Francesco Clemente è stato uno dei pittori protagonisti della Transavanguardia. In conversazione con Carolyn Christov-Bakargiev, l’artista racconta la sua arte giovanile e come questa si è evoluta.
In occasione di una visita dell’artista al Castello di Rivoli (in particolare per la mostra A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita), Francesco Clemente dialoga con la direttrice Carolyn Christov-Bakargiev. Al centro della conversazione due dipinti giovanili del pittore, uno dei protagonisti della Transavanguardia italiana, esposti proprio nella sala dove si è tenuta l’intervista.
Uno estremamente complesso, dalla fitta stratificazione pittorica e contenutistica; l’altro composto da poche e semplici linee, al centro di uno sfondo vergine. Il cerchio di Milarepa e Autoritratto senza specchio parlano della frammentazione dell’io in tempi moderni.
Due soluzioni stilistiche che raccontano la spinta reazionaria di Clemente, ostinato praticante di una forma artistica in disuso negli anni ’70: la pittura. Furono proprio gli artisti della Transavanguardia – a cui aderirono Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Marco Bagnoli e Remo Salvadori – a mantenere vivo l’utilizzo del pennello ai tempi della performance art e altre forme artistiche postmoderne.
Così l’intervista diventa un’occasione per ripensare a gli anni in cui la sperimentazione sembrava dovesse prevaricare ogni soluzione precedentemente intrapresa. Per fortuna non fu così e Clemente lo racconta facendo riferimento alla sua esperienza e a quella degli artisti a lui vicini.