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Muse di se stesse. La National Portrait Gallery di Londra acquisisce cinque autoritratti femminili

Ace (retrieved) from The Photomat Portrait Series by Susan Hiller, 1972-1973 NATIONAL PORTRAIT GALLERY Ace (retrieved) from The Photomat Portrait Series by Susan Hiller, 1972-1973 NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Everlyn Nicodemus, Självporträtt, Åkersberga (1982) NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Everlyn Nicodemus, Självporträtt, Åkersberga (1982). NATIONAL PORTRAIT GALLERY
La National Portrait Gallery di Londra, attualmente chiusa per un massiccio rinnovamento, ha acquisito cinque autoritratti di artiste nell’ambito di un progetto triennale volto ad aumentare la quota femminile nella sua collezione.

L’acquisizione include Självporträtt, Åkersberga di Everlyn Nicodemus, del 1982. É il primo autoritratto di una donna nera ad entrare nella collezione del museo. Nel dipinto convergono le diverse identità di Nicodemus: artista, donna, madre e moglie. Parlando del suo dipinto, l’artista nato in Tanzania e residente nel Regno Unito l’ha definito “una forma di sopravvivenza psicologica“. Una mostra dedicata all’artista è inoltre in programma (5 aprile) alla Richard Saltoun Gallery, che ha sede a Londra e Roma.

Tra le altre acquisizioni della National Portrait Gallery c’è il dipinto di Rose Finn-Kelcey. Una figura importante nell’arte contemporanea britannica caratterizzata da una pratica giocosa e femminista che abbracciava performance, installazione, fotografia e scultura. Il suo autoritratto, Preparatory Study for “Divided Self”, si compone di immagini riflesse dell’artista, colta nel mezzo di una conversazione mentre è seduta su una panchina ad Hyde Park a Londra.

Segue l’autoritratto di Chila Kumari Burman del 1988. In Aphrodisiacs Being Socially Constructed l’artista è allo stesso tempo rappresentato nei due ruoli diversi giovane donna e di una guerriera.

Aphrodisiacs Being Socially Constructed by Chila Burman, 1988 NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Aphrodisiacs Being Socially Constructed by Chila Burman, 1988. NATIONAL PORTRAIT GALLERY

L’opera dell’artista concettuale Susan Hiller, Ace (Retrieved), appartiene invece a una serie di autoritratti ispirati agli scatti delle cabine fotografiche, con il volto dell’artista riprodotto più volte con lievi variazioni di posa in ogni immagine.

Al contrario, il dipinto di Celia Paul, Eyes Lowered presenta un’unica malinconica immagine di se stessa. Il viso è ingiallito e scarno, gli occhi persi a contemplare il vuoto. L’opera fa parte di una serie di autoritratti usciti in contemporanea al suo libro di memorie, nel 2019, in cui l’artista ha raccontato la sua vita e la sua collaborazione con Lucian Freud. Nel libro di memorie, Paul, musa ispiratrice di Freud, riflette sul potere di rivendicazione insito nell’atto della ritrattistica. “L’atto di posare non è passivo“, ha scritto, aggiungendo che ora “sono il soggetto di me stessa“.

Le acquisizioni sono il risultato della partnership triennale tra la National Portrait Gallery e Chanel. L’obiettivo è aumentare la visibilità femminile nell’arte e la difesa del ruolo delle donne nella cultura, troppo spesso trascurato. Il progetto, intitolato Reframing Narratives: Women in Portraiture, va dunque, nel concreto, ad aumentare la percentuale di opere di artiste donne all’interno della collezione.

Preparatory study for ‘Divided Self’ by Rose Finn-Kelcey, 1974 NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Preparatory study for ‘Divided Self’ by Rose Finn-Kelcey, 1974. NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Ace (retrieved) from The Photomat Portrait Series by Susan Hiller, 1972-1973 NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Ace (retrieved) from The Photomat Portrait Series by Susan Hiller, 1972-1973. NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Portrait, Eyes Lowered by Celia Paul, 2019 NATIONAL PORTRAIT GALLERY
Portrait, Eyes Lowered by Celia Paul, 2019. NATIONAL PORTRAIT GALLERY

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