Geometria, monocromia, tridimensionalità applicata alla tela. Questi i binari lungo i quali si è mossa l’arte di Turi Simeti (Alcamo, 5 agosto 1929 – Milano, 16 Marzo 2021), l’ultimo dei grandi artisti italiani degli anni Sessanta, morto oggi a 91 anni.
Turi Simeti è scomparso oggi 16 marzo 2021 a causa di alcune complicazioni legate al Covid 19, che l’artista aveva contratto. Insieme a Burri, Castellani, Bonalumi e Fontana è stato uno dei grandi artisti italiani della sua generazione.
Nato ad Alcamo, in Sicilia, nel 1929, Turi Simeti è stato artista, pittore e scultore. Dopo gli studi in Legge a Palermo, si è stabilito nel 1958 a Roma dove venne a contatto con l’arte di Tano Festa, Mario Schifano e soprattutto Alberto Burri, l’artista che come Simeti amava raccontare rivoluzionò il suo modo di guardare. “Burri mi ha fatto vedere i suoi quadri e sono rimasto a bocca aperta”. Ed è sempre tramite Burri che Simeti scoprì l’ovale, che da quel momento diventò la figura più ricorrente della sua pittura tridimensionale.
Un elemento primordiale, cifra stilistica semplice e riconoscibile, che Simeti applicava in spazi rigorosamente monocromatici. Dall’azzeramento dei volumi e dall’indagine sulle percezioni visive deriva l’interesse di Nanda Vigo, artista e collaboratrice di Lucio Fontana, il quale propone a Simeti di esporre in una mostra che il maestro dei tagli sta organizzando nel suo studio. Nel 1965 Simeti è invitato quindi a esporre le sue opere a Milano (dove si trasferisce nello stesso anno), presso Zero Avantgarde, mostra collettiva ospitata nello studio di Lucio Fontana, che vide riuniti artisti italiani e stranieri fra i quali il tedesco Gruppo Zero, Hans Haacke, Yayoi Kusama, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Dadamaino, Yves Klein e Piero Manzoni.
Sarà un passaggio decisivo nella sua carriera, che da quel momento lo vede protagonista di diverse esposizioni personali a Bergamo, Verona, Rottweil, Düsseldorf, Oldenburg, Colonia, Monaco di Baviera e altre ancora, come l’esperienza, in qualità di Artist in Residence, alla Fairleigh Dickinson University di New York, dove trascorse diversi periodi.
Una carriera lunga ed eterogenea, lungo la quale Turi Simeti non dimentica le sue origini. Negli anni ’80 partecipa all’ideale rinascita di Gibellina che, distrutta dal terremoto, guadagna nuova vita grazie a Grande Cretto realizzato da Burri e all’opera Impronta realizzata proprio da Simeti.
Dal 2013 collabora con la Dep Art Gallery, da quando la galleria gli ha dedicato un’ampia retrospettiva esclusivamente con opere degli anni ’60. Qui un’intervista dove lo stesso artista, in occasione della mostra Turi Simeti. Opere 1960 – 2020 alla Dep Art di Milano nel settembre del 2020, racconta la sua carriera.
Il suo più grande risultato in asta Simeti l’ha raggiunto quando, nel 2014, una sua estroflessione del 1965, Bianco, è stata battuta da Sotheby’s per 194.500 sterline (220.000 euro circa).