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Tra colonialismo ed evoluzione. I tre finalisti Maxxi Bvlgari Prize

L'opera di Silvia Rosi per il Maxxi Bvlgari Prize (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi by SIAE 2022) L'opera di Silvia Rosi per il Maxxi Bvlgari Prize (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi by SIAE 2022)
L'opera di Silvia Rosi per il Maxxi Bvlgari Prize (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi by SIAE 2022)
L’opera di Silvia Rosi per il Maxxi Bvlgari Prize (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi by SIAE 2022)

In mostra a Roma Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki, finalisti della terza edizione del Maxxi Bvlgari Prize

Credo che la partnership con Bvlgari sia un dono prezioso per il nostro Museo”, ha affermato Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi alla presentazione della terza edizione del Maxxi Bvlgari Prize, giovedì 23 giugno. Il premio di collaborazione tra la maison di lusso e il Museo delle Arti del XXI secolo è scandito da una cadenza biennale e dedicato alla promozione e al lancio delle generazioni degli artisti italiani emergenti nel mondo; la mission è anche quella di consolidarne il percorso.

Questo museo ha nel suo DNA l’obiettivo di dare forza e valore ai giovani artisti. Si tratta di un progetto non effimero, non episodico, ma fondamentale per la scena artistica italiana. Non è un caso che i finalisti delle edizioni passate siano tutti cresciuti tanto dopo questo premio. Chi esponendo alla Biennale, chi a Kassel o in altre importanti istituzioni e manifestazioni”, ha aggiunto Melandri. La selezione, di respiro internazionale, avviene in due fasi: nella prima, un team di esperti candida due artisti ciascuno. Nella seconda, un pool di giurati individua i tre finalisti, decretando il progetto vincitore e quello che entrerà a far parte della collezione del Museo.

 

L'opera di Alessandra Ferrini (foto Daniel Richard Passafiume)
L’opera di Alessandra Ferrini (foto Daniel Richard Passafiume)

Al centro della scena quest’anno non c’è un futuro distopico, come è avvenuto in passato. Con i loro progetti, anche molto diversi, i tre finalisti di oggi presentano una radiografia di quella che è la realtà attuale”, ha commentato la curatrice Giulia Ferracci. Rispecchiando il commento che il Direttore Maxxi Arte, Bartolomeo Pietromarchi, ha rivolto ad Artslife: “Usciti dalla crisi pandemica, questa edizione si caratterizza per un particolare rigore e un equilibrio di approccio. Gli artisti sono dei sismografi, ci offrono la giusta prospettiva per guardare a quello che accade”. Allestita nella galleria cinque, la mostra presenta le opere di Alessandra Ferrini (1984, Firenze), Silvia Rosi (1992, Scandiano) e Namsal Siedlecki (1986, Greenfield).

Evoluzione e storia coloniale

L’eterno conflitto tra la specie umana, la tecnica e la natura è ciò che racconta Siedlecki con la serie Nuovo vuoto (2022). Sei sculture a forma di mano, create e levigate con materiali e stili differenti. La mano rappresenta molte cose: artigianato, creatività, lavoro, movimento, trasformazione, ma soprattutto umanità e dunque successi ed errori. In Gaddafi in Rome: Notes for a Film (2022), Alessandra Ferrini crea una sorta di cinema espanso, scegliendo di affrescare un nuovo capitolo della storia imperialista italiana ed europea, con focus sugli eventi accaduti prima e durante il soggiorno del leader libico Muammar Gheddafi in Italia nel 2009.

 

L'opera di Namsal Siedlecki (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi)
L’opera di Namsal Siedlecki (foto Roberto Luigi Apa, Courtesy Fondazione Maxxi)

Con l’opera Teacher Don’t Teach Me Nonsense (2022) Silvia Rosi si concentra invece sul tema identitario come dimensione individuale e collettiva a livello politico e culturale, operando dei rilievi a partire dal linguaggio delle sue origini, legate al Togo. Un artista soltanto tratta di evoluzione, mentre due dei tre finalisti scelti portano lavori che si legano alla storia coloniale. Facendo leva su di essa e andando a scandagliarne i profili per ritrovarne le tracce nel presente. In un caso senza giudizi, nell’altro con venate pretese.

Artslife ha chiesto a Giovanna Melandri di commentare questo aspetto, domandando se non ci sia il rischio che la Cancel Culture possa insinuarsi entro le mura dei musei proprio attraverso l’insistenza sul tema coloniale: “Il colonialismo è purtroppo un tema ancora attuale, se consideriamo, ad esempio, la questione di Russia e Ucraina, ma in questo Museo non permetteremo mai alla Cancel Culture di farsi strada – ha assicurato la presidente della Fondazione Maxxi – anzi, sto ragionando di portare una mostra sulla Cancel Culture proprio qui, presto organizzeremo qualcosa”.

https://www.maxxi.art/

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