Nel novembre 2011 l’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci lasciava la Galleria degli Uffizi per il Laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure, a Firenze, dove sarebbe stata restaurata per 4 anni. Un video ne racconta tutte le fasi
Per molti mesi l’opera è stata sottoposta a indagini scientifiche, dalla radiografia alla riflettografia multispettrale, che hanno consentito di conoscere la struttura, i materiali e i problemi di conservazione. Le vernici e i materiali che si erano accumulati nei secoli sulla superficie ne oscuravano quasi totalmente la visione. Prima del restauro era ben visibile la presenza di patinature, vernici ossidate (aggiunte in precedenti interventi di restauro e manutenzione), depositi atmosferici e vecchi ritocchi alterati. Nell’ottobre 2012 ha avuto inizio la pulitura. A intervento concluso, il paragone tra il prima e il dopo ha permesso di vedere chiaramente lo stato di “non finito” in cui Leonardo lasciò il dipinto. L’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci è tornata visibile agli Uffizi nel marzo 2017.
L’Adorazione dei Magi fu commissionata a Leonardo nel 1481 dai canonici regolari di Sant’Agostino per l’altar maggiore della chiesa di San Donato a Scopeto, che si trovava su una piccola collina fuori Porta Romana a Firenze. Il dipinto fu interrotto improvvisamente per la partenza di Leonardo verso Milano, che lasciò il grande dipinto incompiuto.
Verosimilmente la sopravvivenza dell’opera in questo stato non artisticamente presentabile per la chiesa si spiega con la convinzione che l’artista avrebbe finito l’opera in un momento successivo. I monaci, rimasti per diversi anni in attesa di un possibile completamento, alla fine commissionarono a Filippino Lippi un’opera simile per dimensioni, per soggetto e per elementi iconografici specifici.
Leonardo e il non-finito
Il non-finito sembra una caratteristica peculiare di quasi tutte le opere di Leonardo da Vinci. La motivazione più plausibile è che secondo l’artista la mano non riusciva a seguire la mente, tanto questa era fertile e veloce nell’elaborazione del pensiero.
Vasari afferma nella Vita dedicata a Leonardo che “per l’intelligenzia de l’arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finí, parendoli che la mano aggiugnere non potesse alla perfezzione de l’arte ne le cose, che egli si imaginava, con ciò sia che si formava nella idea alcune difficultà tanto maravigliose, che con le mani, ancora che elle fussero eccellentissime, non si sarebbono espresse mai.”
A conferma di questa tesi, non è possibile riferire a motivazioni oggettive ed esterne lo stato di non completamento di alcune opere, come per i non finiti parziali della Gioconda, o della Sant’Anna e la Vergine.
A restauro ultimato è stato possibile riconoscere molti dei temi che saranno presenti nelle opere successive di Leonardo: la battaglia dei cavalli anticipa gli schizzi preparatori per la mai realizzata Battaglia di Anghiari; il radicamento nella roccia delle radici dell’albero previene il cosiddetto “monocromo” della Sala delle Asse; il pozzo o baratro ai piedi della Madonna accompagnerà poi Leonardo nella Vergine delle Rocce e nella Vergine con la Sant’Anna del Louvre; la mano con l’indice alzato che troviamo in due episodi sull’Adorazione sarà il gesto enigmatico del San Giovanni Battista del Louvre.
Leggi qui un approfondimento completo sull’opera e il suo restauro