Con la mostra Tempo Barocco, le Gallerie Nazionali di Arte Antica presso Palazzo Barberini inaugurano il nuovo spazio dedicato alle esposizioni temporanee. Fino al 3 ottobre
Un nome semplice – Tempo Barocco – che, però, racchiude ben più della somma delle due parole che lo compongono. Perché la mostra di Palazzo Barberini, curata da Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, indagando l’epoca del Barocco e le sue svariate declinazioni in ambito artistico, finisce per interrogarsi sul concetto di Tempo. Il luogo che la ospita, del resto, è quello ideale: basti pensare alla volta decorata dal Trionfo della divina Provvidenza di Pietro da Cortona, una vera e propria summa di tutto ciò che il Barocco rappresenta. Ovvero la rilettura opulenta dell’antico, le forme titaniche, i gesti teatrali, la cattura dello spettatore con l’obiettivo dichiarato di suscitarne l’emozione. Per capirlo è sufficiente posare lo sguardo anche su una sola delle 40 opere presentate e fare qualche nome: l’immancabile Gian Lorenzo Bernini, il tenebroso Valentin de Boulogne, il rigoroso Nicolas Poussin, l’elegantissimo Anton Van Dyck.
Una menzione speciale è d’obbligo per i due Guido: il celestiale Reni a cui si contrappone l’irresistibile carnalità di Cagnacci. Se il primo, con il suo Amor sacro e Amor profano così lontano dal kitsch involontario di un Giovanni Baglione, seduce chi guarda inducendolo a parteggiare per chi tra i due protagonisti della tela è più bello, il secondo ci mette di fronte al morboso fascino dell’allegoria di ciò che è ineludibile.
Il Tempo è, infatti, implacabile a prescindere da come venga rappresentato. Può essere, più comunemente, un vecchio alato: è il caso del Van Dyck in cui è ritratto letteralmente impegnato a tagliare le ali ad Amore, tipicamente intento a svelare la Verità come lo vuole Giovanni Domenico Cerrini, calato in una complessa allegoria dedicata alla Fortuna e firmata da Giacinto Gimignani o vessato da Speranza e Bellezza secondo l’ispirazione di Simon Vouet. La sua presenza, anche quando invisibile, è denunciata: attraverso un’opera potente dal titolo Le quattro età dell’uomo di Valentin de Boulogne o sottolineando la caducità delle cose grazie al messaggio subliminale delle nature morte di Christian Berentz. Ma ci troviamo pur sempre in epoca barocca: per scandire il suo inarrestabile passo ecco sorprendenti e lussuosissimi strumenti, tra cui lo stupefacente Orologio con scheletro di Christian Giessenbeck o l’esotico Automa in forma di elefante attribuito a Erasmus Pirenbrunner.
La mostra divisa in 5 sezioni – Il mito del Tempo, Il Tempo e l’Amore, Il Tempo tra calcolo e allegoria, Tempo Vanitas, Fermare il Tempo, cogliere l’azione – offre, inoltre, la possibilità di accedere per la prima volta a uno spazio espositivo dedicato alle esibizioni temporanee: 8 sale per un totale di 750 mq con cui si conclude un importante progetto di restituzione al pubblico iniziato nel 2017 e frutto di un accordo tra il Ministero della Cultura e quello della Difesa. Una intesa che ha portato a far parte delle Gallerie Nazionali di Arte Antica gli ambienti che, sin dal 1934, erano il Circolo Ufficiali delle Forze Armate. Dopo importanti lavori di restauro, conservazione e valorizzazione uniti a interventi per adeguare il tutto ai più elevati standard espositivi e ambientali Palazzo Barberini si prepara, evidentemente, a cogliere nuove sfide. Confermandosi come il più vivace e attivo tra “i musei antichi” della Capitale.
Tempo Barocco
Dal 15 maggio al 3 ottobre 2021
Roma, Gallerie Nazionali d’Arte Antica – Palazzo Barberini
Orari: martedì – domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00. Sabato e festivi prenotazione obbligatoria
https://www.barberinicorsini.org/