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La gabbie cromatiche di Vincenzo Merola a Spoleto

Vincenzo Merola, 108 Coin Flips and 12 Fixed Stripes, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×120 Vincenzo Merola, 108 Coin Flips and 12 Fixed Stripes, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×120
Vincenzo Merola, 108 Coin Flips and 12 Fixed Stripes, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×120
Vincenzo Merola, 108 Coin Flips and 12 Fixed Stripes, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×120

Le Composizioni Aleatorie dell’artista Vincenzo Merola so no protagoniste della personale ALEA, a Spoleto, nella galleria ADD-art

Il Molise esiste e Vincenzo Merola, classe ’79, nato e operante a Campobasso, evidentemente ne è una valida e credibile dimostrazione, tuttavia, se il concetto di ‘aleatorio’ avvolge parte della sua ricerca, il terreno si fa accidentato tutt’intorno. Battute a parte, Vincenzo Merola, dopo esser stato decretato tra i finalisti dell’Exibart Prize 2020 ed aver affrontato nell’autunno scorso altre importanti esperienze espositive ma anche alcune rilevanti occasioni rimandate sulle agende internazionali, nel gran tourbillon di chiusure e riaperture e nuove chiusure ha fissato un punto cardine con la mostra personale ALEA, a Spoleto, curata da Noemi De Simone per la galleria ADD-art.

I lavori presentati da Vincenzo Merola – selezionati tra i più recenti realizzati dall’artista – si trasformano in ‘luogo’ di studio, ovvero, di indagine su quel che accade quando le regole del caso incidono sul risultato finale di un’opera, in un limbo sospeso in cui caos e caso rischiano di compromettersi o di dialogare seguendo regole che paiono più ossimori che leggi.

 

Vincenzo Merola, 80 Dice Rolls and 281 Coats, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×80
Vincenzo Merola, 80 Dice Rolls and 281 Coats, 2020, Pigmenti, gesso e acrilico su lino, cm 80×80

Il caso, difatti, l’Alea, entra nel merito maieutico del lavoro di Merola: la scelta formale, cromatica e segnica è completamente affidata al caso, che si tratti del lancio di una moneta o di un dado, poco importa, ad essere in sempiterna lotta con la libera volontà dell’artista è il concetto stesso di decisione; ciononostante, la tensione verso un bello che si riveli ideale è la sola costante in tutto l’intero processo epifanico.

Il rebus appartiene all’ex post, al momento della lettura dell’opera che, per sua natura percettiva, si mostra come pattern, come texture di un codice enigmatico e da risolvere, in cui linee verticali ed impercettibili variazioni cromatiche definiscono l’impaginazione dell’idea, la traccia del caso e del libero arbitrio di Merola. Tale ricerca – che si affianca a quella dal carattere verbo visuale che l’artista molisano porta avanti da tempo – propone anche una indagine che attesta il proprio focus su una precipua attenzione nei confronti della materia e delle sue (im)probabili ed impensate commistioni od anche nella tensione propositiva verso il colore acrilico.

 

La mostra a Spoleto, nella galleria ADD-art
La mostra a Spoleto, nella galleria ADD-art

ALEA, inoltre, presenta un corpus di opere che, in parte, si discosta da chi conosce la produzione di matrice verbo visuale del Merola, nata nell’alveo della sua formazione classica, fondata sulla scrittura asemica e sulla poesia, ma anche il nonsense o la resa multimediale della parola.

Noemi De Simone afferma nel testo critico che accompagna la mostra: “Nei lavori a biro la fixed line (linea fissa) è il primo segno, il primo atto deliberato; negli acrilici, invece, è una gabbia cromatica di lettura ad accogliere le variazioni del caso. Il lancio del dado o della moneta virerà dunque la mano dell’artista su una o più velature o, nel caso dei lavori a penna, condizionerà l’andamento e il colore di ogni linea. Ciascuna serie di lavori può coprire anche diversi anni, portando l’artista a esplorare le infinite variabili all’interno di un’unica combinazione di regole”.

In tal maniera, perciò, l’opera che si presta agli occhi dello spettatore si sostanzia in “disegni” essenziali, la cui composizione è generata da un ritmico susseguirsi di linee verticali e lievi mutazioni cromatiche, sottilmente vibranti. “Una visione istintivamente globale legge frequenze. Il foglio è una macchina che registra una variazione, un segnale ridotto alla sua essenza. È suono o vibrazione? È musica o rumore? È naturale o artificiale? Da vicino, invece, è possibile apprezzare la riproduzione certosina su un tessuto naturalmente ricco di imperfezioni. La sensazione è vivida, tattile. L’esperienza è materica” conclude la curatrice. Un’esperienza che si riveste di sperimentazione dai tratti alchemici seppure non immediatamente visibili o riconoscibili, anche quando la visione fruitiva è d’insieme o di dettaglio, è quel che c’è nell’atto della creazione a determinare l’alterità dell’opera.

 

Vincenzo Merola, 208 Dice Rolls and 2 Fixed Lines, 2018, Penna a sfera su carta, cm 30×30
Vincenzo Merola, 208 Dice Rolls and 2 Fixed Lines, 2018, Penna a sfera su carta, cm 30×30

Le Composizioni Aleatorie nascono da un’idea molto semplice: il tentativo di far interagire il mio lavoro, quindi l’esigenza creativa dell’artista con un insieme di regole, di restrizioni, di eventi casuali come ad esempio il lancio di una moneta o di più dadi. In questo modo, ogni opera diventa una rappresentazione metaforica della vita quotidiana, nella quale, ognuno di noi, nel compiere le proprie scelte, deve fare i conti con ciò che il destino o la fortuna ha in serbo”. Racconta Merola in una intervista e a ciò si unisce l’aspetto tecnico tra antichi processi di creazione di pigmento a partire dalle pure polveri o all’uso di pregiate carte artigianali orientali, sino alla fusione di prodotti industriali e replicabili, in un ampio processo che vede l’artista di Campobasso impegnato in ogni fase creativa.

In quello che è un percorso di ricerca che Merola porta avanti, al caso, si affianca, però, anche il processo di serializzazione, mediante cui l’artista sviluppa la propria indagine e formalizza la propria produzione, negli anni. Tale metodologia risiede in quel desiderio che Egli afferma essere la volontà di “declinare un tema in tutte le sue possibili variazioni, forse perché, come molti artisti, ho un ideale di armonia, di perfezione che, reiterando lo stesso gesto moltissime volte, riesco a spostare sempre più in là su una immaginaria linea d’orizzonte, nella consapevolezza che si tratta di qualcosa di irraggiungibile”.

In quella che sembra una continua inafferrabilità, la mostra ALEA si interseca, come traduzione di allegoria nel nostro tempo, in una continua altalenanza di presenza ed assenza, apertura e chiusura dello spazio espositivo ed in una continua posposizione delle date di calendario che, in un certo qual modo, paiono anch’esse affidarsi al caso.

ALEA di Vincenzo Merola
A cura di Noemi De Simone
ADD-art, Via Palazzo Dei Duchi, 6, Spoleto (PG)
La mostra è aperta solo su appuntamento:
WhatsApp _ +39 334 5380780
www.add-art.it

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