La bellissima mostra Casa Iolas. Citofonare Vezzoli è andata in scena alla Galleria Tommaso Calabro di Milano fino al 6 febbraio 2021. Per celebrare l’importante figura del collezionista e gallerista greco Alexander Iolas (1908-1987), la Tommaso Calabro ha ridato vita agli spazi della villa di Iolas, e ne ha voluto mantenere la memoria con la pubblicazione di un catalogo con testi inediti, alcuni tradotti in italiano per la prima volta.
In collaborazione con Francesco Vezzoli (1971), Tommaso Calabro ha portato avanti il desiderio di ricordare alcuni dei galleristi che hanno segnato la storia dell’arte del ‘900, in particolare dagli anni ’40 in poi. La prima occasione è stata con l’apertura della galleria nel 2018, quando Calabro ha reso omaggio a Carlo Cardazzo.
Alexander Iolas non ha solo “segnato un’epoca da un punto di vista artistico ma anche culturale in senso ampio. Quello che ha realizzato è un cambio di paradigma nel rapporto tra gallerista e artista, tra artista e pubblico”, come ricorda Tommaso Calabro. Egli è stato anche “il primo eccentrico gallerista queer della storia senza saperlo”, spiega Vezzoli.
Casa Iolas nasce dalla passione e dall’ambizione di ricreare la villa che Iolas possedeva nella periferia di Atene, dagli anni ’50 agli anni ’70, scrigno della sua collezione. Dopo la sua morte, è stata abbandonata e ora versa in uno stato di fatiscenza, che non rispecchia in alcun modo lo splendore passato. Iolas l’aveva resa sua dimora, suo museo e centro di attrazione per collezionisti e artisti. Tuttavia, dopo l’esposizione del 1987 The last supper di Andy Warhol, organizzata da Iolas alla Fondazione Stelline di Milano, il commerciante muore, e con lui – quasi del tutto – il suo ricordo.
L’atmosfera alla Calabro è stata ricostruita lavorando su differenti registri: il primo è quello delle opere d’arte, selezionate da Calabro e Vezzoli basandosi sui lavori appartenuti a Iolas – e che per un certo periodo hanno abitato gli spazi della villa – e prodotti da artisti che rappresentava. Il secondo è quello del mobilio: pur trovando solo la scrivania originale del grande gallerista, gli altri elementi d’arredo sono accuratamente scelti per richiamare l’estetica della casa e le fattezze della galleria, anti-white cube, contribuiscono senza dubbio all’intento. Il terzo, infine, è l’apporto di Vezzoli artista all’allestimento, da lui arricchito con opere site-specific.
Il catalogo non si limita alla presentazione delle opere esposte alla Calabro. Di fatto, ripercorre dettagliatamente, grazie agli archivi della nipote Eleni Koutsoudi Iola, lo stato della casa prima e dopo l’abbandono: le fotografie sono impressionanti e, meglio di mille parole, mostrano e mettono in comparazione i due momenti di vita dell’edificio. Come precisa Luca Massimo Barbero, autore di uno dei testi critici all’interno del catalogo, sono “emblematiche della damnatio memoriae di Iolas” ma danno anche l’idea di “cosa questa mostra ha riportato in vita”.
Come anticipato, il catalogo raccoglie anche testi inediti: En même temps… avec l’imprécision du rêve et du mythe. Divagazioni per Iolas di Luca Massimo Barbero, che approfondisce la figura di Iolas e il contesto artistico e intellettuale in cui era immerso; tre interviste a Iolas di Robert Colacello, Iris Love e Peter Dragadze per la prima volta tradotte in lingua italiana; una conversazione tra Tommaso Calabro e Francesco Vezzoli; un testo sull’allestimento della mostra scritto dall’exhibition designer Filippo Bisagni.
Oltre alle fotografie delle opere nell’allestimento della galleria Calabro, sono presenti anche materiali d’archivio e scatti delle esposizioni di Iolas, con opere di De Chirico, Lucio Fontana, Eliseo Mattiacci, Paul Klee, Pino Pascali, Martial Raysse e molti altri.
Il catalogo Casa Iolas. Citofonare Vezzoli si configura quindi come risultato di approfondite ricerche, che non lo relegano a semplice libro a ricordo della mostra, ma vero e proprio strumento di studio e punto di partenza per scoprire di più sulla persona di Alexander Iolas e degli artisti di cui si è preso cura.