Alla scoperta della Nassima Landau Foundation, nata per iniziativa dell’ex direttrice del museo di Tel Aviv e curatrice capo Suzanne Landau e del collezionista e consulente d’arte belga Steeve Nassima. Una realtà nuova nel vivace panorama culturale della capitale economica di Israele, ma già con le idee chiare. Lo dimostra Parallel Worlds, una collettiva di grandi nomi internazionali che riflette sull’influenza del passato nell’arte.
Come è nata la fondazione e quali sono i suoi scopi?
Steeve Nassima: La Fondazione è nata proprio nel culmine della pandemia da coronavirus. La crisi che causato, ci ha però offerto l’opportunità di acquisire uno spazio straordinario nel centro di Tel Aviv. Abbiamo colto l’opportunità perché sentivamo che la città aveva bisogno di uno spazio dedicato all’arte contemporanea internazionale. Sulle prime, abbiamo cercato uno spazio pop-up per artisti emergenti. Tuttavia, l’idea si è rapidamente trasformata in una base permanente. Tel Aviv è una città così fresca e dinamica, ma mancava di una buona piattaforma per raccontare la scena artistica contemporanea internazionale.
Suzanne Landau: È molto importante sottolineare che abbiamo aperto in un momento in cui la pandemia era in piena diffusione, e le persone non potevano spostarsi, e adesso sono affamate di arte. Con perfetto tempismo, la Fondazione è stata aperta fra un lockdown e l’altro. In una visione molto più ampia, lo scopo era portare in Israele artisti internazionali che fino a poco tempo fa erano stati visibili quasi esclusivamente nei musei. Sentivamo fortemente che la nostra missione era rafforzare la scena artistica in Israele e in particolare a Tel Aviv.
Un collezionista e un ex direttore di museo ora lavorano insieme: due punti di vista diversi. Come si combinano insieme?
SN: Spesso abbiamo punti di vista opposti, eppure così complementari. Quando si tratta spremere le meningi, ci guardiamo negli occhi. Le nostre diverse origini e background si sono rivelati una risorsa anziché che una sfida. La nostra collaborazione ci consente di considerare tutti gli elementi necessari per mettere in mostra il talento artistico internazionale. Da un lato, abbiamo il background di storia dell’arte di Suzanne e, dall’altro, il mio. Sembra che il duo che abbiamo formato sia abbastanza convincente per attirare artisti internazionali contemporanei.
SL: È un dato di fatto, ci completiamo a vicenda. Abbiamo diversi punti di vista ed esperienza, eppure funzionano con buona armonia. Impariamo l’uno dall’altra, e questo senza dubbio contribuisce in senso più ampio alla missione della Fondazione.
La Fondazione ha in programma di stabilire partnership con altre fondazioni straniere, musei e istituzione culturale?
SN: Principalmente agiamo in modo indipendente e creiamo connessioni direttamente con l’artista o le gallerie. Tuttavia, la nostra strategia futura comporterà un coinvolgimento più importante basato sulle istituzioni. Molti dei nostri artisti all’estero capiscono che Nassima Landau è una buona vetrina per mostrare il loro lavoro a un ampio pubblico israeliano.
SL: Stiamo sicuramente valutando la possibilità di collaborare con altre fondazioni, gallerie e musei, soprattutto in Israele.
Come definireste la scena artistica contemporanea di Tel Aviv?
SN: Prima dell’apertura della nostra fondazione, la scena artistica contemporanea era concentrata principalmente su artisti locali supportati da una base di collezionisti israeliani che acquistano le loro opere su larga scala. Nassima Landau ha data una scossa all’ambiente, portando l’attenzione dei collezionisti anche verso artisti di fama internazionale. Ci impegniamo anche ad inaugurare ogni mostra con un evento che coinvolge e promuove artisti locali dei diversi campi: ballerini, musicisti o artisti di strada.
SN: È una scena molto dinamica. Non solo tutte le gallerie si trovano a Tel Aviv, ma anche la maggior parte degli artisti vive qui o nelle aree circostanti. È un dato di fatto, tutta la vita culturale è concentrata in città, ci sono molti teatri e compagnie di danza tra cui Bat Sheva. E si supportano a vicenda e creano un’atmosfera molto vibrante.
Esistono programmi pubblici specifici dedicati all’arte e alla cultura, in Israele? Come si sviluppano?
SL: Ci sono ovviamente molte istituzioni pubbliche che finanziano l’arte, ma i budget sono limitati; per questo non abbiamo mai fatto affidamento su un supporto esterno. Invece, Tel Aviv è di per sé un fiorente e dinamico crogiolo di istituzioni d’arte e gallerie che stanno sia promuovendo i talenti locali sia ospitando artisti internazionali per esporli in città in anteprima; fra questi, anche Daniel Arsham e Chloe Wise, sono presenti nella nostra mostra Parallel Worlds. Poiché la comunità artistica in Israele è così piccola, il minimo “rumore” può diffondersi rapidamente, pur creando un’istituzione privata abbiamo voluto che fosse accessibile al grande pubblico.
Cosa puoi dirci della prossima mostra, Parallel Worlds?
SN: Gli artisti contemporanei spesso guardano al mondo attraverso il prisma della storia dell’arte, fondendo la vita quotidiana con riferimenti ai giganti dell’arte occidentale. Parallel Worlds indaga come gli artisti partecipanti incorporano l’influenza dei maestri del passato nel loro linguaggio creativo. Fra gli artisti presenti, Daniel Arsham, Alex Gardner, Ori Gersht, Onur Hasturk, Friedrich Kunath, Honor Titus, Chloe Wise. Ad eccezione di Ori Gersht, questa mostra sarà per gli altri la prima occasione di esporre in Israele. La mostra presenterà opere significative e di grandi dimensioni senza precedenti qui da noi.
SL: Quello che posso aggiungere è che le ispirazioni dei maestri del passato non sono una novità e possiamo interpretare la storia dell’arte secondo l’influenza delle generazioni precedenti sui contemporanei. La presente mostra che mostra 7 artisti, evidenzia come questa influenza sia incorporata nel linguaggio di ognuno degli artisti.