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Atlantide è un videoclip lungo un’ora e tre quarti: un dialogo con Yuri Ancarani

Yuri Ancarani, Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani Yuri Ancarani, Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Atlantide, locandina 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Atlantide, locandina 2021 – Courtesy Yuri Ancarani
Ci sono molte prospettive attraverso cui leggere Atlantide, ultima fatica di Yuri Ancarani: per alcuni è un film su Venezia, per altri è un film sui riti di passaggio adolescenziali, e per altri ancora è una dimostrazione di come sia possibile fare cinema in modo diverso nel 2021.

Tutte queste risposte sono contestualmente correte, Atlantide si può leggere attraverso la giovinezza dei suoi protagonisti, attraverso la sua metodologia di ripresa, o anche attraverso quei riti che segnano l’abbandono dell’adolescenza, per il tentativo di entrare nell’età adulta.

Atlantide può essere considerata una grandissima rappresentazione di quella generazione figlia della trap che in molti hanno voluto tentare di rappresentare, senza successo, affidandosi a noiosi stereotipi, o leggendo il tutto con una superficialità che poco ha a che vedere con il sincero desiderio di raccontare chi sono, e come sono i giovani nel 2022. Forse ci voleva proprio uno che con la trap non ha niente a che vedere, un outsider, per poterlo fare senza cadere nel clichè.

Per parlare di questo e di tanto altro ancora, abbiamo avuto la fortuna di incontrare Yuri, e fargli qualche domanda sul film.

Atlantide si sviluppa su tre anni di riprese. Tre anni nella vita di un adolescente sono tantissimi, passa da poco più che bambino a poco meno di giovane adulto; come ha impattato questo loro cambiamento sul film?

I ragazzini che cantano “Magazine” sul barchino sono cambiati completamente, probabilmente nel 2021 non avrebbero fatto quella scena. E comunque sono rimasi affezionati al film, non si riconoscono, ma sono rimasti affezionati al film. Tre anni sono tantissimi, infatti quando c’è stata la separazione tra Daniele e Maila c’è stato da correre, quando un ragazzo decide di chiudere una relazione e aprirne un’altra, non c’è tanto da aspettare. Quando c’erano dei momenti oscuri, di difficoltà tra di loro, sapevo che bisognava andare veloce, e bisognava inventare il futuro del film, perché io non sapevo quale sarebbe stato il futuro di Daniele. Per quello che noi abbiamo scritto, che il film è nato senza sceneggiatura, è un punto di forza, una cosa che invece dai cinefili è stata presa come pretesto per dare tutte le motivazioni alle loro incomprensioni o accettare film che possono avere forme diverse, una costruzione diversa.

Noi all’inizio pensavamo che Daniele e Maila non si sarebbero mai lasciati, sembravano sposati, non si toccano da quanto emulano la vita degli adulti. E quindi per noi Daniele e Maila sarebbero arrivati alla fine del film, e invece no, non potevo tenere questa cosa, anche se era un mio desiderio.

Proprio per questa mancanza di contatto, all’inizio pensavo fossero amici.

In quell’età stai per diventare adulto, si fanno dei tentativi, non si ha l’esperienza per attuare questa trasformazione. Sembravano veramente marito e moglie.

Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 – Courtesy Yuri Ancarani

Uno dei passaggi significativi del film racconta Daniele (che esteticamente ricorda molto Vicent Cassel, nell’Odio)  che prende un motore nuovo e dice, ‘ora posso andare a Venezia’. Questa cosa fa pensare al rapporto tra centro e periferia, come per noi Venezia sia un luogo di turismo o di lavoro, e come per Daniele sia luogo di centro e di accettazione.

È il nostro Vincent Cassel del Veneto. Cosa significa per te ‘ora posso andare a Venezia’ ?

Per me significa “ora posso confrontarmi con quelli che stanno a Venezia”.

Esatto, che se ci pensi è un’assurdità. Cosa bisogna fare per andare a Venezia? devi saper andare in gondola? no devi avere la cilindrata di un motore importante – lui aveva un 25, poi ha montato un 40, e vedi il motore che aumenta di cilindrata – altrimenti ti ridono dietro. Fa ridere.

Fa ridere perché è sconvolgente.

È sconvolgente perché è reale.

Ma nessuno è interessato alla realtà, tutti sono interessati alla narrazione

In che senso?

Questa è la realtà, con tutto quello che significa, ma le persone preferiscono la narrazione, che significa raccontare una storia, anche se non è vera, vogliono Venezia per come l’hanno sempre conosciuta.

Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 – Courtesy Yuri Ancarani

Quindi non c’è voglia di confrontarsi con il reale?

No, assolutamente no.

E se non c’è la voglia di affrontare la realtà, il tuo documentario – dove l’unica parte di finzione è il TG – come si posiziona?

Per me è un film, ma in questo momento dove viviamo una realtà manipolata dalle false informazioni – c’erano anche prima le fake news, ma eravamo inconsapevoli, ora ne siamo consapevoli –  il cinema ha la responsabilità di garantire un sistema allo spettatore dove viene mostrata la realtà. Una sorta di garanzia di qualità, che però, purtroppo, non è richiesta.

