É morta nella sua casa di New York la scrittrice e giornalista americana Joan Didion, tra le massime esponenti del New Journalism, corrente giornalistica che fonde narrativa letteraria e giornalismo, nata tra gli anni ’60 e ’70.
Figlia di un ufficiale dell’US Air Forces, la Didion è nata a Sacramento nel 1934 e si è affermata come una delle personalità letterarie più iconiche del Novecento, producendo un corpus di opere, tra romanzi, saggi e sceneggiature, che le sono valse prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come il titolo onorario di Dottoressa di Lettere presso le università di Harvard e Yale. Tra i suoi lavori più celebri, l’intensa autobiografia L’anno del pensiero magico (2005), in cui racconta il suo dolore per la perdita dell’amato marito, lo scrittore e giornalista John Gregory Dunne, Run, River, del 1963 e l’intimo Blue Nights (2011). Tra le sceneggiature cinematografiche, si ricordano Panico a Needle Park, È nata una stella, L’assoluzione e Qualcosa di personale. Joan Didion ha inoltre collaborato con riviste come Vogue, Life, Esquire, The Saturday Evening Post, e per il New York Times. Una vita ricca di successi professionali ma estremamente dolorosa nel privato, a causa della prematura morte della figlia Quintana Roo Dunne e del marito, avvenute in meno di due anni. Seppur a distanza di molto tempo, le sue opere rimangono estremamente attuali riuscendo a rappresentare intere generazioni di giovani.
É disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix il documentario Joan Didion. Il centro non reggerà (2017), diretto dal nipote Griffin Dunne e dedicato alla sua storia e alle sue battaglie. La Didion muore all’età di 87 anni in seguito a complicanze dovute alla malattia di Parkinson e alla sclerosi multipla, della quale soffriva da lungo tempo.