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Tania Bruguera per la prima volta in Italia. Al PAC di Milano la mostra con le performance storiche dell’artivista

Tania Bruguera, Donde tus ideas se convierten en acciones civicas (100 horas de lectura de Los Origenes del Totalitarismo), 2015 – 2021. Perfomance e installazione. Courtesy l’artista. Foto Lorenzo Palmieri

Il PAC di Milano porta in Italia per la prima volta l’artista e performer Tania Bruguera (L’Avana, 1968) con la mostra La verità anche a scapito del mondo, in programma fino al 13 febbraio 2022.

Non è solo arte, è anche vita. Occorre partire da questo presupposto per comprendere l’Arte utile e politicamente impegnata di Tania Bruguera, artivista e performer cubana, in mostra al PAC di Milano con La verità anche a scapito del mondo. La sua carriera artistica inizia sulle orme di Ana Mendieta (L’Avana, 1948 – New York, 1985), sua connazionale, di cui ha replicato per alcuni anni le performance. La condizione di esule vissuta dalla Mendieta, a causa della posizione politica dei suoi genitori, oppositori del governo anticattolico di Castro, orientò la sua ricerca artistica verso un rinnovato rapporto con la Terra, patria biologica e spirituale. Tania Bruguera, colta l’importanza di sostituire all’opera d’arte finita il corpo vivo, indirizza la sua ricerca verso un’arte impegnata. Il corpo in azione, impiegato come materia viva, serve a dare voce a chi viene negata.

Anche il pubblico che prende parte alla mostra La verità a discapito del mondo scopre che arte e vita coincidono nelle performance di Tania Bruguera. Le sale del PAC rimettono in scena alcune storiche performance dell’artista, dimostrandone l’attualità anche a distanza di decenni. Differentemente dalle comuni dinamiche performative che vedono l’artista protagonista, Tania Bruguera si esclude, lasciando che siano altri artisti o i visitatori stessi ad agire da performer. È ciò che succede in Sin Título – presentato a Documenta 11 nel 2002 –: lo spettatore entra in una sala buia per essere improvvisamente abbagliato dalle luci. Situazione che oggi ci ricorda delle drammatiche avventure dei migranti nel tentativo di superare i confini di notte, finendo per essere intercettati e arrestati. Il tema della migrazione è al centro anche della Crying Room. La stanza del pianto – vuota, bianca, illuminata da una luce fredda – a cui si accede dopo essersi impresso sulla pelle il numero dei migranti che hanno attraversato il Mediterraneo, riuscendoci o rimanendone vittima (parliamo di 22931 vite). Tania Bruguera ha pensato a uno spazio momentaneo in cui condividere le emozioni con degli sconosciuti, fino a piangere, anche quando la lacrimazione è indotta dal vapore al mentolo.

Tania Bruguera, Sin Título (Kassel, 2002), 2002-2021. Performance e installazione. Courtesy l’artista

Si parla invece delle conseguenze dei regimi dittatoriali in Plusvalía (2010): un uomo smeriglia (o tenta di distruggere?) l’insegna posta all’ingresso di Auschwitz, “Il lavoro rende liberi”. Tania Bruguera riflette sul plusvalore dell’oggetto conferitogli dal potere politico e storico che rappresenta. La scritta appare allo spettatore solo quando la scintilla del flessibile la illumina. Richiede uno sforzo riflettere sulla crudeltà dei regimi dittatoriali, che hanno messo da parte la dignità dell’essere umano. La mostra ha proprio questo scopo: portarci a dire la verità anche a scapito del mondo. È così disse nel 1964 Hannah Arendt rispose alla domanda “Ci sono motivi validi per tacere su alcune cose che sa?”.

L’opera di Tania Bruguera restituisce la complessità della realtà sociopolitica contemporanea. Dal serbatoio della storia e della politica l’artivista cubana attinge per indagare o risolvere problematiche sociali che riguardano le minoranze, i diritti umani, la libertà di espressione, i flussi migratori, i sistemi dittatoriali. L’arte di Tania Bruguera è da lei stessa definita come Arte del comportamento, Arte utile, arte in sincronia con il tempo politico. Come succede in Sin Título (Habana, 2021), l’opera che dà voce ai dissidenti. Censurata poche ore dopo l’inaugurazione nel 2000, oggi presenta, in uno spazio buio e saturo dell’odore delle canne da zucchero, tre performer cubani che elencano i nomi degli oltre cinquecento prigionieri politici di Cuba.

Tania Bruguera, 22,853 (Crying Room), 2018-2021. Installazione interattiva. Courtesy l’artista. Foto Lorenzo Palmieri

Appare chiaro il tentativo dell’artista di servirsi dell’arte come strumento politico e relazionale, per dare voce a chi ne è stato privato. Così come era successo alla stessa Bruguera, quando fu per un certo tempo detenuta perché considerata dissidente dal governo cubano. Bloccata in casa agli arresti domiciliari, non le restava che la voce, l’unica cosa libera di esprimersi. Iniziarono così le cento ore di lettura de Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. Per la mostra in corso al PAC, lo spettatore è accolto dalle parole del testo della filosofa già dal cortile esterno, mentre nella prima sala performer o spettatori leggono.

L’arte di Tania Bruguera rende tutti protagonisti e coscienti della responsabilità che abbiamo nel ricordare la storia per non commettere più gli stessi errori. Le sue performance sono spazi liminali in cui subiamo una trasformazione. Usciti dalla mostra La verità anche a scapito del mondo non siamo più gli stessi.

Tania Bruguera, Sin Título (Habana, 2021), 2021. Installazione e performance. Courtesy l’artista. Foto Claudia Capelli

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