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Gli Oscar dell’arte. Il meglio del 2020 secondo la redazione di ArtsLife

Gli Oscar dell'arte

Gli Oscar dell'arteArtisti, musei, gallerie, critici, giornalisti. E molto altro: ecco a chi vanno gli Oscar dell’arte assegnati per il 2020 dalla redazione di ArtsLife

MIGLIOR ARTISTA ITALIANO. Arcangelo Sassolino

Lui è di carattere alquanto schivo e riservato, più concentrato sulla sua ricerca e meno sulle “liturgie” del mondo dell’arte. Anche per questo il lavoro di Arcangelo Sassolino ha risentito ben poco della contingenza pandemica, dall’annullamento di tutte le fiere e di molti momenti di incontro e scambio. Ma in questo 2020 la sua ricerca si è ulteriormente raffinata e focalizzata su un’attualissima dicotomia arte-scienza. Canonizzata dalla straordinaria mostra antologica vista fino ad aprile alla Galleria dello Scudo di Verona, e dal suo pregnante intervento nell’ambito del progetto “Una boccata d’arte“, con Fondazione Elpis e Galleria Continua. Occasioni che lo confermano, qualora ce ne fosse bisogno, fra gli artisti italiani più solidi e rappresentativi della sua generazione…

 

Arcangelo Sassolino alla Galleria dello Scudo, Verona
Arcangelo Sassolino alla Galleria dello Scudo, Verona
MIGLIOR ARTISTA INTERNAZIONALE. Ai-Da

Artista straniero nel più ampio senso del termine, Ai-Da è infatti un robot/androide dotato di intelligenza artificiale che quest’anno ha tenuto la sua prima mostra personale presso la galleria Annka Kultys Gallery di Londra. Tra le sue realizzazioni troviamo disegni, sculture ma anche performance; la sua produzione riflette attorno a tematiche ambientali e legate al tardo-capitalismo. Ma è la sua stessa esistenza come artista a porre questioni davvero complesse: per dirla con Philip K. Dick Do Robots Dream of Electric Bees?

 

Ai-Da, ritratto. Foto di Nicky Johnston
Ai-Da, ritratto. Foto di Nicky Johnston
MIGLIOR ARTISTA STORICIZZATO. Philip Guston

Un gigante, non ancora del tutto compreso e valorizzato. Aspettando la mostra “definitiva” in più sedi del 2022, il 2020 ha riportato Philip Guston (1913-1980) nell’Olimpo del Novecento. Il lavoro capillare intessuto negli ultimi anni dalla mega galleria Hauser & Wirth (che rappresenta in esclusiva l’Estate) sta producendo i suoi frutti. La conoscenza e la promozione trasversale dell’opera dell’artista al di fuori degli Stati Uniti ne sono la prova, così come le mostre (l’ultima a Sankt Moritz dal titolo “Transformation”), le pubblicazioni, i documentari (“Philip Guston. A Life Lived”) e gli apparati (come il nuovo sito della Philip Guston Foundation) realizzati negli scorsi mesi. Primo obiettivo è stato (ed è) quello di raccontare e riscoprire il valore dell’artista americano nella sua ultima fase produttiva, quella figurativa anni Settanta, da sempre considerata più rozza e volgare della precedente “astratta”. Un giudizio oramai quasi completamente superato, come dimostrano i feedback, soprattutto del collezionismo più giovane, meno cristallizzato su pregiudizi critici e più sensibile ai temi sociali. I valori di Guston non potranno che lievitare.

 

Philip Guston, The Studio, 1969, collezione privata
Philip Guston, The Studio, 1969, collezione privata
MIGLIOR GIOVANE ARTISTA EX AEQUO. Jacopo Rinaldi

In quest’anno terribilmente complicato dove il normale susseguirsi di eventi e mostre è stato più che dimezzato Jacopo Rinaldi (1988) è riuscito a produrre una mostra personale da Brace Brace, neo spazio espositivo milanese, sulla figura di Gaetano Bresci, oltre ad aver sviluppato un progetto in collaborazione con State-of sul suo ampio archivio di ricerche e partecipato a una collettiva con la galleria Giorgio Galotti. La produzione di Jacopo Rinaldi ha la capacità di reinterpretare il passato attraverso una ri-narrazione che attualizza e trasforma un elemento, anche piccolo e/o dimenticato, in un catalizzatore di riverberi che nel tempo presente assume l’aspetto di qualcosa d’altro.

