Print Friendly and PDF

Tra arte classica e underground. Marton Csokas, Gabriele Tinti e Massimo Pupillo in Embracing the Ruins

Tinti, Csokas e Pupillo in Embracing the ruins Gabrile Tinti, Csokas e Pupillo - Foto guido Gazzili
Tinti, Csokas e Pupillo in Embracing the ruins
Gabrile Tinti, Marton Csokas e Massimo Pupillo – Foto guido Gazzili

Embracing the Ruins – Marton Csokas, con la musica di Massimo Pupillo, interpreta i versi poetici di Gabriele Tinti in un album da collezione e presente sotto forma di QR code di fronte al celebre mosaico con la scritta gnothi sauton delle Terme di Diocleziano

Embracing the ruins, l’ultimo progetto di Gabriele Tinti

Da Kevin Spacey a Alessandro Haber, da Marton Csokas ad Abel Ferrara, alcuni dei più grandi attori del panorama cinematografico internazionale hanno recitato i suoi versi poetici in memorabili performance ospitate nei più grandi musei italiani. Recentemente è anche uscito Rovine” – edito  da Libri Scheiwiller – la raccolta delle sue poesie dal 2014 ad oggi, presentato al Mudec lo scorso 27 ottobre. E presto un nuovo progetto lo vedrà protagonista al Macro di Roma. È un periodo di grande fermento creativo per il poeta Gabriele Tinti. Che  potrebbe portare all’attenzione del grande pubblico quel talento che la cultura “alta” ha già fiutato da anni in questo giovane scrittore in grado di riportare in vita l’anima dei capolavori dell’arte antica. Di sperimentare una nuova fruizione di quell’immenso patrimonio custodito nei nostri musei, esplorando la capacità evocativa della parola così come della musica o della recitazione.

Proprio da questa contaminazione tra diversi linguaggi espressivi,  nasce uno dei suoi ultimi lavori chiamato “Embracing the Ruins“,  l’album con le sue poesie e la cover di Andrea Serrano per l’etichetta di Londra The House of Mythology. Il progetto è il frutto della sua collaborazione con il musicista Massimo Pupillo (ZU) e l’attore Marton Csokas.

 

 

Recentemente l’attore neozelandese ha descritto con intense parole il felice incontro tra la sua arte e quella di Tinti:

“I personaggi che Tinti trae dai miti greci permettono all’attore di abitare la lotta essenziale di ciò che ci rende umani, come in una rappresentazione di Teatro Noh dove la ripetizione diventa trascendenza; farsi umani sotto il sole ardente che ci dà vita e, al contempo, distruzione (…) Ogni momento, ogni parola, è una preghiera, un grido, un’offerta alla dimensione dell’Ignoto, come accade in una rappresentazione rituale ed espressiva, nello scenario d’idee costruite sugli sforzi di un’umanità giacente, rovinata”.

Embracing the Ruins è stato presentato al pubblico lo scorso 25 settembre alle Terme di Diocleziano (una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano) attraverso un’installazione sonora che in seguito ha lasciato il posto a una traccia audio che sarà a disposizione dei visitatori inquadrando il QRcode presente di fronte al mosaico con la scritta gnothi sauton nell’Aula XI.

 

Conosci te stesso - Terme di Diocleziano per Embracing the ruins
Il mosaico alle Terme di Diocleziano con la scritta Gnothi sauton” – Foto Greece High Definition (particolare)

Embracing the ruins: intervista a Gabriele Tinti

Proprio in quell’occasione, mentre l’intensa performance evocativa di atmosfere dark che avvolgeva i sensi dei visitatori accorsi al museo in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, abbiamo incontrato Gabriele Tinti che ha presentato il progetto ai lettori di ArtsLife.

Come nasce l’idea di questo album?

Quella con Marton Csokas è una collaborazione che ormai va avanti da molto tempo. Da questa collaborazione è nato anche questo album – quindi proprio un oggetto fisico – con le musiche di Pupillo, un musicista e compositore che ha fatto la sua piccola storia nell’underground.  Un album che trae ispirazione proprio dalla collezione epigrafica delle Terme di Diocleziano . Del resto tutto il mio lavoro è molto legato alla forma breve e quindi sostanzialmente all’epigrafe. Ho  utilizzato i versi latini di queste epigrafi e li ho sviluppati nelle mie composizioni poetiche dalle quali è nata questo album che alle Terme di Diocleziano ha assunto anche una dimensione installativa.

In effetti, l’installazione presentata oggi alle Terme di Diocleziano ha creato un’atmosfera di grande impatto e capacità evocativa. Un Qr Code permetterà di ascoltare la traccia audio accanto al famoso mosaico con la misteriosa scritta “Gnothi sauton” (conosci te stesso)…

Nel mondo greco era il massimo che si poteva fare, “conoscere te stesso”. Questo implica tante cose. Platone diceva “la tua testa è la tua radice”. Noi ci sentiamo invece più legati alla terra che al cielo, c’è questa ambivalenza. Se tu fai una foto dall’alto vedi questa presenza dell’uomo che è una cosa incredibile. Siamo davvero degli esseri speciali o la nostra presenza è solo il frutto di questo circuito materiale che il mondo buddista riesce ad accogliere? Il mondo buddista con la reincarnazione in qualche modo fa i conti  con il fatto che il tuo corpo diventa materia e ti reincarni in qualcosa d’altro. Invece il Cristianesimo non ha mai accettato la tua soggettività, tu nel mondo dell’aldilà sarai te stesso, non perdi la tua individualità.  Quindi questo “conosci te stesso” apre a un mondo infinito di riflessioni

Tu hai un rapporto particolare con  Palazzo Massimo, iniziato con lo stupore di fronte al Pugile a riposo…

Sì, tutto è cominciato dal Pugile. Un rapporto, quello con le diverse sedi del Museo Nazionale Romano, che dura da diversi anni, quasi una seconda casa per me. In particolare le epigrafi sono per me molto importanti. La forma breve, il confronto con la morte.

Novità, progetti?

Il libro “Rovine” che raccoglie tutte le mie poesie di questi ultimi anni, molti dei quali dedicati a queste poesie ispirate all’arte antica.  Queste dedicate alle epigrafi saranno poi oggetto di un altro libro che uscirà a marzo per “La Nave di Teseo”.

Commenta con Facebook