Dal 26 giugno la stazione intermedia della funivia del Monte Bianco ospita due stele mastodontiche, scelte e rielaborate dallo scultore Donato Savin. Trasportate in elicottero, sono state posate a 2173 m. a Pavillon, dove lo scultore le ha sbozzate a cielo aperto, dopo averle rinvenute a Epinel, vicino a Cogne.
Appaiono ora come due arcaici guerrieri giganteschi, fuori dal tempo e dalla storia. Di pietra ruvida e grigia, svettano sotto il cielo, mutando cromia quando assecondano le variazioni luminose del giorno, della notte, e delle stagioni. Come se fosse la natura a dipingere se stessa, sullo sfondo bianco della neve e delle nuvole.
Donato Savin è scultore professionista internazionale, che da tempo ha fatto suo il linguaggio della pietra, sbozzandola e reinterpretandola. Eleva a poesia frammenti di natura, utilizzando rocce fluviali o grandi lastre che si sono staccate dalla montagna. Da sempre ama percorrere sentieri scoscesi, costeggiare il greto dei torrenti, attraversare le pietraie, salire sempre più in alto, instancabile.
Sono occasioni propizie per scoprire e appropriarsi di vene di marmo, o di onice, o di magnetite, o di quarzo, o di malachite. Le riconosce a colpo d’occhio, e non come se fosse un geologo, ma d’istinto e per esperienza pluriennale. Riempie la sua sacca di pietre grigie, nere, rossastre, bianche, ruvide, lisce o spigolose. Oppure, quando si trova di fronte a grandi masse, organizza il prelievo e il trasporto con tutti i mezzi possibili. La sua stessa casa, a Epinel, l’ha costruita pezzo per pezzo, su un prato scosceso divenuto giardino. Qui ha organizzato anche un ampio laboratorio, dove tutto diventa possibile.
Tagliare, modellare, lisciare le pietre, e persino forgiare e piegare il ferro. Per ogni materia ha lo strumento adatto a domarla. La sua abitazione è gremita di forme – grappoli d’uva, mele, uccellini, pecorelle, piccoli tori, ritratti, presepi, strumenti musicali, persino un bimbo in culla – tutte pesantissime ovviamente.
Dal comunicato stampa dell’evento di questi giorni ho appreso che trenta milioni di anni fa, durante l’era terziaria, in seguito alla spinta della placca tettonica africana e di quella asiatica, si formò la catena delle Alpi con l’emersione del Monte Bianco dall’oceano insieme ad altre 24 cime di oltre 4.000 metri.
Trenta milioni di anni dopo un grande elicottero ha depositato a 2173 metri, due stele dello scultore Donato Savin. Ora stanno lì a guardia, sotto la cima della Grande Montagna, a ricordarci la nostra piccolezza.