Il restauro del dipinto secentesco della Madonna del latte, di Bartolomé Esteban Murillo, avviato lo scorso ottobre dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, ha rivelato la presenza di un’opera nascosta sotto la superficie pittorica.
La Madonna del latte di Bartolomé Esteban Murillo, realizzata intorno al 1675 a Siviglia, conservata presso Palazzo Corsini, nel corso dell’Ottocento era ammirata come uno dei più bei dipinti della collezione Corsini, data la forza espressiva della Vergine e del Bambino. Il dipinto dimostra la capacità del pittore di rendere i soggetti religiosi in termini di “narrazione familiare” e di semplicità compositiva. Le fattezze da popolani dei due soggetti sacri ha fatto sì che nelle guide della città, al dipinto fosse attribuito l’appellativo di “Madonna zingara”. Persino lo scrittore Gustave Flaubert nel 1851 ne restò ammaliato: “Sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti”.
Tuttavia, il laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, diretto da Chiara Merucci, ha sottoposto la tela a una serie di indagini diagnostiche e un’accurata opera di pulitura per rimuovere le vernici ossidate e vecchi ritocchi, che hanno portato a un risultato eclatante. È stata infatti scoperta la figura di un santo – quasi sicuramente San Francesco in preghiera – al di sotto della figura della Vergine. Sottolinea Alessandro Cosma, curatore delle Gallerie e responsabile dell’intervento: “Il riuso delle tele non è una novità, ma qui l’eccezionalità sta nell’impiego di parti appartenenti a una figura precedente riusate come base per il nuovo quadro, come le pieghe del saio del santo che formano il panneggio della gamba della Madonna”.
La tela era già stata sottoposta a due precedenti interventi di restauro, nel corso dell’ottocento e negli anni Novanta del Novecento. Ma certamente questo è il più sorprendente. I lavori di restauro e di ricerca proseguono per cercare ulteriori segreti della tela e per approfondire l’avvincente storia collezionistica dell’opera, alla quale gli studi in corso hanno aggiunto importanti tasselli. Tutte le scoperte e le novità saranno oggetto di una presentazione a Palazzo Barberini nell’aprile di quest’anno.