L’account YouTube del noto artista e regista austriaco Oliver Ressler è stato censurato. A causa dei suoi documentari politici e ambientali
Mentre il mondo soffre enormi catastrofi ambientali, mentre il modello turbo capitalista mostra tutti i suoi limiti, vi sono grandi piattaforme che censurano gli artisti. Alimentando uno stato d’eccezione preventivo permanente di sospensione del diritto all’espressione e alla cultura. Se la critica sociale e i temi ambientali sono nell’agenda di tanti artisti nel mondo vi sarà pure un buon motivo. E risulta paradossale che queste voci vengano zittite. Soprattutto non se ne comprende il motivo, visto che l’attenzione sulle sorti del Pianeta dal punto di vista ambientale riguarda ciascuno di noi. E quello che accade ai Poli, in Giappone, in Amazzonia, nel Mediterraneo o in Latinoamerica, supera ogni confine, ogni religione, ogni posizione politica. È una forma di globalizzazione ambientale.
“Ripetute violazioni”
Notizia di ieri è la sospensione dell’account YouTube del noto artista e regista austriaco Oliver Ressler. Normalmente le “censure” riguardano questioni di diritto d’autore o plagio. Oppure scene che possiamo definire “esplicite”, che rientrano comunque nella regressione dei costumi che ci investe tutt*. In questo caso invece si tratta di una sorta di azione preventiva. Ammutolire l’artista oggi per evitare confronti con chiunque domani. Ressler ha avuto il suo account YouTube sospeso per “ripetute violazioni”, nonostante nessun avvertimento precedente all’artista. Motivo? Aveva reso il suo catalogo di documentari politici e ambientali disponibile gratuitamente online su YouTube. Le opere, che seguono standard giornalistici e sono state mostrate in alcuni dei più grandi musei e festival del mondo, hanno spesso un alto contenuto ecologico, politico, sociale. Evidentemente anti-capitalista.
La questione ambientale, le condizioni di lavoro, le lotte sociali, la democrazia sono i temi centrali della sua produzione artistica. Non è la prima volta che YouTube censura qualcosa di politicamente impegnato. A volte i canali vengono reintegrati dopo la pressione corale sui social media. Resta il fatto che non è di censura che abbiamo bisogno oggi, ma di una più profonda e diffusa coscienza ambientale. Che sia dovuto all’algoritmo o all’intervento umano, questa è una forma di censura previa che dovrebbe essere condannata. Per chi volesse conoscere meglio il lavoro di Ressler molti lavori sono comunque online sul suo sito.
Massimo Mazzone