La mostra riunisce più di 100 opere realizzate da Domenico Gnoli dal 1949 al 1969 accompagnate da altrettanti disegni e molti documenti
Senza troppi giri di parole: è la più ampia mostra mai fatta di uno dei più grandi pittori italiani del secolo scorso. Certamente il più sottovalutato. Così la doveva pensare Germano Celant, che pensò bene di colmare questo vulnus ideando questo progetto che purtroppo non è riuscito a veder relizzato. Ma c’è tutta la sua impronta nella mostra che la Fondazione Prada dedica a Domenico Gnoli, e che con due anni di ritardo – causa Covid – ne celebra i 50 anni dalla prematura scomparsa.
La mostra riunisce più di 100 opere realizzate dall’artista dal 1949 al 1969 accompagnate da altrettanti disegni. Una sezione cronologica e documentaria, molto “celantiana”, con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con gli archivi dell’artista a Roma e Maiorca, custodi della storia personale e professionale dell’artista.
“Per conquistare la perfetta ineloquenza, l’impassibilità delle cose e la sospesa magia di una realtà impersonale, bisognava voltare le spalle a quella tradizione così amata”, spiega Salvatore Settis. “Capovolgere l’ordine dei valori. Negare la ‘decorazione’ mediante una nuova esplorazione della realtà attraverso il dettaglio”. E tutto questo si riscontra in questa imperdibile mostra, visibile fino a febbraio 2022. Ricca peraltro di opere mai esposte prima al mondo. Presto troverete un nostro approfondimento: ora una galleria di immagini e video…
