Nuovi sguardi sulla partecipazione interculturale con un programma del Mudec ricco di eventi pubblici online e offline sempre gratuiti aperti a tutte e tutti
A Milano c’è un Museo delle culture Mudec che da anni cerca di creare nuovi sguardi su progetti di partecipazione interculturale. Per capire cosa significa rappresentare l’alterità culturale dentro e fuori dal museo. Con la consapevolezza dell’importanza di decolonizzare gli immaginari concretamente negli spazi museali. Dopo cinque anni di attività, e dieci anni dall’inizio dell’avventura del Forum della Città Mondo, che è stato un incubatore interculturale che ha visto la partecipazione di oltre 500 associazioni cittadine, la sesta edizione del public program del Mudec, Milano Città Mondo, avrà il nome di #Remix: sarà un percorso di ripensamento e un nuovo sguardo sulle pratiche e gli approcci interculturali, aprendo a nuove voci e nuove sensibilità, ai pensieri critici e ad un confronto tra vecchie e nuove esperienze.
La riflessione che viene messa al centro del percorso è capire se l’attività svolta negli anni passati dal Mudec ha avuto una ricaduta sociale in termini di protagonismo attivo delle comunità cittadine, se c’è stata la giusta visibilità e senso di appartenenza. In concreto se il museo ha svolto una reale funzione politica e sociale in relazione con pluralità transculturale cittadina.
A partire da fine aprile 2021 ci sarà un programma ricco di eventi pubblici online e offline sempre gratuiti aperti a tutte e tutti. Incontri che sono il frutto di un processo di progettazione partecipata e dialogo con le voci, le personalità e le realtà che hanno animato il corso di questi ultimi cinque anni (giovani di seconde generazioni, attivisti, associazioni e comunità migranti, antropologi e museologi). Che procede in una continua interconnessione tra momenti dedicati alla ricerca e alla riflessione e momenti dedicati a eventi e performances pubbliche.
Per organizzare questo palinsesto è stata costruita una cabina di regia per MCM#Remix, composta da varie personalità, con esperienze di cittadinanza attiva e di lavoro sui temi di razza, identità e politiche culturali. L’obbiettivo centrale del percorso intrapreso dal Mudec è quello di esplorare insieme ai tanti ospiti, collaboratori e cittadini attivi, le consuete modalità di produzione culturale del Museo. E realizzare una programmazione che favorisca una vera e propria irruzione delle voci altre e “marginali” nel campo della cultura ufficiale. Una presa di parola attiva per la creazione di uno spazio di dialogo, e non la “concessione” di un’enclave residuale.
Tema centrale è in primis la constatazione degli ostacoli strutturali nell’accesso alla produzione e alla fruizione della cultura. Sperimentati dalla maggior parte dei soggetti con background extra-europeo. La frequentazione dei luoghi della cultura, sia come utenti che come addetti ai lavori, non è uguale per tutti. Alcune categorie sociali si trovano escluse dalle dinamiche di produzione culturale per ragioni economiche, etniche, sociali ed estetiche. Concretamente si è cominciato a ragionare sulla funzione che può avere un museo pubblico delle culture nella città in cui si inserisce senza produrre esclusione. Anzi cercando di fomentare l’interazione transculturale e la sua rappresentazione senza discriminazioni.
Andrea Staid