Idee, immagini, visioni. Alla Fondazione Carispezia ha inaugurato MATRICE, la mostra di Jacopo Benassi curata da Antonio Grulli
MATRICE rappresenta, per Benassi, un progetto ambizioso ed intimo estremamente legato al suo passato. Costellato da successi internazionali e da un radicato rapporto con La Spezia, sua città natale, l’artista torna nella cittadina ligure con un punto di vista inedito ispirato al pittore spezzino Agostino Fossati, imprescindibile punto di riferimento per l’evoluzione del suo percorso professionale e artistico.
MATRICE, metaforicamente, costituisce l’origine, la causa fondamentale, l’elemento ispiratore. Il titolo della mostra vuole infatti evocare La Spezia come “la grande madre”, non solo generatrice di vita ma anche forza motrice, luogo di sviluppo creativo, incubatore di idee e nuovi possibili percorsi.
Il progetto espositivo si svolge su due momenti ben distinti: una prima fase, antecedente all’inaugurazione del 9 aprile, una struttura in cartongesso dalla forma uterina ha occupato la sala centrale della Fondazione costituendo una vera e propria matrice su cui sono state realizzate le opere. Segue poi la seconda fase caratterizzata dal sezionamento delle mura in cartongesso che, qui, diventano supporto fondamentale delle opere create. MATRICE è un ibrido, è pittura, fotografia, scultura e opera site specific.
Per comprendere meglio MATRICE, Jacopo Benassi e Antonio Grulli ci raccontano la loro prospettiva.
Jacopo, come nasce quest’ambizioso e intimo progetto espositivo e perché proprio a La Spezia, tua città natale?
La mostra nasce da un’idea di Giacomo Bei e Andrea Corradino, Presidente della Fondazione Carispezia, che ha promosso il progetto. Devo confessare che non me lo aspettavo. La Fondazione Carispezia è da sempre molto impegnata culturalmente in tutta la provincia ma non credevo volesse celebrarmi, quindi quando mi hanno chiamato, ho subito accettato senza esitazioni. Inizialmente non nego che la mia prima reazione sia stata quella di non esporre miei lavori ma di celebrare Sergio Fregoso, la persona che mi ha insegnato a guardare il mondo dietro una fotocamera, e anche davanti. Ho poi pensato che sarebbe stato un lavoro troppo grande e non sapendo se potevo gestirlo, sono arrivato a sentire che un mio lavoro poteva riflettere anche il pensiero di Sergio. Perché Sergio amava davvero La Spezia. Ero reduce da un periodo abbastanza duro tra Covid, una mostra importantissima al Museo Pecci e una in Galleria da Francesca Minini: mi sono chiuso in studio e mi sono lasciato trasportare. Sono ripartito da zero guardando la mia città senza persone: l’ho riportata alla palude che era all’inizio della sua storia. Il mio lavoro passa dalla fotocamera e diventa scultura, pittura, suono, azione. Senza di lei non riuscirei ad essere una sola di tutte queste cose. E così è nata MATRICE.
Quanto ha inciso sul tuo lavoro il legame con il territorio spezzino?
Tutto il mio lavoro è dove vivo la mia vita, il mio studio è la matrice ed è in piazza Brin a La Spezia. Questa mostra è una dichiarazione d’amore ma anche una lettera d’addio.
Cosa si dovrebbe aspettare il fruitore da MATRICE e quale rapporto vorresti si instaurasse con le opere esposte? (domanda doppia prospettiva artista/prospettiva curatore)
J.B.: Come siamo diventati e chi sono io sicuramente. Voglio anche deludere chi pensa che il mio lavoro sia dietro un personaggio o una bella foto! Questa mostra forse guarda oltre la mia città, ma la cosa incredibile che è lei che me lo ha permesso!
A.G.: Credo il fruitore in primis debba aspettarsi una mostra in grado di ripensare il rapporto tra linguaggi differenti quali sono fotografia, pittura e scultura. Jacopo è riuscito a ripensarli in una chiave davvero personale e unica, in un momento in cui per altro la fotografia è in una inevitabile fase di cambiamento dettata soprattutto dalla sua moltiplicazione pressoché infinita grazie ai devices che tutti noi usiamo nella nostra vita. Matrice è a tutti gli effetti un ulteriore passo di crescita nel percorso di un artista che non è in grado di sedersi sulle posizioni acquisite. Inoltre, la mostra è un grande atto di amore per la città in cui l’artista è nato e in cui vive. Le opere esposte sono intrise anche del passato culturale della città: vi è una linea molto precisa che nasce con il Futurismo (che qui ha avuto un’importante stagione di sperimentazione visiva, sonora, letteraria e architettonica) passa per il movimento Punk (molto forte in città) e arriva fino a Benassi.
Antonio, come è nata la collaborazione con Jacopo e come si è sviluppato il concept di MATRICE? C’è stata contaminazione di pensieri durante la vostra collaborazione?
Con Jacopo collaboriamo ormai da almeno cinque anni e abbiamo fatto molti progetti assieme. Entrambi siamo della zona spezzina: lui è della città mentre io sono cresciuto ad Aulla (MS). Ma ci siamo conosciuti tardi e per vie legate al mondo dell’arte. Da allora in avanti la contaminazione di pensieri è stata continua e per me molto importante; spero di averlo aiutato a mia volta a crescere. Jacopo è un artista che va lasciato molto libero di seguire il flusso delle sue intuizioni, senza imbrigliarlo in quei momenti di creazione. Una volta ultimati questi momenti però vi è sempre una fase di incontro e dialogo in cui rimettiamo tutto in discussione in maniera molto aperta, e vedo che spesso i miei pensieri e le mie annotazioni fanno presa in lui in maniera fertile. Ogni progetto da noi realizzato è il frutto del rimpallarsi di idee, immagini, pensieri e suggestioni. Spesso collaboriamo in modalità molto particolari, ad esempio nel modo in cui Jacopo riesce a inglobare le mie parole e miei testi nel suo lavoro, come è accaduto anche in questa occasione. Scrivendo questa risposta mi rendo conto che non si tratta del classico rapporto tra critico/curatore e artista, è qualcosa di diverso.
Un dettaglio su cui il visitatore della mostra dovrebbe soffermarsi (domanda doppia prospettiva artista/prospettiva curatore)
J.B.: Ho lasciato più prove schiaccianti di dettagli. Ce ne sono troppi, ne dico uno: mia madre!
A.G.: La superficie pittorica dei dipinti.
Jacopo, progetti futuri? Cosa ti auguri e cosa auguri alla città della Spezia dalla tua prospettiva d’artista?
Vivere, morire in Borgogna. Auguro che la Fondazione Carispezia continui questo progetto con curatori e artisti.
Info utili
Il periodo di apertura della mostra sarà ricco di incontri aperti al pubblico con figure che hanno rivestito un ruolo importante nel percorso dell’artista e che gli hanno lasciato un’impronta fondamentale nell’anima.
La mostra sarà visitabile dal 10 aprile al 31 luglio 2022 presso la Fondazione Carispezia (La Spezia, via D. Chiodo 36) dal martedì alla domenica di aprile/maggio dalle 16.00 alle 21.00, e da giugno dalle 18.00 alle 22.00.