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Primitivi umori contemporanei. A Siracusa l’idolo cicladico dialoga con la grande installazione di Joana Vasconcelos

Joana Vasconcelos, veduta parziale della mostra al Museo Archeologio Paolo Orsi, Siracusa. Courtesy dell’artista e del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai
Joana Vasconcelos, veduta parziale della mostra al Museo Archeologio Paolo Orsi, Siracusa. Courtesy dell’artista e del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai
A Siracusa una scultura di cinquemila anni fa proveniente dal Museo cicladico di Atene entra in dialogo con l’arte contemporanea grazie all’incontro con la grande installazione ambientale Crowned Idols/Idoli incoronati di Joana Vasconcelos (Parigi, 1971). L’iniziativa nasce dalla direzione del Museo Archeologico Paolo Orsi, tra i più importanti in Europa, che ha invitato Demetrio Paparoni -noto critico internazionale a cui si devono in Italia, tra le altre, mostre come quelle di Anish Kapoor alla Rotonda della Besana e alla Fabbrica del Vapore- a scegliere un’artista a cui chiedere di avventurarsi in un progetto così ambizioso e di curarne l’installazione. L’artista portoghese dialoga con l’essenzialità dell’idolo di marmo della varietà Spedos (2800-2300 a.C.) sui temi del femminile, dalla bellezza terrena ai suoi significati simbolici e al ruolo della donna nella società attraverso i secoli. Fino al 26 luglio 2022.

Crowned Idols/Idoli incoronati è una mostra complessa che pone in dialogo i capolavori dell’arte antica conservati nel museo e una grande installazione ambientale composta da stoffe, filati lavorati a mano e all’uncinetto, imbottiture, paillettes, perline, piume, nappe e led. Durante la sua vista a Siracusa per visitare il Museo Joana Vasconcelos ha scelto, con l’aiuto dell’archeologa Anita Crispino, le figure femminili da includere nella sua installazione. La statuetta cicladica del terzo millennio alta cica 70 cm ed esposta al Museo Paolo Orsi di Siracusa grazie alla concessione del Museo di Arte Cicladica di Atene –a seguito dello sposalizio Sicilia-Grecia– si specchia e viene accolta dalla grande installazione ambientale dell’artista portoghese, esposta per la prima volta a Londra nel 2012 per celebrare il sessantesimo anniversario dell’incoronazione della Regina Elisabetta. Le sottili forme femminili, le braccia piegate e il viso allungato a forma di U – tratti tipici, insieme alla profonda spaccatura tra le gambe, di questa tipologia di statue femminee – hanno portato la direzione del Museo Archelogico di Siracusa a far incontrare l’antica arte greca coloniale con l’opera contemporanea di un’artista che ha posto al centro della propria ispirazione l’universo femminile, reinterpretato e sovvertito attraverso inedite narrazioni. Il dialogo fra preistoria e storia, declinato rispettivamente in scultura e installazione, accolgono e si accolgono, abbracciandosi e scambiandosi primitivi umori, divini e atemporali, fino a contaminarsi e quasi a fondersi, nel primigenio valore della donna generatrice di vita.

Crowned Idols/Idoli incoronati. Courtesy dell’artista e del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai. Foto Maria Pia Ballarino

L’installazione richiama la forma di una pianta le cui radici invadono lo spazio espositivo -di forma circolare- tra l’idolo cicladico e i preziosi reperti della collezione del Museo: statue, busti di divinità femminili e un frammento di affresco bizantino con la testa incoronata da un’aureola richiamano, sul piano simbolico, la corona realizzata da Vasconcelos tra potere politico e spirituale. Infatti, rima che si affermasse la civiltà greca e di conseguenza il paradigma della classicità nel mondo occidentale, le divinità femminili ricoprivano un ruolo privilegiato. Ciò è testimoniato, per esempio, dal culto della Grande Madre nella civiltà minoica che rispetto alle divinità maschili e guerriere è legata alla terra e alla generazione privilegiando l’accoglienza sul conflitto. In questo caso l’opera Crown fa riferimento alla capacità della donna di esercitare il suo ascendente benefico sulla comunità, scegliendo l’arte della tessitura l’artista crea una trama dalle modalità più varie con l’intento di porre in primo piano la capacità femminile di tenere insieme elementi eterogenei. Tra leggerezza e monumentalità, l’artista sceglie oggetti intesi come frammenti che nell’insieme definiscono grandi e complesse architetture.

Donna, divinità, natura, diventano, dunque, il soggetto di questa (doppia) mostra che vede protagoniste un’artista di oggi e uno di cinquemila anni fa. La continuità del simbolo attraversa la storia e “l’amplificazione dello spazio insieme allo scintillio dei materiali, alla loro ricchezza e sovrabbondanza di dettagli, e al costante richiamo al rapporto vita-morte, collocano l’opera di Vasconcelos nella tradizione della grande arte barocca, tradizione che non ha mai smesso di rinnovarsi e che nell’opera di questa artista oscilla tra il territorio del sacro e quello dell’irriverenza ironica” (Demetrio Paparoni).

Joana Vasconcelos, veduta parziale della mostra al Museo Archeologio Paolo Orsi, Siracusa. Courtesy dell’artista e del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai

Joana Vasconcelos (Parigi, 1971) è nota per le sue sculture e installazioni monumentali. La sua opera è stata consolidata dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2005 e da quella nel 2013, in cui ha rappresentato il Portogallo. Nel 2011 una sua grande installazione è stata ospitata da Palazzo Grassi, a Venezia, mentre nel 2012 è stata la prima donna e la più giovane artista ad esporre alla Reggia di Versailles. Nel 2018 il Museo Guggenheim di Bilbao le ha dedicato un’ampia retrospettiva intitolata I’m Your Mirror. Nel febbraio di quest’anno è stata insignita dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Francia dal ministero della Cultura francese per essersi distinta per le sue creazioni in campo artistico.

Crowned Idols/Idoli incoronati. Courtesy dell’artista e del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai. Foto Maria Pia Ballarino

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