Palazzo Reale di Napoli ospita fino al 6 settembre una mostra dedicata agli arazzi con le Storie di Don Chisciotte realizzati dalla Real Fabbrica di Napoli
Il personaggio di Don Chisciotte creato dallo scrittore Miguel de Cervantes (1547-1616) è sopravvissuto a quattro secoli e il suo messaggio è ancora estremamente attuale: la sua irriducibilità, il suo battersi per la verità e per la soluzione dei problemi sono una costante nella vita di ogni individuo. A celebrare la figura dell’hidalgo spagnolo è una mostra dal titolo, Don Chisciotte tra Napoli, Caserta e il Quirinale: i cartoni e gli arazzi, allestita nelle sale del Palazzo Reale di Napoli, fino al 6 settembre 2022 e curata da Mario Epifani e da Encarnación Sánchez García, dove si intende ricostruire la produzione della serie di arazzi con Storie di Don Chisciotte eseguiti dalla manifattura napoletana tra il 1757 e il 1779.
Intorno al 1598 Cervantes iniziò la stesura del romanzo in cui narra le avventure di Alfonso Quijano, un hidalgo di paese che, impazzito a causa della sua passione per la letteratura cavalleresca, abbandona proprietà e famiglia, e attraversa la Spagna per combattere le ingiustizie, offrendo soccorso alle dame in difficoltà e proteggendo i deboli. Nacque così l’opera El genioso hidalgo don Quijote de la Mancha (1605), cui seguì, dieci anni dopo, la Segunda parte del ingenioso caballero don Quijote de la Mancha (Madrid 1615).
I due volumi riuniti con il titolo Don Quijote de la Mancha, segnarono la nascita del romanzo moderno: per la prima volta il racconto attinse dalla realtà storica e dalla esperienza quotidiana, incentrato sulla psiche di un eroe tragicomico e trasformato dalla sua allucinata fantasia. Cervantes utilizzò elementi, tecniche e procedimenti che saranno ripresi dagli scrittori dei secoli successivi, da Benito Perez Gàldos (1843-1920) a Gustave Flaubert (1821-1880), da Laurence Sterne (1713-1768) a William Faulkner (1897-1962), da Marcel Proust (1871-1922) ad Albert Camus (1913-1960), da Franz Kafka (1883-1924) a Italo Calvino (1923-1985).
Nel 1757 la Real Fabbrica di Napoli avviò la realizzazione di 46 arazzi (più 62 elementi decorativi, per un totale di 108 panni) ispirati all’omonimo romanzo. Salito al trono di Napoli nel 1734, Carlo di Borbone (1716-1788) fu un grande ammiratore dello scrittore spagnolo, al quale la Real Fabrica de Tapices di Madrid dedicò una serie tessuta tra il 1722 e il 1746. Gli arazzi napoletani esposti in mostra riprendono lo stesso impianto decorativo di quelli madrileni: una serie di 12 pezzi venne realizzata a Parigi (1721-1735) dalla Manifattura dei Gobelins e fu acquistata dal re. Entrambe le produzioni, napoletana e iberica, erano destinate alla Reggia di Caserta, ma furono trasferite dopo 1870 a Roma per arredare il Palazzo del Quirinale, nuova sede dei re dell’Italia unita.
I cartoni preparatori furono realizzati da diversi pittori attivi a Napoli nella seconda metà del Settecento: già collocati in questa galleria nel 1874, sono esposti al pubblico accanto ad alcuni degli arazzi provenienti dal Quirinale e alle edizioni a mezzo stampa del Don Chisciotte appartenenti alla Biblioteca Nazionale di Napoli.
La serie di tessuti, invece, venne prodotta cinque anni dopo la costruzione della Reggia di Caserta nel 1752 con lo scopo di decorare le stanze private del re e della regina. Come illustrano i disegni autografi in mostra, relativi all’appartamento del re, l’architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773) fornì alla Real Fabbrica le misure degli spazi disponibili sulla base delle quali dovevano essere realizzati gli arazzi, tenuto conto dei 12 panni francesi preesistenti.
Dopo il passaggio di Carlo di Borbone al trono di Spagna nel 1759 e la morte di Luigi Vanvitelli del 1773, il progetto fu modificato e il ciclo di tessuti realizzato nel 1779 venne collocato tra i depositi e le foresterie della Reggia. Spediti a Palermo a seguito della conquista francese del Regno nel 1798, gli arazzi tornarono a Napoli solo nel 1846. Con l’unità d’Italia, gran parte della serie fu trasferita a Roma per arredare l’appartamento di Margherita di Savoia (1851-1926) nel Palazzo del Quirinale. Alcuni panni restarono a Napoli, passando dal Palazzo Reale al Museo di Capodimonte: con l’ultimo invio al Quirinale nel 1998, la serie è stata definitivamente ricomposta.