Io ti do la qualità, ma poi la gente si irrita, perché non vuole ammettere che viene intrattenuta con qualcosa di inutile. Per dare questa sensazione di vero ho usato la tecnica del video making, quindi alle volte ti può ricordare un documentario, ma è un film .

Poi ci sono delle scene dove la camera riprende la realtà, hai la conferma che quello che vedi esiste, ma a me non frega niente se è un documentario o un film, per me puoi anche dire che è un videoclip di un’ora e tre quarti.

Va bene, allora darò questo titolo all’intervista.

Si, meglio, almeno abbiamo sistemato questo problema. Che cos’è Atlantide? un videoclip di un’ora e tre quarti.

Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 – Courtesy Yuri Ancarani

A proposito di cinema, oggi andare al cinema è uno sforzo, la soglia media di attenzione è molto bassa, 10,15 secondi; da regista ti poni il problema? come lo ”combatti” questo deficit del tuo pubblico?

Io ci guardo molto, però per un’esperienza di trance ci vuole del tempo. Non puoi entrare in discoteca e pensare che ti bastino 5 minuti per vivere un’esperienza, devi lasciarti trasportare dal suono, dal subwoofer, dalla cassa e alle quattro del mattino incominci a provare delle sensazioni nuove e diverse.

Atlantide ha il desiderio di far provare delle sensazioni diverse, ma molto simili a quelle della trance e della psichedelica. Lo spettatore deve entrare nel film ed essere trascinato, infatti inizia che sembra un film quasi per ragazzini, e poi piano piano degenera, diventa sempre più scuro e destrutturato, fino alla sequenza finale.

A proposito della musica, il legame con la trap è potente in questo film, dalla presenza di Sick Luke alla colonna sonora: perché tra tutti Sick Luke? cosa ti ha colpito di lui?

Atlantide è un film sugli adolescenti fatto da degli adulti, perché anche Lorenzo Senni è adulto, e c’era quindi bisogno di qualcuno, anche nello staff di lavoro, che rappresentasse la generazione dei ragazzi mostrata nel film. E poi, soprattutto, conoscendo l’atteggiamento che gli adulti hanno nei confronti dei giovani – cose tipo “i giovani non hanno voglia di fare niente” – per me era fondamentale dare l’opportunità e credere in un ventenne. Era fondamentale, gli ho dato una grande responsabilità, e lui ha avuto la maturità per gestirla, l’umiltà per gestire tutto il workflow del lavoro – stiamo parlando di un videoclip che dura un’ora e tre quarti.

Ho avuto questa intuizione ascoltando le basi di Sick Luke, che mi dava la possibilità di avere pezzi molto diversi, però sempre riconoscibili, suoi, e ho sentito le instrumentals mentre facevo il montaggio – il film è stato montato a pezzi durante gli anni, e andavamo avanti nel montaggio un po’ alla volta – quindi ascoltavo anche lui, e ci stava benissimo con le immagini. Poi anche questo nuovo modo di lavorare, dove dovevo correre seguendo le vite dei ragazzi, era un po’ l’abitudine che hanno i trapper, di improvvisare.

Il film ha Sick Luke per tutta la colonna sonora, perché ci sta, uso un termine molto giovanile.

Perché funziona.

È meglio di “funziona”, è una macchina che funziona o smette di funzionare. È un bruttissima parola, invece “ci sta” è più umile.

Yuri Ancarani - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani – Courtesy Yuri Ancarani

Una domanda più leggera, se ti fosse offerto di fare una serie su Netflix o per realtà simili, la faresti? se sì, su cosa?

La farei, però se mi venisse offerta sarebbe perché loro conoscono il tipo di cinema che faccio, quindi molto probabilmente non mi chiameranno mai. E l’argomento potrebbe essere l’ambiente del porno, perché è un ambiente che ho studiato durante una residenza a Los Angeles nella valle del porno e ho fatto una lunga ricerca, per studi, anche non realizzati. Nello stesso tempo ho scoperto che piattaforme come Netflix o Amazon hanno centinaia di titoli sull’argomento, quindi è completamente inflazionato e abusato. È lo stesso ragionamento che ho fatto per Venezia, le persone pensano di conoscere, ma non sanno guardare. Pensano a quello che funziona.

Devo togliere “funziona” dal mio vocabolario?

Dovresti, faresti un salto di qualità, nel mondo del lavoro, nelle riunioni, siamo circondati da questo termine. Ma se vuoi fare qualcosa di grande, devi andare oltre qualcosa che “funziona”, deve essere sensazionale, funzionare è il minimo per un progetto.

Allora sei sicuro? il titolo dell’intervista è “Atlantide è un videoclip lungo un’ora e tre quarti”?

Si, almeno sistemo questa cosa, che cosa è Atlantide: è un film, è un documentario; no è un videoclip di un’ora e tre quarti. È geniale, tutti mi stressano su cos’è: è un videoclip.

Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 - Courtesy Yuri Ancarani
Yuri Ancarani, Frame tratto da Atlantide, 2021 – Courtesy Yuri Ancarani

Questo contenuto è stato realizzato da Marco Bianchessi per Forme Uniche.

https://www.yuriancarani.com/

https://www.instagram.com/yuriancarani/

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