Punto, linea e superficie. É il titolo di un celebre libro scritto da Kandinsky nel 1926, uno dei testi capitali della moderna teoria dell’arte. Ma è anche, da oggi, il nome della mostra organizzata dalla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone (GO).
Una grande mostra che conta quaranta opere di grandi artisti provenienti dalle Collezioni di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte moderna. Tra le quali alcune di Wassily Kandinsky, risalenti agli anni Venti e Trenta. Proprio dal padre dell’astrattismo prende avvio il percorso espositivo suddiviso in quattro sezioni.
La prima parte è, come detto, dedicata alla Nascita dell’astrazione. Qui spiccano le prime sperimentazioni libera dalla figura, dove si distinguono, oltre alle opere di Kandinsky, quelle di Paul Klee e Lyonel Feininger. Da qui la mostra si muove verso Le avanguardie astratte e surrealiste. Sulla linea tracciata da Klee e Kandinsky, durante gli anni Venti proliferano le creazioni del Surrealismo di Joan Miró, Max Ernst, Antoni Tàpies, la scultura astratta di Arp e di Alexander Calder, le analogie cosmiche di Enrico Prampolini e le forme musicali di Luigi Veronesi.
La terza parte della mostra esplora l’Astrazione nel secondo dopoguerra. Negli anni Quaranta la lezione di Kandinsky si declina nel mondo inglese con l’opera di Ben Nicholson, nelle esperienze internazionali dell’Espressionismo astratto e in Italia del Fronte Nuovo delle Arti e dell’Astrattismo segnico. Da Emilio Vedova a Mario Deluigi e Tancredi, da Karel Appel a Mark Tobey, le forme dell’astrazione nella seconda parte del ‘900 si collocano a metà tra Informale, suggestione lirica e gestuale.
La mostra si chiude con una svolta nel medium artistico. La scultura verso il minimalismo completa il percorso con capolavori di Mirko Basaldella, Eduardo Chillida, Luciano Minguzzi e Bruno De Toffoli, a testimoniare la persistenza del dialogo tra astrazione e biomorfismo verso gli anni Cinquanta. Da qui l’astrazione si fa più radicale, quasi ascetica, anche in campo scultoreo. Si fanno strada le esperienze minimali di Richard Nonas e di Julia Mangold, che introducono il visitatore nel pensiero degli anni Settanta, alla ripresa di una nuova vita dell’arte e delle forme astratte.