Piazza della Costituente

Con Maternity, Cristiano Petrucci trasforma l’edicola di Piazza Mazzini, la cui architettura risale alla Belle Époque, in un’installazione sonora e luminosa. Una composizione scultorea, con palline da ping-pong, è inserita all’interno della struttura ed emana luci colorate, che cambiano al ritmo di un debole battito cardiaco. L’opera dialoga con Veneficium fascinum, posta in un ex spazio commerciale di fronte all’edicola. L’apporto di Petrucci vuole esprimere l’idea di qualcosa in continuo divenire, presagio di un futuro speranzoso.

Cristiano Petrucci, Maternity, palline da ping pong, plexiglass, luci a led, Edicola, Piazza Mazzini, Ph Andrea Sartori

Pensare il progetto “La città ideale” in un ambiente chiuso e non “ferito” sarebbe stato impossibile. I risultati studiati e raggiunti dagli artisti nascono da uno scambio con lo spazio urbano e con chi lo abita, da continue riflessioni sul contesto circostante. Gli artisti hanno dovuto ripensare le proprie modalità operative, dovendo le loro opere “abitare” un ambiente già abitato.

Con l’auspicio che questo intervento possa rialzare le sorti di Mirandola, attrarre turisti e velocizzare il processo di ricostruzione della città, gli artisti hanno tracciato nuove strade di lavoro e sottolineato nuovi modi per poter godere della città. E così, Mirandola rinasce dalle proprie ceneri.

www.comune.mirandola.mo.it/migca2020

Commenta con Facebook