Dalla collina di Saint-Barthélemy, villa Arson domina dall’alto la Baia degli Angeli di Nizza, cuore pulsante della Costa Azzurra. Protagonista quest’estate degli spazi espositivi del Centro nazionale di arte contemporanea, l’opera di tre artiste suddivisa in altrettante mostre: sono la nigeriana Otobong Nkanga e le francesi Julie Béna e Camille Lapouge. Fino al 19 settembre 2021.
Inaugurata nel 1972, villa Arson riunisce all’interno di uno scenario idilliaco una scuola d’arte, un centro nazionale d’arte contemporanea, una residenza d’artista e una mediateca specializzata. Situata in un quartiere nel nord di Nizza, tra cipressi e pini marittimi, vale di per sé il viaggio in quella che è considerata la perla della Costa Azzurra. Il complesso deve il suo nome a Pierre-Joseph Arson, negoziante avignonese che, nel 1812, acquisisce questa villa in stile italiano del XVIII° secolo costruita dal console Peyre de la Coste.
Ad animare i suoi spazi tanto luminosi quanto labirintici durante questa estate 2021, la prima grande monografica in Francia dedicata all’artista nigeriana Otobong Nkanga, When looking across the sea, do you dream? Nello spazio della galerie carrée, prende invece vita Miles dell’ex studentessa della scuola di villa Arson Julie Béna. A fianco, nel passage de fougères, dedicato agli artisti emergenti, va in scena More shoes, more boots, more garlic della giovane Camille Lapouge.
A saltare subito all’occhio, nell’opera di Otobong Nkanga, è l’incredibile diversificazione di supporti e materiali impiegati dall’artista, che concorrono a creare un’innegabile potenza evocativa. Nata a Kano (Nigeria) nel 1974, Nkanga vive attualmente tra Parigi e Anversa. La sua opera si colloca all’incrocio tra le costruzioni del tempo e delle civilizzazioni per superare orizzonti canonici all’insegna di nuovi ambienti ed economie. When looking across the sea, do you dream? è la prima grande personale a lei dedicata in Francia: la mostra ripercorre l’opera dell’artista in maniera destrutturata e non cronologica, privilegiando invece corrispondenze tematiche ed estetiche per esplorarne l’eclettico universo.
Disegni, installazioni, dipinti, opere tessili, fotografie, sculture e così via: tutto converge, in maniera armoniosa, a creare un universo di interdipendenza governato dalla visione sorprendente dell’artista. Oltre alla varietà dei medium, infiniti sono anche i materiali impiegati: dalla pietra alla sabbia, dalla frutta al legno, passando per i rifiuti. L’artista indaga la terra, le sue risorse e il devastante sfruttamento ad opera dell’uomo. Non si limita tuttavia a denunciarlo, ma indaga a fondo, analizzando e immaginando nuove modalità di vita. La monografica, a cura di Eric Mangion, si dipana attraverso gli spazi labirintici della villa, conducendo il visitatore in un viaggio tra natura e cultura.
Qui il podcast/audioguida della mostra.
Situata sul confine tra generi, stili e linguaggi differenti, l’opera di Julie Béna (1982) scavalca categorie estetiche ed artistiche per creare un’opera che mescola letteratura, arte, cultura popolare, commedia e humor. Diplomata a Villa Arson nel 2007, l’artista torna nel contesto del centro d’arte su invito della curatrice Marie de Brugerolle. La mostra Miles, pensata per lo spazio unico della galerie carée, ruota attorno all’ossimoro: tra una costellazione di sculture in acciaio (cavalli, alberi morti, cariole ecc), l’installazione globale riunisce una trilogia di film che si mescolano e confondono con le sculture.
Il primo è una critica al critico ceco Jindřich Chalupecký, in cui l’artista incarna lo stesso per denunciare le rappresentazioni semplicistiche e misogine dei sessi in una mostra contemporanea. Il secondo capitolo è un film in animazione in cui il protagonista si muove in un paesaggio di caratteri tipografici, mentre il terzo, più corposo e incisivo, è una performance filmata one shot in cui l’artista recita un monologo che riflette sul corpo e sulla femminilità, mescolando aneddoti e canzoni.
Qui un video di presentazione dell’esposizione.
Anche quello di Camille Lapouge (1989) è un “ritorno”. Di fronte a Miles, la mostra della giovane artista francese riunisce due opere, Honolulu Boreale e Sidi Ferruch, appartenenti al ciclo more shoes more boots more garlic. La prima, realizzata nel 2019, ruota attorno al trasporto di una piccola porzione di mar mediterraneo sulla frontiera italo-francese. La seconda, conclusa nel 2020, riflette sulla capacità del commercio di trasformare e spostare elementi su larga scala. Entrambe le “imprese” sono testimoniate da materiale fotografico e video, accompagnati a loro volta da materiale d’archivio.
Informazioni
fino al 19 settembre 2021
villa Arson, 20 av. Stephen Liégeard
06105 Nice
tutti i giorni tranne il martedì, 14-18h / 14-19h luglio e agosto