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Artissima 2022: i dieci “sì” dei galleristi per la fiera di Torino

Salvo, Mangiarsi, Artissima 2022 Salvo, Mangiarsi, Artissima 2022
Eugenio Tibaldi, Democratization of human defect (1-199), 2021 – Galleria Umberto di Marino, Artissima 2022, sezione disegni a cura di Irina Zucca Alessandrelli © Danilo Donzelli Photography

Dieci opinioni per dieci galleristi: da Disegni a Present Future, passando per la Main Section, Artissima 2022 si porta a casa solo una infilata di “sì” e una onda di entusiasmo. Possibile? Leggete qui

Artissima 2022, prima edizione di Luigi Fassi. Tutto bene? A quanto pare molto bene, almeno ascoltando il parere dei galleristi.
Non ci sarà il pubblico pre-covid, e non ci saranno le grandi holding dell’arte contemporanea globali tra i partecipanti, ma il clima è disteso, i collezionisti e vips che hanno comprato già nelle ore di preview non sono mancati, la fiera è curata e la città risponde con una programmazione che, qualcuno osserva, non c’è in nessun’altra città d’Europa.

Così, sarà l’entusiasmo o sarà un filo di auto-censura ma – vox populi vox déi – l’opinione dei diretti interessati è tutta sbilanciata sul sì. Per una fiera curata, moderata – qualcuno direbbe “rassicurante”, ma è il sintomo dei tempi – e molto godibile.

Artissima: le opinioni di dieci galleristi

Tra i più entusiasti c’è Nicola Mafessoni, titolare di Loom Gallery (Milano): «Il merito è anche delle mostre in città; il pubblico è arrivato a Torino anticipatamente, per le mostre della GAM e di Eliasson a Rivoli e, in questo modo, l’entusiasmo per l’arte aumenta. Nel nostro caso abbiamo inaugurato già con due vendite importanti concluse. Partire così dà una grande energia e già da ieri (giovedì 3 novembre, ndr) abbiamo proseguito con altre vendite che confermano questa edizione come la migliore degli ultimi anni». Un punto negativo? «Questo giro faccio davvero fatica a trovarlo», ci rivela il gallerista.

Simone Frittelli (Firenze), ci rivela che ogni volta ad Artissima incontra grandi risultati e spende parole positive anche per il comitato scientifico della fiera, per la professionalità nel consigliare anche i colleghi. Con uno stand tutto dedicato a Lucia Marcucci e alla sua “pittura-poesia-visiva”, Frittelli ci rivela di diversi pezzi opzionati, e di «collezionisti che non erano mai arrivati da me ma che stavolta hanno dimostrato un interesse importante per questa artista. E anche se si tratta di un collezionismo speculativo si sa, in Italia siamo abituati a trattare». Da queste parti, insomma, yes to all.

Paola Capata, Monitor (Roma, Lisbona e Pereto), ci risponde così: «Sono sempre più lontani quei tempi in cui alcune gallerie sembravo scollate dal contesto. Artissima poi resta leader del contemporaneo in Italia, in una città che risponde alla fiera con un interesse incredibile». Per le vendite se parlerà domenica, ma «l’opening è stato buono, e vi sono molti collezionisti internazionali importanti e un pubblico di livello».

Per Studio Sales di Norberto Ruggeri (Roma) va bene, anche se un po’ si sentono le mancanze di grandi gallerie – vedi le milanesi De Carlo, Kaufmann o Marconi – ma forse, mettiamola così, è un problema “geografico”.

Tra i ritorni di quest’anno c’è Pinksummer (Genova), con uno stand misurato che pone in dialogo Mariana Castillo Deball e Tomás Saraceno: «Bella la pianta della fiera e, punto molto positivo, il gioco tra la composizione degli stand è stato fatto non privilegiando i super big – posizionandoli all’ingresso – ma cercando di dare un senso circolare che funziona e non stanca collezionisti e visitatori», ci racconta Francesca Pennone, titolare della galleria con Antonella Berruti.

«Un incredibile e stupefacente parterre di collezionisti, curatori e dealers da Olanda, Germania, e Nord Europa che mai mi era capitato di vedere in una fiera», ci racconta Federica Schiavo, di Schiavo Zoppelli (Milano), nonostante secondo la gallerista si stia assottigliando ancora di più la fetta di collezionisti “medi” composta da professionisti e piccoli imprenditori la cui capacità di spesa – prima col covid e ora con la crisi – è stata falcidiata. Ma tutto sommato, anche da queste parti, è un sì totale.

Renata Fabbri (Milano) dichiara: «è una delle migliori fiere d’Italia in termini di partecipazione, sia di pubblico come di istituzioni; è tutto molto curato, la città risponde, c’è un ottimo team curatoriale e il giorno dell’opening è stato vivo e curioso. È, insieme a miart, il posto giusto».

Tra gli stranieri c’è Art:Concept (Parigi) che presenta nella sezione Present Future, dedicata agli emergenti, lo stand personale di Kate Newby: «Siamo tornati ad Artissima è abbiamo trovato un ritmo diverso, un’attenzione curatoriale e una serie di collezionisti italiani che abbiamo re-incontrato: siamo contenti di essere qui, nel nostro settore il riscontro è stato piuttosto positivo».

Vista dell’installazione di Kate Newby da Art:Concept, Artissima, Present-Future, 2022. Courtesy the artist and Art:Concept, Paris. Photo © Sebastiano Pellion di Persano

Altra sezione speciale, Disegni, con Umberto Di Marino (Napoli) che presenta un bellissimo solo show di Eugenio Tibaldi: «Artissima è un sì per il suo grande confronto internazionale, e perché stavolta c’è anche un ottimo ritorno di pubblico molto interessante. Mi verrebbe da dire di no per una condizione generale: obiettivamente il periodo è molto complesso, ci sono moltissime fiere e per noi diventa difficile sostenerle tutte, a qualche passaggio bisogna rinunciare. Mancano un po’ di major tra i partecipanti e c’è molta competizione tra le proposte, ma indubbiamente la fiera è bella e c’è un’ottima ricerca».

Chiudiamo con una galleria torinese, Alberto Peola: «Artissima rimane appuntamento irrinunciabile, con una qualità e un’atmosfera straordinaria. E poi c’è una città che è completamente impegnata a fare un lavoro enorme per questo periodo. La giornata inaugurale è stata ottima sia in fatto di pubblico che di collezionisti. Mi sembra un ottimo esordio per Luigi Fassi».

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