Agli arazzi e ai cartoni presenti in mostra si integrano una serie di dipinti ispirati al romanzo di Cervantes e collocati sulle due pareti del corridoio principale: la grande tela del pittore Giuseppe Bonito (1707-1789), Don Chisciotte prende a colpi di spada una celata di cartone alla presenza del curato e del barbiere, dialoga con il Don Chisciotte bastonato a letto da un vettorale geloso di Antonio Dominici (1773-1794), e da quest’ultimo, Pietro Duranti (1710-1791), attivo nella città partenopea tra il 1743 e il 1789, realizzò la stessa scena.
Lo scrittore spagnolo trascorse diverso tempo a Napoli tra il 1572 e il 1575: il suo legame con la città era favorito dal fatto che essa era la capitale del Regno. Proprio al viceré, Pedro Fernandez de Castro, VII conte di Lemos (1560-1622), egli dedicò la seconda parte del Don Chisciotte, pubblicata a Madrid nel 1615. In esposizione ci sono diverse edizioni illustrate, tra cui la prima in spagnolo del 1671, una tradotta in italiano del 1677 e una tedesca del 1800-1801, appartenuta alla regina Maria Carolina d’Austria (1752-1814), moglie di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825). Decisamente più lussuose sono le edizioni in spagnolo pubblicate a Londra nel 1738 e a Madrid nel 1780. Le incisioni che le accompagnano, di John Vanderbank (1694-1739), di William Hogarth (1697-1764) e di Antonio Carnicero (1748-1814), e altri pittori spagnoli legati alla corte di Carlo di Borbone, sono qui messe a confronto con i cartoni preparatori per gli arazzi della Real Fabbrica di Napoli: benchè i modelli di Charles-Antoine Coypel (1661-1722), per gli arazzi francesi della manifattura Gobelins, diffusi attraverso riproduzioni a stampa, fossero il riferimento principale per l’iconografia donchisciottesca nell’Europa del Settecento, queste edizioni corrispondono a diverse interpretazioni del romanzo, più consapevoli e profonde, e ne attestano la vasta fortuna.
La Real Fabbrica degli arazzi di Napoli fu istituita nel 1738 da Carlo di Borbone sul modello della Manifacture Royale dei Gobelins a Parigi. Diffusi in Europa fin dal Medioevo, i tessuti erano elementi di arredo e utili come isolante termico, preziosi e altamente decorativi. Facilmente trasportabili, venivano spesso scambiati come doni diplomatici tra le corti europee. Fino alla sua chiusura nel 1799, la Real Fabbrica produsse una serie di arazzi, molti di essi sono conservati al Palazzo Reale di Napoli. In questa sala sono esposti due della serie Don Chisciotte, uno dei quali fa parte delle trentatré quinte realizzate come elementi decorativi da alternare ai panni con episodi del romanzo, in modo da coprire tutto lo spazio disponibile delle pareti. L’altro arazzo appartiene alla serie dei Gobelins acquistata da Carlo di Borbone verso il 1750, di cui la serie napoletana costituisce una prosecuzione, fedele alla prima nelle cornici decorative e nelle iscrizioni in francese che descrivono le singole scene. E’ inoltre esposta la partitura del Don Chisciotte di Giovanni Paisiello (1740-1816), opera in musica rappresentata a Napoli per la prima volta nel 1769, mentre era in corso la realizzazione della serie di arazzi dello stesso tema da parte della Real Fabbrica. Oltre ad attestare gli stretti rapporti tra musica e arte figurative, il Don Chisciotte di Paisiello è un esempio della fortuna del romanzo di Cervantes nella produzione musicale europea del Settecento.
L’immagine iconica dell’hidalgo che lotta contro i mulini a vento è da una parte una metafora della società contemporanea, della ricerca di una identità ormai persa, dell’uomo che si è smarrito nella pazzia e nell’ignoranza di Sancho Panza, quest’ultimo portatore anche di valori e furbizie contadine; dall’altro, lo scopo di Cervantes era di sottolineare l’inadeguatezza della nobiltà dell’epoca a fronteggiare i nuovi tempi che correvano in Spagna, un periodo storico caratterizzato dal materialismo e dal tramonto degli ideali.
Don Chisciotte tra Napoli, Caserta e il Quirinale: i cartoni e gli arazzi
Palazzo Reale di Napoli,
19 maggio – 6 settembre 2022
palazzorealedinapoli.org