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Dagli scavi a Torino: una mostra da 120 opere racconta le case Pompei

Sileno disteso, I sec. d.C. Affresco Stabiae, Villa Arianna Sileno disteso, I sec. d.C. Affresco Stabiae, Villa Arianna
Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino
Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino
Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino presenta la mostra Invito a Pompei, curata dal Parco Archeologico di Pompei e da Palazzo Madama. Dall’8 aprile al 29 agosto 2022.

Nella maestosa Sala del Senato, dove si è fatta l’Italia, si snoda un percorso suggestivo attraverso gli ambienti delle case più lussuose della Pompei del I secolo d. C., attraverso una selezione di 120 opere (arredi, statue, gioielli, bronzi, vetri, apparati decorativi). Si entra così – a distanza di duemila anni da quella tragica eruzione del 79 d.C. che ha distrutto vita, persone, città – nella domus romana, scoprendo com’era arredata, quali funzioni aveva, com’era la quotidianità della gente di allora. E Torino, Augusta Taurinorum, che ne avrà avuto notizia attraverso le lettere di Plinio il Giovane a Tacito, omaggia ora l’antica città pompeiana.

Ad apertura, il bel plastico di fine Ottocento della Casa del Poeta Tragico, con le sue colonne e la base rosso pompeiano. Entriamo in una ideale domus e facciamo un giro. Superato l’ingresso, ecco l’atrio, una corte scoperta da cui l’abitazione riceveva luce e acqua (raccolta in una vasca al centro).

Sileno disteso, I sec. d.C. Affresco Stabiae, Villa Arianna
Sileno disteso, I sec. d.C., Affresco Stabiae, Villa Arianna

Nell’atrio c’era il larario, una specie di edicola con altare dedicata al culto domestico, dove erano esposti gli dei tutelari della casa, i Lari, raffigurati come giovani fidanzati, simbolo di prosperità. Insieme ai Lari altre divinità proteggevano la famiglia come Ercole, Mercurio, Bacco, Apollo e tanti altri testimoniati da piccole statue. Colpisce la Mano di Sabazio in bronzo, una mano votiva con indice e anulare piegati in segno di benedizione latina, soprattutto a favore delle partorienti.

Intorno all’atrio si organizzavano i vari ambienti, di rappresentanza e privati. Entriamo nel Triclinio, una sala spesso aperta su un giardino, destinata a pranzi e banchetti. Lì si mangiava, sdraiati su tre letti disposti a ferro di cavallo, di cui ne vediamo uno proveniente dalla Casa del Menandro, una domus ricchissima che si estendeva per 1830 mq.   Vediamo i bracieri in ferro in cui venivano scaldate le vivande, i tavoli in bronzo e marmo su cui venivano appoggiate, candelabri e lucerne in bronzo finemente lavorati, appliques, dadi da gioco e molte altre cose, tra cui una splendida coppa lavorata a sbalzo con amorini.

Passiamo poi nel Peristilio e nel giardino, in cui si riposava dopo il pranzo, in mezzo ad alberi da frutta e ortaggi. Luoghi di svago e piacere che i ricchi abbellivano con fontane, aiuole, ninfei, zampilli d’acqua, statue. Tra i ninfei più belli vi era quello della Casa del Bracciale in mosaico e pasta vitrea, che rifletteva l’acqua con giochi di luce in un giardino affacciato sul mare. Davvero affascinante, con la sua decorazione a conchiglie e, al centro, giochi d’acqua, che attraverso una scaletta portavano nella vasca. E, a conciliare gli effetti di Bacco con l’ambiente, ecco magnifiche statue in marmo di nudi maschili, statue bifronti col volto del dio, statuette con satiri, mascheroni, putti con anitre e grappoli d’uva (che poi sono diventati gli Amorini del nostro Rinascimento).

Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino
Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino

E poi c’era il Cubiculum, la camera da letto. A volte più d’uno, i cubicula disposti intorno all’atrio o in parti riservate della casa, servivano per dormire, per incontri erotici, discussioni su affari delicati. Era in quelle stanze che le matrone tenevano gli oggetti da toilettes, specchi, trucchi, creme, profumi come racconta il poeta Ovidio. E anche gioielli d’oro, perle, pietre preziose. Ecco là uno specchio d’argento, una pisside per cosmetici, un contenitore di unguenti in vetro verde e azzurro, e poi pettini d’osso, cucchiaini da trucco, e gioielli: collane e bracciali d’oro, a volte con smeraldi, orecchini a barretta in oro e perle, che tintinnavano, orecchini a canestro in oro e quarzo, o tutti d’oro. E gli anelli?  Di tutti i tipi, in oro a forma di serpente a due teste, o con pietre preziose.

La domus pompeiana aveva le pareti ricoperte di affreschi con volti di maschere teatrali, putti, figure maschili, scene di caccia e mitologiche, paesaggi di mare, divinità.  Molti ritrovati nella seconda metà dell’Ottocento e divisi in quattro stili dagli archeologi oggi raccontano la pittura del tempo. Anche i pavimenti erano bellissimi, con decorazioni a mosaico stilizzate di grande modernità.  Tutto questo sparito sotto la cenere in poche ore, come testimoniano i calchi delle vittime, che incontriamo alla fine del percorso. Tra le oltre mille ritrovate, eccone alcune: un cane da guardia che si divincola dal guinzaglio e due uomini caduti, uno con la testa nel grembo dell’altro. Un dramma.

Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino
Palazzo Madama, Pompei. Ph Perottino

Informazioni

Invito a Pompei
Torino, Palazzo Madama (8 aprile-29 agosto 2022)
Organizzata con la Glocal Project Consulting
Catalogo Silvana Editoriale
Orari: Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Informazioni: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501§
www.palazzomadamatorino.it
Prenotazioni: 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com

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