Tre sepolture di un nucleo familiare del IX secolo a.C. con decorazioni stilizzate ancora tutte da decifrare sono tornate alla luce nel Parco Archeologico di Vulci. “Un nuovo tassello sulla storia e sull’origine degli Etruschi”, commenta il direttore della Fondazione Vulci
Il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci
Il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci si trova a Montalto di Castro, nel viterbese, nel cuore della Tuscia. Non solo è una meta d’obbligo per gli amanti della raffinata civiltà etrusca, ma anche dalle famiglie che – soprattutto con la bella stagione – vogliono godersi una passeggiata tra le meraviglie delle bellezze naturalistiche del luogo.
Nel parco è infatti possibile ammirare gli scavi archeologici dell’antica necropoli etrusco-romana di Vulci, i reperti esposti nel Museo Nazionale Archeologico e al tempo stesso perdere lo sguardo nella bellezza della natura incontaminata con il canyon formato dalla scura roccia vulcanica scolpita dalle acque del fiume Fiora. Senza dimenticare l’atmosfera sospesa del Ponte della Badia, che insieme al “Ponte Rotto” costituiva uno dei transiti “obbligati” per giungere a Vulci.
Scoperte tre urne cinerarie della prima Età del Ferro
Una terra di grandi scoperte con reperti archeologici che si trovano in tutti i più grandi musei del mondo, primo tra tutti il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. E che non smette mai di regalare emozioni e importanti ritrovamenti. Così dopo la recente scoperta della tomba del “bambino guerriero” etrusco dell’estate 2020, l’ultima campagna di scavo ha riportato alla luce tre urne cinerarie coperte da una ciotola e sigillate da una lastra di calcare, rinvenute in tre sepolture a “pozzetto” nell’area di scavo.
Un nuovo tassello sull’origine degli Etruschi
Si tratta probabilmente delle sepolture di un nucleo familiare – padre, madre e figlio adolescente – vissuta a Vulci all’inizio del IX secolo a.C. Secondo gli archeologi, la mancanza di oggetti di arredo lascia supporre che si trattasse di una famiglia con un ruolo modesto all’interno della struttura sociale dei fondatori della città etrusca.
I reperti presentano un apparato figurativo con una simbologia ancora tutta da interpretare. Una serie di puntini, figure geometriche e stilizzate come triangoli capovolti che saranno oggetto di studio.
Come spiega Carlo Casi, Direttore scientifico Fondazione Vulci:
“Questa scoperta getta una nuova luce sulla storia di Vulci. Mai prima di adesso ricerche sistematiche avevano rinvenuto tombe così antiche. Un nuovo tassello sulla storia e sull’origine degli Etruschi e di Vulci è stato scoperto”
La scoperta è stata fatta in un’area poco distante dall’ingresso del Parco, in un piccolo appezzamento di terra del versante est della Necropoli di Poggetto Mengarelli dove gli studiosi hanno scavato negli ultimi anni oltre centocinquanta tombe in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale. la Regione Lazio e il Comune di Montalto di Castro.
La mostra a Francoforte
Un’intensa attività di scavo che continuerà anche grazie al coinvolgimento di diversi istituti universitari. E non solo. Tra i numerosi progetti del Parco di Vulci, anche l’importante mostra che si terrà a fine anno al Museo Archeologico di Francoforte sul Meno. La mostra prevede l’esposizione dei reperti rinvenuti negli scavi effettuati negli ultimi anni nella Necropoli dell’Osteria. E, appunto, in quella di Poggetto Mengarelli che ha appena regalato al mondo l’ultima scoperta risalente alla prima Età del Ferro.