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Un dipinto di Artemisia Gentileschi emerge a sorpresa dall’esplosione di Beirut del 2020

Hercules and Omphale, 1630, Artemisia Gentileschi. Oil on canvas, 78 3:4 × 98 7:16 in. Sursock Palace Collections - Beirut, Lebanon - fonte immagine www.getty.edu Hercules and Omphale, 1630, Artemisia Gentileschi. Oil on canvas, 78 3:4 × 98 7:16 in. Sursock Palace Collections - Beirut, Lebanon - fonte immagine www.getty.edu
Hercules and Omphale, 1630, Artemisia Gentileschi. Oil on canvas, 78 3:4 × 98 7:16 in. Sursock Palace Collections - Beirut, Lebanon - fonte immagine www.getty.edu
Hercules and Omphale, 1630, Artemisia Gentileschi. Oil on canvas, 78 3:4 × 98 7:16 in. Sursock Palace Collections – Beirut, Lebanon – fonte immagine www.getty.edu
Un dipinto senza autore, danneggiato nella tragica esplosione di Beirut del 4 agosto 2020 (oltre 200 morti e 7.500 feriti), si è rivelato essere un dipinto del XVII secolo perduto da tempo e riconducibile all’artista Artemisia Gentileschi. La tela si aggiunge a un’altra opera dell’artista coinvolta nell’incidente e poi restaurata in Italia: la Maddalena Sursock.

Con il ritrovamento di Ercole e Onfale il numero di dipinti conosciuti di Artemisia Gentileschi sale a 61. L’opera faceva parte della collezione della famiglia Sursock, appassionata di arte barocca italiana e libanese del XIX e XX secolo. La raccolta, conservata nel palazzo di famiglia, è andata seriamente danneggiata nel corso dell’esplosione che ha colpito Beirut nel 2020. I dipinti meno colpiti, sui cui dunque si poteva tentare un’operazione di restauro, sono stati consegnati nelle mani degli esperti. Sono stati loro, durante i lavori, ad avanzare ipotesi concrete sull’autorialità del dipinto.

Sono tante le opere che ogni anno si candidano ad attribuzioni eccellenti, ma questa volta pare davvero di trovarsi di fronte a un esempio della pittura più matura di Artemisia Gentileschi.

Il dipinto raffigura una scena del mito di Onfale, regina di Lidia, ed Ercole. In particolare racconta la vicenda in cui Ercole è costretto a diventare il servo di Onfale per un anno. Nei secoli il mito ha assunto varie sfumature, da quella erotica a quella comica. Ma Gentileschi, come era solita fare, sottolinea il ruolo della donna. Per una volta non serva o sottoposta alla sovranità maschile, ma autorità in grado di piegare al suo volere un eroe indomito come Ercole.

Secondo Davide Gasparotto, curatore del Getty Museum di New York, dove l’opera è in fase di restauro, il quadro sarebbe stato dipinto intorno al 1635. Durante un soggiorno napoletano dell’artista, «che è sempre stato una sorta di buco nero nella carriera di Artemisia, considerato meno importante e interessante». L’ipotesi si basa sulla somiglianza con altri quadri dell’artista come Bathsheba al bagno e Lot e le sue figlie.

Ercole e Onfale sarebbe arrivata a Beirut negli anni Venti dopo il matrimonio di Alfred Sursock con Maria Teresa Serra di Cassano, esponente di una vecchia famiglia napoletana. Il quadro è adesso in terribili condizioni, con un taglio di mezzo metro, all’altezza del ginocchio di Ercole, buchi, strappi e schegge di vetro conficcate nella tela come conseguenza dell’esplosione.

In base all’accordo con il proprietario Roderick Sursock Cochrane, il dipinto potrà restare al Getty fino al restauro totale di Palazzo Sursock, che non sarà completato prima di quattro o cinque anni. Se il restauro procederà spedito, Gasparotto spera di poterlo esporre nel 2024, quando è in programma un’esposizione di Gentileschi.

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