 

Jacopo Rinaldi, iio sono un disgraziato il mio destino è di morir in prigione strangolato. Brace Brace, Milano. 10-25 settembre 2020-Immagine copertina della mostra
Jacopo Rinaldi, iio sono un disgraziato il mio destino è di morir in prigione strangolato. Brace Brace, Milano. 10-25 settembre 2020-Immagine copertina della mostra
MIGLIOR GIOVANE ARTISTA EX AEQUO.  Marta Spagnoli
Il 2020 ha visto brillare le costellazioni pittoriche di Marta Spagnoli (Verona, 1994) nell’universo artistico italiano per tutto l’intero arco dell’anno, dalla fine dello scorso inverno all’autunno inoltrato. Dai liquidi sospiri di Venezia, dove l’immaginario dell’artista si è propagato (e si propaga), alla pietra dei borghi del centro Italia: San Gimignano in primis (sede di Galleria Continua, nella quale si è tenuta la prima personale a febbraio “Whiteout“), Ronciglione poi, per la prima edizione di Una boccata d’arte (progetto d’arte contemporanea, diffuso e corale, a cura di Fondazione Elpis in collaborazione con la galleria toscana) dove una serie di tele di grande formato ha rivestito le pareti interne del campanile muto della chiesa di Sant’Andrea. La qualità e lo spessore delle opere presentate, correlato al riscontro di critica, stampa e pubblico, elegge la Spagnoli come una delle migliori “scoperte” dell’anno.
Marta Spagnoli - Liberté Toujours, 2019. Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA.
Marta Spagnoli – Liberté Toujours, 2019. Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA – Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio
MIGLIOR GIOVANE ARTISTA EX AEQUO. Virginia Zanetti

A dispetto delle molte chiusure e sospensioni di progetti, l’artista toscana vive un 2020 fittissimo di impegni e riconoscimenti, che virtualmente si chiude con la consacrazione del suo progetto I pilastri della terra, che porta avanti da tempo in tutto il mondo. Ora Virginia Zanetti lo fa omaggiando le vittime dell’incidente che vide un aereo militare in avaria schiantarsi sull’istituto tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno, uccidendo 12 studenti.

 

Virginia Zanetti, I Pilastri della Terra, opera permanente, per ITCS Salvemini, Casalecchio sul Reno, Bologna
Virginia Zanetti, I Pilastri della Terra, opera permanente, per ITCS Salvemini, Casalecchio sul Reno, Bologna

 

MIGLIOR GALLERIA D’ARTE. Esther Schipper

In questo 2020 la galleria berlinese con la scuderia di artisti più radicale e variegata del panorama internazionale ha continuato a produrre una serie di mostre una più bella dell’altra: da Isa Melsheimer e Hito Steyerl fino Ugo Rondinone, Philippe Parreno e Daniel Steegmann Mangrané. E come se non bastasse con la sua piattaforma online, CONTINUITY,  ha proposto una serie di eventi davvero di livello museale. Infine, notizia che riguarda in qualche modo noi italiani, la galleria ha da poco annunciato l’approdo di Rosa Barba tra gli artisti rappresentati.

 

Hito Steyerl, Virtual Leonardo’s Submarine, 2020. Frame del video 3D
Hito Steyerl, Virtual Leonardo’s Submarine, 2020. Frame del video 3D
MIGLIOR CRITICO. Germano Celant

In un anno in cui non abbiamo potuto godere delle mostre se non a piccoli sorsi, il primo nome che ritorna alla mente quando pensiamo a un curatore è quello di Germano Celant. Promotore dell’Arte Povera, Senior Curator of Contemporary Art per il Guggenheim Museum di New York, Direttore artistico di Fondazione Prada Milano ma, soprattutto, il più grande critico d’arte italiano della storia. Scomparso il 29 aprile 2020, la sua morte lascia un vuoto incolmabile.

 

Germano Celant. Questa foto, esemplare, mi ricorda Marlon Brando ne Il Padrino. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)
MIGLIOR UFFICIO STAMPA. CLP Relazioni Pubbliche

Nuova veste grafica, nuovo look in total warm red (pantone rosso caldo), nuovo sito internet: efficace, fruibile, pulito. Senza ombra di dubbio la migliore proposta nel novero degli “uffici stampa d’arte”. Con i suoi oltre cinquanta anni di attività, CLP è una delle agenzie italiane di comunicazione più antiche e di fatto la più longeva tra quelle ancora in attività. Il 2020 ha visto consolidare il suo primato attraverso la conferma di un solido ventaglio di clienti “istituzionali” (dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano alla Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia), la lungimirante implementazione “social” avviata negli scorsi anni, e le iniziative portate avanti durante il corso dell’anno, lockdown compreso, senza abbindolarsi a facili “opere” di mass market o futili progetti autoreferenziali.

