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Pinacoteca Tosio Martinengo, una nuova guida per scoprire i tesori della collezione bresciana

Pinacoteca Tosio Martinengo

Pinacoteca Tosio MartinengoPinacoteca Tosio Martinengo, una nuova guida per scoprire i tesori della collezione bresciana, una lunga storia di accoglienza e scoperta

Anno ricco di novità per la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, con arrivi e partenze di opere da collezioni italiane e internazionali: attesi in città, da metà maggio a fine anno, Giacomo Ceruti, Lorenzo Lotto, Vincenzo Foppa e Domenico Ghidoni. Il primo è arrivato a metà maggio e va ad arricchire il nuovo percorso dedicato alla pittura del Settecento, si tratta del Ritratto di Carlo Emanuele Massa di Giacomo Ceruti, (1750 ca.) prestito della Fondazione Cavallini-Sgarbi. Un appuntamento che si configura come preludio per la grande mostra dedicata a Giacomo Ceruti prevista per il 2023, anno in cui Brescia sarà Capitale della Cultura con Bergamo.

La Pinacoteca ha deciso inoltre di raccontarsi attraverso una nuova guida, curata da Roberta D’Adda (Skira). Il volume si rivela come un viaggio tra cinque secoli di storia dell’Arte, dal tardo Gotico al primo Ottocento, e tra cinquanta degli oltre cento capolavori del museo, con opere di Raffaello, Lotto, Foppa, Savoldo, Romanino, Moretto, poi ancora Cifrondi e Ceruti, Sofonisba Anguissola e Hayez. Il nuovo percorso, composto da ventuno sale, è stato pensato per restituire al visitatore la complessità (e la ricchezza) del patrimonio del museo e delle sue collezioni.

La Sala del Ceruti (XII) alla Pinacoteca Tosio Martinengo © adicorbetta
La Sala del Ceruti (XII) alla Pinacoteca Tosio Martinengo © adicorbetta

«In questo volume – scrive il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono in apertura della guida – trova luogo il racconto di come la città ha costruito nel tempo un tesoro pensato per essere universalmente condiviso, in una indissolubile sinergia tra solidarietà e cultura che – ancora una volta – è elemento peculiare della brescianità»

Dopo le numerose fasi di riordino e riallestimento che si sono avvicendate tra gli anni Settanta del Novecento e l’inizio del XXI secolo, nel 2018 è stato aperto al pubblico l’attuale allestimento della Pinacoteca Tosio Martinengo che valorizza le caratteristiche originali dell’edificio, mettendo le opere in uno spazio che suggerisce l’ambientazione delle dimore dove si sono formate le collezioni del nucleo fondante del patrimonio museale. Questo nuovo progetto espositivo ha preso forma in seguito all’analisi della collezione attraverso la sua storia, che vede la fusione di due nuclei distinti, uno relativo alle raccolte private e l’altro più strettamente connesso alla cultura figurativa bresciana. Inoltre è stata ricostituita la secessione cronologica originale delle raccolte fondative, che arrivava fino ai primi decenni dell’Ottocento, alle opere di questo periodo sono state dedicate le sale conclusive del percorso.

In questa nuova guida, che fa ordine sulla complessità delle collezioni Tosio Martinengo, trova spazio un’introduzione con la storia della Pinacoteca e delle sue collezioni (a firma della curatrice, Roberta D’Adda), un portfolio di fotografie di Gianni Berengo Gardin, una ricca selezione con le schede dei capolavori più importanti esposti al pubblico, e un’appendice con due brevi note, una sulla storia di Palazzo Martinengo da Barco e l’altra sulla pittura bresciana in città e nel territorio.

Tra i capolavori in evidenza troviamo la stupenda tavola raffigurante San Giorgio e il drago (1460-1465 circa) proveniente dalla chiesa bresciana di San Giorgio: «Le varie ipotesi hanno visto chiamati in causa artisti più o meno noti della pittura gotica bresciana, ma anche maestri di ambito lombardo o dell’area venetoadriatica che va da Ferrara a Venezia. Di fatto, le letture più recenti propendono per un ignoto artista che, lavorando a Brescia, ebbe modo di intercettare diverse influenze, da quelle milanesi a quella di Jacopo Bellini e, soprattutto, di conoscere Gentile da Fabriano, che nel Broletto cittadino aveva dipinto alcune scene della Leggenda di san Giorgio»; oppure il Cristo Redentore di Raffaello (1505-1506 circa), entrato a far parte della collezione nel 1844, olio su tavola che risulta tra i primi acquisti effettuati da Paolo Tosio.

Tra il 1824 e il 1825, Paolo Tosio acquista anche l’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto, un olio su tela di grande bellezza, che riluce di toni azzurri e rosa, colori che risplendono anche nella Madonna con il Bambino e san Giovannino (1650 circa) del Sassoferrato: «La tela è entrata nelle collezioni della Pinacoteca Tosio Martinengo nel 1942 grazie al lascito del bresciano Angelo Minola, che l’aveva acquistata a Milano agli inizi del Novecento. Catalogata come opera di anonimo, è stata restituita con decisione a Sassoferrato da Vittorio Sgarbi, che vi ha riconosciuto una derivazione dalla Madonna Giustiniani di Andrea del Sarto, opera perduta ma nota attraverso un’incisione di Cornelis Bloemaert pubblicata a Roma attorno al 1635, alla quale Sassoferrato potrebbe aver attinto per la sua creazione». A cavallo tra 1600 e 1700 trovano poi spazio, ovviamente, le opere del Pitocchetto, di cui la Pinacoteca ha una ricca selezione, spicca però, tra i pittori della realtà, il Mugnaio di Antonio Cifrondi (1720 circa), acquistato nel 1935 dopo essere stato esposto alla mostra dedicata al Seicento e al Settecento bresciano organizzata presso il palazzo della Loggia.

Questi sono solo pochissimi esempi del ricco patrimonio che la Pinacoteca ha raccolto nel corso degli anni (ci sono ovviamente anche i brescianissimi Savoldo, Romanino e Moretto), e questa nuova guida aiuta il visitatore (e non solo) a farsi strada in questi secoli di arte e storia, qui svelati nei loro percorsi, un lungo cammino che ha portato a dialogare la pittura bresciana con gli esiti artistici dei più grandi pittori di tutta Italia, in un continuo processo di scambio e accoglienza.

Pinacoteca Tosio Martinengo

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