Quando una persona estranea al mondo dell’orologeria trova accostate le parole “Dalí” e “orologio”, pensa, automaticamente, al suo famosissimo quadro dipinto nel 1931, La persistencia de la memoria (La persistenza della memoria), che si trova al Museum of Modern Art di New York. Il quadro è stato chiamato anche Los relojes blandos o Los relojes derretidos (rispettivamente, “Gli orologi molli” e “Gli orologi sciolti”), per l’aspetto che questi hanno nel quadro. È stato largamente discusso il modo in cui interpretare l’opera, si è pensato ad associazioni freudiane e a teorie della relatività e della soggettività del tempo, ma non mi soffermerò su questo. Alla fine, il surrealismo era lui, e nessun’altro sa quale fosse esattamente il significato intrinseco della tela.
Quando questa persona, ignara dell’abisso di referenze e complicazioni che popolano il mondo dell’orologeria, si immerge molto superficialmente in questo settore trova, emozionata, senza neanche averlo cercato, il Crash di Cartier, e lo associa automaticamente al quadro surrealista di cui vi parliamo.
Ma torniamo a Dalí: La persistenza della memoria è collegata alla questione del tempo non solo attraverso il soggetto rappresentato e il titolo. Il mito della genesi del quadro dice che una sera, essendo Gala, moglie di Dalí, uscita per andare al cinema, l’artista, rimasto da solo, si mise a dipingere e in soltanto cinque ore finì La persistenza della memoria. Quando lei tornò a casa e vide il quadro disse che nessuno sarebbe mai stato capace di dimenticare quell’opera. Il tempo sembra una ossessione nella vita di Dalí: gli orologi, la memoria, il non essere capace di dimenticare qualcosa…
Forse per questa ossessione, che si è estesa all’immaginario collettivo relativo all’artista, si è voluto associare al quadro l’orologio Crash, che nonostante la sua somiglianza estetica con gli orologi molli, sciolti, non ha niente a che vedere con essi. È stato, nel caso del famoso pezzo della maison, forse il caldo di un termosifone oppure un incidente di traffico a deformare la cassa dell’orologio, e non il tempo, come in Dalí.
Ma non pensate che non esista veramente un orologio “molle” da polso, realmente ispirato all’opera di Dalí (a un quadro posteriore alla Persistenza chiamato La disintegrazione della persistenza della memoria): nel 1991 il brand ginevrino Exaequo presentò a Basel World la creazione, Softwatch, un orologio al quarzo dal quadrante “deforme” (in termini daliniani, forse meglio “sciolto”…). Gli orologi furono commercializzati in diverse varianti e modelli: alcuni con immagini dei lavori di Dalí (o con la sua firma) sul quadrante o sul cinturino. Addirittura la fibbia imitava l’apparenza “molle” degli orologi sciolti surrealisti.
Pochi sanno però che al di là di questo orologio ispirato a Dalí ci sono pezzi creati direttamente dall’artista. La questione del tempo è un leitmotiv nella vita e opera del pittore: non è La persistenza della memoria l’unica sua creazione che contiene orologi. Vedremo adesso alcuni pezzi; il tempo di Dalí viene segnato da movimenti e orologi di tutti i tipi.
Cominciamo con il più semplice, mancante di meccanismo: una meridiana che si trova al numero 27 della Rue Saint-Jacques, nel 5º distretto di Parigi (la città ha almeno una meridiana in ogni arrondissement, tranne nel 17º). Raffigura il viso di una donna a forma di capasanta (attributo e simbolo dell’apostolo Giacomo, in onore alla strada, Saint-Jacques), firmato da Dalí in basso a sinistra, con data 1966.
Ci muoviamo ora verso gli orologi meccanici, evidentemente più complicati e interessanti. Dalí crea, durante buona parte della sua vita, fra il 1941 e il 1970, non solo dipinti, ma anche gioielli (39 pezzi) e sculture in metalli preziosi. Alcuni di questi pezzi sono dotati da meccanismi che provocano strani e inquietanti movimenti: è il caso del famoso Corazón Real (Cuore Reale, per vederlo in movimento clicca qui, cuore in oro con sfera di rubini al centro che “batte” grazie a un meccanismo. Altri sono dei veri e propri orologi.