 

Clp Relazioni Pubbliche
Clp Relazioni Pubbliche
MIGLIOR CASA D’ASTE. Phillips

Guardando solo ai numeri, la miglior casa d’aste dovrebbe essere Sotheby’s. Dopo diversi anni è stata incoronata la regina del mercato in quanto a fatturato, superando l’atavica competitor Christie’s che era ai vertici da molto tempo. Le tre principali maison Christie’s, Sotheby’s e Phillips (7,37 miliardi $ in totale) hanno registrato sì un calo complessivo delle vendite all’asta (Sotheby’s -14,4%, Christie’s -38,4% e Phillips -11,8%) ma le sfide dettate dalla pandemia e dall’allontanamento sociale, hanno permesso loro di adattarsi e innovare, con aumento delle vendite online e ibride. Abbiamo deciso di segnalare Phillips per l’ottima performance, forse meno scontata, rispetto agli altri due colossi. Anche grazie alla strategia “digital-first” di Phillips, la casa d’aste ha registrato un aumento del 134% delle vendite online durante tutto l’anno, con un nuovo record per la maison per un’offerta online (CHF 4.991.000 per un Patek Philippe). Sicuramente meno rispetto alle major (Sotheby’s +800%, Christie’s +261%) ma un ottimo risultato per una casa d’aste più piccola. Ciò che ha colpito più di tutto è stata la chiusura dell’anno con risultati eccezionali. Mentre per le major gli appuntamenti di dicembre sono stati più tiepidi del previsto, Phillips ha decisamente brillato e si è rivelata una “grande eccezione”, paragonata ovviamente alla sua storia.  In particolare la vendita serale di arte contemporanea e del XX secolo del 7 dicembre ha registrato il miglior totale di New York per la casa d’aste con 134,6 milioni di dollari e pochi giorni prima è stato raggiunto il totale stagionale più alto nei cinque anni di storia di Phillips in Asia (+44% sul 2019) grazie anche alla intuitiva joint venture con la cinese Poly Auction. Inoltre è da segnalare che questi risultati non sono stati sostenuti solo dagli artisti emergenti e africani o della cosiddetta Black Diaspora, che sono la specialità di Phillips da diverso tempo (le fortissime aste tematiche “New now” anche nel 2020 sono andate decisamente bene), ma anche da grandi capolavori blue-chip, solitamente appannaggio di Christie’s e Sotheby’s. Il “Nichols Canyon” di David Hockney de 1980 ha incassato oltre $ 41 milioni ed è stato il quinto lotto più alto messo all’asta da Phillips nell’ultimo decennio. Inoltre si è posizionato  quarto nella “Top ten” mondiale delle opere più care vendute in asta nel 2020. Per citare solo due esempi recenti di grande successo per gli emergenti: “The Bathers” di Amy Sherald del 2015 è stato venduto a $ 4,3 milioni (da una stima di $ 150- 200.000) e “River at Dusk” di Matthew Wong del 2018  a $ 4,8 milioni.

Fonte dati totali e percentuali: arttactic.com

 

Credit foto: Thomas De Cruz Media: Haydon Perrior
Credit foto: Thomas De Cruz Media: Haydon Perrior
MIGLIOR MOSTRA. Van Eyck: an Optical Revolution

L’evento del decennio non ha vissuto che un mese. Inaugurata l’1 di febbraio e chiusa poco dopo a causa dell’emergenza sanitaria, Van Eyck: an Optical Revolution è stata una mostra senza precedenti né eredi. Mai erano stati esposti congiuntamente gli 8 pannelli esterni del polittico dell’Adorazione dell’Agnello Mistico – capolavoro assoluto di Jan van Eyck – e mai più lo saranno. Al termine della mostra, come d’accordi, l’opera ha fatto ritorno nella Cattedrale di San Bavone a Gand, dove è conservata, per non lasciarla mai più. La pandemia ci ha dunque privato, per sempre, della più importante esposizione mai dedicata a van Eyck.

