Il 28 aprile 1992 moriva a Madrid Francis Bacon. Sono trascorsi 30 anni, ma la crescita dell’apprezzamento e del prestigio del pittore non accenna a fermarsi
Il 28 aprile 1992 moriva a Madrid Francis Bacon, per le complicazioni di una polmonite aggravata dalla sua asma cronica. Sono trascorsi 30 anni, ma la crescita esponenziale dell’apprezzamento e del prestigio del pittore irlandese non accenna a fermarsi. Il suo è ormai il caso di un artista diventato icona per la sua personalità, per la sua sregolatezza, per i suoi lati oscuri. Oltre che per la straordinaria qualità della sua arte. Come Caravaggio, come Pollock, come Basquiat. “Penso che Bacon sia uno dei più grandi pittori di tutti i tempi”, disse di lui Damien Hirst. “È in cima con Goya, Soutine e Van Gogh: pittori sporchi che lottano con il lato oscuro delle cose. È complicato. Non si tratta di abilità formali o di tecnica o destrezza. Si tratta di fede”.
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Bacon nacque il 28 ottobre del 1909 a Dublino. Di origini nobiliari, i soldi a Bacon non mancarono mai, tranne quando decise di andarsene via di casa molto giovane. A quindici anni fu mandato in collegio, ma nel 1926 decise di trasferirsi a Londra, dove iniziò a frequentare il giro gay e fece i più disparati lavori per mantenersi. Poi Bacon decise di trasferirsi a Parigi, vera culla culturale, dove entrò in contatto con i pittori, visitando musei e gallerie. A circa vent’anni decise di tornare a Londra e aprire un suo piccolo studio a South Kensington. Conoscere il pittore Roy de Maistre fu una vera svolta: fu lui a dargli le prime conoscenze tecniche riguardo la pittura. Erich Hall decise di investire su Bacon come artista, iniziando anche a pagargli l’affitto di una casa: i due diventarono amanti, anche se Erich era sposato e aveva dei figli. Bacon iniziò a dare vita ai suoi immensi capolavori che in breve tempo lo fecero diventare famoso e apprezzato anche dalla critica.
Caos interiore
Negli anni ’50 Francis era un’artista affermato, anche a livello internazionale. In quegli anni aveva aumentato la produzione artistica, e viaggiava molto. Anche per andare a trovare la madre, che nel frattempo si era trasferita in Sud Africa dopo la separazione dal marito. Nel 1962 una grande notizia: la sua personale alla Tate Gallery di Londra. Non fu certo il denaro a render felice Bacon: era un alcolizzato, che passava la sua vita tra locali e storie d’amore intrise di pazzia, gelosia, di ossessioni che lo rendevano dipendente dai suoi compagni. Il suo studio rappresentava il caos interiore che quest’uomo aveva dentro. Uno studio dove avevano accesso pochissime persone e amici fidati, tra cui anche il suo nuovo amante George Dyer. Nel 1992 Bacon fu ricoverato in in una clinica dove morì, assistito da due suore.