La scultura El elefante espacial (L’elefante spaziale), 1961, è realizzata in oro, smeraldi, rubini, diamanti e una enorme acquamarina che reca in mezzo un orologio con movimento Omega. Troviamo lo stesso elefante, dalle caratteristiche zampe lunghe e strette, come di insetto, raffigurato nel quadro La tentación de San Antonio (La tentazione di Sant’Antonio), del 1946.
La spilla-orologio El ojo del Tiempo (L’occhio del tempo), appunto a forma d’occhio, fu concepita nel 1949 da Dalí per sua moglie Gala. Si conoscono soltanto quattro pezzi, il più importante fu realizzato nel 1951 dai gioiellieri Alemany & Ertmann, New York, in platino, diamanti in taglio brillante e baguette, rubino, quadrante in smalto con firma Dalí e movimento Movado, battuto all’asta da Sotheby’s l’8 maggio 2014 a New York a 1.055.000 dollari. Il 10 maggio 2016 un altro pezzo raggiunse soltanto la cifra di 32.500 dollari, sempre da Sotheby’s, forse per le dubbiose condizioni di conservazione del gioiello (inoltre è il più moderno e l’unico dei quattro a non essere firmato Dalí nel quadrante). Era un esemplare realizzato dal gioielliere Kaston dopo il 1993. Il terzo pezzo fu venduto a 372.500 dollari da Sotheby’s il 17 maggio 2017, anche quello fatto da Alemany fra il 1958 e 1959. Il quarto pezzo, sempre con movimento Movado, si trova nella collezione Dalí-Joyas della Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueres. Il pezzo che si vede nell’immagine è quello venduto da Sotheby’s a più di un milione di dollari nel 2014.
Importantissima e stupefacente La persistencia de la memoria, versione scultorea del quadro, in oro, pavé di diamanti e orologio con movimento Jaeger-LeCoultre, ora a Figueres.
Uno dei 6 esemplari del pettine-orologio in oro e smalto con movimento Corum, creato nel 1965 da Dalí, fu battuto all’asta da Christie’s nel 2005 a 10.800 dollari, un prezzo sconvolgente per questo piccolo pettine, ma niente se paragonato al già menzionato Occhio del Tempo.
Nel 1967 Dalí crea una serie di monete d’oro coniate con un disegno “numismatico”: il suo profilo sovrapposto a quello di Gala, avvolti da foglie, fiori e diversi simboli. Nello stesso anno la maison Piaget comincia una collaborazione con l’artista, in base alla quale ottiene il diritto esclusivo di montare le monete su orologi, anelli, gemelli, ecc. Per l’evento del lancio della collezione Dalí volle una enorme poltrona trasparente su cui sedersi, così da essere visibile al pubblico da tutti gli angoli, a 360 gradi.
Anche in altre opere pittoriche troviamo raffigurati orologi. Si vede che la questione del tempo era, per l’artista surrealista, una questione capitale e centrale nella sua opera e nella sua vita. Chiudiamo questa breve retrospettiva sugli orologi di Dalí con un’opera su carta battuta all’asta da Sotheby’s lo stesso giorno della spilla da più di un milione di dollari. In questo caso il gouache su fotografia raggiunse il prezzo di 341.000 dollari, anche se la stima era fra i 70.000 e i 90.000. Nell’opera, del 1962, intitolata Autoritratto macrofotografico con Gala che compare come suora, vediamo quello che si potrebbe chiamare il “quinto Occhio del tempo”, anche se non è un gioiello come gli altri: un orologio disegnato sulla carta con particolarissimi indici tipo Breguet. Dalí vedeva e dipingeva orologi ovunque… Ci resta però sapere quale indossasse lui. Forse misurava il tempo, un suo tempo, diverso da quello delle altre persone, con le sue proprie creazioni…
Consigliamo a chiunque sia interessato nell’approfondimento di questo tema il libro Dalí Joyas, pubblicato nel 2011 da Triangle Postals, a cura della Fundación Gala-Salvador Dalí.