 

Polittico dell’Agnello Mistico
Polittico dell’Agnello Mistico di Van Eyck
MIGLIOR MUSEO EX AEQUO. Gallerie degli Uffizi

L’irrequieto direttore Eike Schmidt ne combina di tutti i colori, forte di una collezione capace di resistere a ogni distrazione. Avalla progetti contemporanei alquanto discussi, promette “Uffizi 2” a destra e a manca, utilizza la comunicazione con modalità che lasciano più di qualcuno perplesso. Ma la gestione dell’ormai celebre “fenomeno” Chiara Ferragni non può che consegnare alle Gallerie degli Uffizi l’Oscar 2020.

 

La Galleria degli Uffizi
La Galleria degli Uffizi
MIGLIOR MUSEO EX AEQUO. GAMeC di Bergamo

Nell’anno in cui tutti, musei compresi, hanno dovuto reinventarsi, la GAMeC di Bergamo è riuscita a farlo in modo eccezionale. Grazie alla guida del direttore Lorenzo Giusti, il museo ha potuto mantenere attivo il suo programma espositivo di alto livello con Antonio Rovaldi. Il suono del becco del picchio,Daniel Buren per Bergamo. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situatie le esposizioni che tra poco riapriranno Ti Bergamo – Una comunità e In The Forest, Even The Air Breathes. Ma, ancora di più, la GAMeC ha espletato in modo virtuoso il suo ruolo di sostegno alla comunità, supportandola nel momento più complesso e aiutandola a interpretare gli sconvolgimenti che il presente ha imposto. Radio GAMeC, per esempio, si è rivelato uno dei progetti meglio riusciti tra quelli sorti durante il lockdown. Un punto di riferimento, la voce della comunità, l’espressione della cultura che supera la crisi.

 

Daniel Buren, Fibres optiques tissées. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati, GAMeC, Palazzo della Ragione, Bergamo, 2013-2020, Foto di Lorenzo Palmieri
MIGLIOR GIORNALISTA EX AEQUO. Vincenzo Trione

Nel profluvio di opinionisti più o meno improvvisati, che in questo anno fortemente “mediatico” non si sono fatti attendere anche nelle materie artistico/culturali, svetta l’autorevolezza messa in campo dalle colonne del Corriere della Sera da Vincenzo Trione, sempre lucido e determinato nel cercare l’analisi delle problematiche e nel tratteggiare soluzioni possibili e plausibili.

 

Vincenzo Trione
Vincenzo Trione
MIGLIOR GIORNALISTA EX AEQUO. Federico Giannini

Quello che neanche qualche anno, ma solo qualche mese fa appariva come un pur brillante media di nicchia, Finestre sull’Arte, in questo 2020 si è proposta come una delle testate di riferimento per appassionati e professionisti dell’arte. E molto è dovuto all’approccio imperturbabile del co-fondatore e direttore Federico Giannini, prontissimo a difendere – spesso, onestamente, in compagnia di ArtsLife – posizioni autonome e magari scomode. E coraggiosissimo nel lanciare nell’attuale quadro di crisi una nuova rivista cartacea, molto orientata – ulteriore prova di coraggio – verso l’arte antica e l’approfondimento quasi accademico.

Federico Giannini
Federico Giannini
MIGLIOR SOCIAL MEDIA. Mo(n)stre

Una delle chiavi vincenti per affrontare questa delicatissima annata fatta in primis di dolore e poi di crisi generalizzata? Il sarcasmo. È quello che, con grande eleganza e raffinatezza, senza concessioni alla volgarità, ha decretato il successo di Mo(n)stre, etichetta che si diverte e fa divertire, su Instagram e Facebook, associando attualità e storia dell’arte con provocazione e classe. E merita il nostro Oscar: alzi la mano chi non ha ri-postato o condiviso qualcuno dei loro divertenti post…

 

Mo(n)stre
Mo(n)stre
MIGLIOR POLITICO. Pedro Sanchez

Il premier spagnolo Pedro Sanchez è stato il più determinato nel voler lasciare aperti i musei anche nei momenti più difficili della pandemia Covid. Ovviamente, curando attentamente il rispetto del distanziamento e degli ingressi contingentati. E a tutt’oggi, non si ha notizia di focolai del virus scatenati dalle oceaniche folle che hanno presi d’assalto i musei spagnoli…

 

Pedro Sanchez
Pedro Sanchez

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