La galleria londinese Serpentine dedica un’importante retrospettiva al fotografo ghanese James Barnor, che sarà inaugurata non appena la situazione pandemica lo permetterà. Da Accra a Londra, le sue immagini raccontano i cambiamenti sociali tra gli anni ’50 e ’60, quando il Ghana muoveva verso l’indipendenza e Londra diventava una metropoli multiculturale.
Una carriera lunga sei decadi, che ha attraversato due paesi – il nativo Ghana e Londra, città adottiva dagli anni novanta – richiede grandi celebrazioni. È tutto pronto per la retrospettiva dedicata a James Barnor alla Serpentine Gallery, che anticipa all’apertura “fisica” della mostra, un evento virtuale – Portraits for the Future: a celebration of James Barnor – a partire dalla mattina del 31 marzo. Portraits for the Future unisce artisti, fotografi, musicisti ed esponenti del mondo della cultura, ispirati dal lavoro visionario di Barnor, al fine di dimostrare quanto egli sia ancora capace di influenzare le generazioni future di tutto il mondo.
James Barnor (6 giugno 1929) inizia la sua carriera come apprendista ritrattista in Ghana, circondato da persone che desideravano essere fotografate, in occasione di matrimoni o in gruppi scolastici. Di fatto, dal quel momento, Barnor scelse le persone, rinunciando ai paesaggi. Scelta di cui non si pentirà mai. Tuttavia, egli fu anche un importante fotoreporter, capace di cogliere i cambiamenti sociali e politici in Ghana e in Inghilterra tra gli anni ’50 e ’60. Come fotoreporter lavorò per il Daily Graphic, un quotidiano statale ghanese di Accra, che gli ha permesso di sviluppare l’occhio da documentarista, fotografando la gente per strada e gli eventi che vi si svolgevano, dagli incidenti stradali alle partite di calcio, alla donne al mercato. Le sue immagini raccontano storie, sono la storia.
Verso gli anni ’50 fonda ad Accra il suo studio, che battezza col nome di Ever Young. Pur trattandosi di immagini costruite in studio, fu in grado di catturare una nazione all’apice delle lotte per l’indipendenza dal colonialismo britannico, attraverso i volti della gente locale – trattata sempre con grande rispetto, perchè potesse tirar fuori il meglio di ognuno di loro, ci tiene a specificare Barnor. Nel 1959 raggiunge Londra, dove prosegue i suoi studi e inizia a collaborare con l’influente rivista sudafricana Drum, che rifletteva lo spirito dell’epoca e le esperienze della fiorente diaspora africana verso Londra. James Barnor torna in Ghana all’inizio degli anni ’70 per fondare il primo laboratorio di elaborazione del colore del paese, continuando il suo lavoro come fotografo ritrattista e inserendosi persino nella scena musicale.
Dalle parole di Barnor capiamo quanto fu per lui una questione esistenziale aver preso parte, attraverso la fotografia, agli anni ’50 e ’60 del Novecento.
I was lucky to be alive when things were happening…when Ghana was going to be independent and Ghana became independent, and when I came to England the Beatles were around. Things were happening in the 60s, so I call myself Lucky Jim.
La retrospettiva che ne ripercorre la storia è ora posticipata a maggio 2021. Tuttavia, come anticipato poco sopra, dal 31 marzo inaugura la celebrazione virtuale del visionario James Barnor.