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Lusso-ludico, banale-splendore, desiderio-ossessione. Lo Shine di Jeff Koons riflette e rifulge a Palazzo Strozzi

Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze
Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze
Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze

Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.

Lusso/ludico, banale/splendore, desiderio/ossessione. Sono questi i temi cardine della poetica di Jeff Koons che Palazzo Strozzi a Firenze mette in scena in una grande mostra intitolata proprio Jeff Koons. Shine. I curatori Arturo Galansino, direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e Joachim Pissarro hanno selezionato una serie di celebri opere scultoree, installazioni e dipinti dell’artista americano, realizzate nei suoi quarant’anni di carriera provenienti da musei internazionali e importanti collezioni.

Il filo conduttore dell’esposizione (fino al 30 gennaio) -che parte dall’inizio della carriera dell’artista negli anni Settanta fino alle sue ultime produzioni- è il concetto di shine (lucentezza), inteso come bagliore e splendore, riflesso o luce emanata dalle opere dotate di superficie a specchio. Capolavori che brillano di luce propria e sono in grado di narrare l’ambiguità della realtà del mondo contemporaneo oscillando tra essere e apparire. Il rischio infatti è quello di rimanere abbagliati, se si cambia di poco il punto di vista. Lo splendore si trasforma in apparenza, nel senso che dà una percezione diversa della realtà, dunque inganna.

Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze
Jeff Koons, Palazzo Strozzi, Firenze

Lo spettatore davanti alle opere lucide e luminose di Koons instaura un rapporto tale da vedere se stesso come se fosse davanti a uno specchio. Collocandosi nello spazio circostante il fruitore si rende conto di appartenere alla comunità in cui vive. L’arte per Koons è un’esperienza multisensoriale attraverso il riflesso, la chiave di dialogo dell’individuo con la società contemporanea. Come lui stesso racconta «Il lavoro dell’artista consiste in un gesto, con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte.»

Il sessantaseienne di York (Pennsylvania), cresciuto all’interno di una famiglia della classe media, porta all’interno della sua produzione artistica la memoria della sua educazione. Nel 1976 realizza i suoi primi ready-made utilizzando oggetti caratteristici della società consumistica americana. Successivamente negli anni ottanta sviluppa la pratica del ready-made ricreando gli oggetti comuni in materiali differenti (solitamente riflettenti). Li reinventa in chiave postmoderna realizzando in metallo lucido oggetti che sembrano giocattoli gonfiabili.

Jeff Koons con coniglietto
Jeff Koons con coniglietto

Il concetto di shine non è decoro. Le sue opere, caratterizzate dalla proprietà riflettente, includono la forma e il significato, mettendo in dubbio il rapporto dello spettatore con il mondo circostante e il significato di opera d’arte. Koons critica il concetto per cui l’arte alta si contrappone a quella popolare, in quanto vuole democratizzare il senso estetico attribuendo pari dignità ai soggetti ´popolari e colti´. La sua produzione artistica unisce pop, concettuale e postmoderno per dimostrare che l’arte è in grado di comunicare alla totalità dei suoi fruitori, dunque è inclusiva.

Tra le opere esposte si segnalano per capire l’evoluzione del pensiero di Koons:

Jim Beam – J. B.Turner Train, 1986 (serie Luxury and Degradation) in acciaio inossidabile al posto di bronzo o argento per far capire quanto le apparenze dei beni di lusso della società contemporanea possano ingannare.

The Rabbit, 1986 (serie Statuary) in acciaio inossidabile per evidenziare la sicurezza per la quale l’arte, riprendendo le parole di Koons, è «condivisione, accettazione della propria storia […] e equilibrio sociale.»

Sacred Heart, 1994-2007 (serie Celebration) dalle giganti dimensioni in acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente, che ne rappresenta l’archetipo.

Dolphin, 2002 (serie Popeye) è un giocattolo gonfiabile da piscina in acciaio inossidabile e catena in acciaio rivestito, alluminio policromato.

Gazing Ball, 2016 (Tintoretto’s Origin of the Milky Way) olio su tela, vetro e alluminio. Nel dipinto Koons reinterpreta l’opera originale rispettandone i colori e la composizione.

Ballon Venus Lespugue, 2013-2019 (serie Antiquity) in acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente, che vuole sottolineare l’importanza della donna protagonista della conservazione dell’umanità.

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