Un nuovo allestimento, una rivoluzione alle porte. É stato firmato il protocollo d’intesa tra Arcidiocesi di Milano, Regione Lombardia, Comune di Milano e Istituto per il Credito Sportivo. Entro il 2026 il museo diocesano Carlo Maria Martini e il complesso monumentale di Sant’Eustorgio diventeranno un unico polo museale.
La nuova istituzione culturale coinvolgerà la cappella Portinari, gioiello rinascimentale affrescato da Vicenzo Foppa, il chiostro più piccolo trasformato in un giardino, la basilica, le collezioni d’arte, il cimitero paleocristiano e anche la piazza. L’obiettivo è rendere operativo il percorso espositivo entro le Olimpiadi di Milano-Cortina.
Questo sarà caratterizzato da una doppia dinamica immersiva, fondamentale per innescare un dialogo con la memoria dei visitatori e fornire loro nuovi stimoli per approfondire la storia di Milano e non solo.
Un primo livello di coinvolgimento è quello nel presente: il percorso museale attraversa e abita spazi normalmente usati per le attività della comunità cristiana (la basilica per la preghiera, le sale per incontri di formazione), comunicando in questo modo la certezza di trovarsi non in uno spazio morto, ma in un luogo che vive della tradizione che custodisce. Un secondo livello è nel passato: le tecnologie multimediali consentiranno di allestire gli spazi creando cornici visive e sonore capaci di stimolare la fantasia del visitatore, oltre che fornirgli importanti informazioni.
A livello contenutistico il Museo ripercorrerà la storia di Milano a partire dal 313 d. C., anno in cui fu firmato l’editto di Costantino. L’offerta culturale, racconta Davide Rampello, direttore creativo di Rampello & partners Creative Studio, che ha ideato il concept design del nuovo Museo, «sarà completata con la creazione di spazi di aggregazione in cui ad esempio poter gustare le eccellenze enogastronomiche frutto dell’operosità degli artigiani e dei coltivatori che vivono nella diocesi più grande del mondo». Si tratterà quindi di un Museo «non solo da visitare, ma da abitare, da vivere. Un Museo che generi aggregazione, comunità, cultura. Un Museo per tutti, giovani e famiglie». Questo si traduce nella riqualificazione del più piccolo dei chiostri, oggi utilizzato solo dall’oratorio, e la ricostruzione del quarto lato di quello grande, adesso chiuso da una parete di legno. Quella su cui, lo scorso anno, è stato realizzato il murale di Orticanoodles. !Qui troveranno spazio una libreria e una trattoria.
Un progetto ambizioso e delicato sotto diversi aspetti, a partire da quelli realizzativi ed economici. La complessità dell’operazione richiede infatti il massimo studio sull’opera. Per questo sarà costituito un comitato scientifico che seguirà passo passo il progetto. A partire dalla scelta dell’architetto che dovrà tradurre in pratica le idee di Rampello. A tal proposito sono già stati interpellati alcuni fra i principali studi della città. «Non possiamo esporci sui valori in gioco senza un progetto più preciso – ha spiegato mons. Marinoni -, ma certamente si parla di diversi milioni di euro per la riqualificazione dell’immobile, il suo efficientamento energetico e l’allestimento museale».