Fra Torino, Verbania e Roma si gira la docu-fiction da 90 minuti Arnoldo Mondadori, destinata al pubblico di Rai1. È tornata l’era dei grandi sceneggiati storici?
A sorpresa, dopo numerosi medical (Doc, Fino all’ultimo battito e, in questi giorni, Cuori, solo per citare i più recenti), serie tratte da romanzi (L’amica geniale, Il commissario Ricciardi, Makari) ed esperimenti più contemporanei (Vivi e lascia vivere, Mare fuori), la Rai convoglia le forze per raccontare la saga storica di una delle più famose famiglie di industriali italiani: i Mondadori. E lo fa attraverso la vita del patriarca Arnoldo, (Poggio Rusco, Mantova, 1889 – Milano, 1971), un percorso che attraversa i decenni più significativi del secolo scorso, dall’Italia contadina e pre-industriale di fine ottocento alle due grandi guerre, al fascismo, al boom economico, fino al sessantotto e all’inizio degli anni settanta. Protagonista della fiction, Michele Placido, nei panni di Arnoldo Mondadori, mentre il figlio primogenito Alberto, in rapporto di amore-odio con il padre, è interpretato da Flavio Parenti.
Le riprese della docu-fiction sono iniziate nelle scorse settimane sul Lago Maggiore, dove la troupe ha girato nella sontuosa Villa L’Eremitaggio, che sorge sulla strada tra Intra e Pallanza (Verbania), resa disponibile grazie al FAI. Poi è stata la volta di alcune location topiche di Torino: la Galleria Subalpina, il Cinema Teatro Romano, piazza Carlo Alberto, il Museo Nazionale del Risorgimento e il Museo della Tipografia di Don Bosco a Valdocco. In seguito, la troupe, diretta dal regista Francesco Miccichè, si è spostata alle porte di Roma, a Tivoli, dove le strade della cittadina sono state teatro di ambientazioni primo novecentesche.