A novembre, a Genova, è di scena l’antico. Wannenes nelle sale del Palazzo del Melograno propone, oltre agli old master, un ricco catalogo di “Arredi, Ceramiche, Sculture e Oggetti d’Arte“
Sono ben 382 le opere che saranno esitate mercoledì 30 novembre da Wannenes. Se la sede meneghina della maison è la cornice per le aste di arte moderna e contemporanea, il capoluogo ligure rimane deputato all’antico.
La selezione di questo catalogo coinvolge oggetti d’arte che spaziano dai grandi arredi e gli oggetti da Wunderkammer, fino ad una scelta di ceramiche di diverse manifatture. I lotti offerti saranno visionabili in esposizione prima della vendita sempre a Genova dal 26 al 28 di novembre.
Il mercato del mondo antiquariale, che dà buone certezze di un valore che si mantiene nel tempo, ha una storia di successo da Wannenes. Ricordiamo, ad esempio, il risultato eccezionale realizzato nel 2020 da una una placca di avorio di Christoph Daniel Schenck (Costanza, 1633 – 1691) raffigurate la “Pietà”, che era stata battuta a 350.100 euro, realizzando il World Record Price per l’artista. Tra le molte opere presentate nell’asta in arrivo si segnala un grande rilievo in terracotta, opera di Pierre-Étienne Monnot (Orchamps-Vennes, 1657 – Roma, 1733), realizzato nel 1699 circa e raffigurante “Livio Odescalchi riceve Innocenzo XII a Palo” (lotto 638, stima 40.000 – 50.000 euro). Dopo un apprendistato prima a Digione e poi a Parigi, Monnot giunge a Roma intorno al 1687. Qui entra in contatto con Livio Odescalchi, colto collezionista d’arte e uno tra i più importanti personaggi nella Roma del tempo. E proprio per l’Odescalchi, che per almeno un ventennio sarà suo mecenate, esegue molte tra le opere più significative del suo soggiorno capitolino. Tra i molteplici lavori destinati all’uso privato si inserisce anche l’importante rilievo in terracotta presentato in asta, modello che trova puntuale riscontro nel marmo con medesimo episodio, oggi nella collezione Aldobrandini.
Di grande forza plastica è la scultura firmata da Odoardo Fantacchiotti (Roma, 1811 – Firenze, 1877) nel 1847. “Busto virile” in marmo bianco di Carrara (lotto 782, stima 6.000 – 8.000 euro) raffigura il soggetto fiero e severo, col viso dominato da un naso ben definito, contornato da una chioma composta ed una leggera barba mirabilmente scolpita. Artista molto apprezzato dalla committenza inglese e americana, Fantacchiotti è il fondatore di una delle più importanti botteghe fiorentine di scultura ed insieme, esponente di rilievo della monumentalistica nell’Italia ottocentesca. Nelle sue opere arriva a superare il linguaggio strettamente neoclassico di derivazione canoviana grazie ad una sensibilità davvero moderna, accompagnate da una particolare attenzione al vero.
Tra gli arredi si segnala un elegante cassettone impiallacciato in legno e radice di noce del XVIII secolo (lotto 566, stima 8.000 – 10.000 euro), di ebanista lombardo e prossimo ai lavori di Giuseppe Colombo, detto Il Mortarino. Un mobile ragguardevole, che riflette i dettami stilistici della Rocaille di metà ‘700 e mostra un debito di derivazione per lo più da modelli tedeschi.
Passando agli oggetti d’arte spicca un raro cofanetto in legno dorato e pastiglia, databile all’ inizio del XVI secolo (lotto 723, stima 4.000 – 4.500 euro), con facce ornate da elementi naturalistici, arpie e animali fantastici e nei fianchi un Cupido pronto a scoccare una freccia. È riconducibile, insieme al suo pendant (lotto 724, stima 2.000 – 2.400 euro), a una delle botteghe attive in Italia, per lo più nell’area del Nord-Est, tra la fine del XV e la metà del XVI secolo circa. Diversi esemplari noti sono infatti realizzati in territorio ferrarese – ma non solo – a partire dalla seconda metà del Quattrocento, forse anche per la corte mantovana di Isabella d’Este. Caratteristico è il repertorio iconografico ispirato ai modelli classici, alla mitologia e alla storia dell’antica Roma, con episodi spesso tratti dalla Storia Romana di Tito Livio e dalle Metamorfosi di Ovidio.
Tra le porcellane a catalogo ricordiamo alcune tazze con piattino della Manifattura Cozzi di Venezia. Tra queste l’esemplare in porcellana policroma e decoro a “catena” del 1770 circa (lotto 402, stima 200 – 500 euro) e quello in porcellana bianca e oro con rami fioriti del 1780 circa (lotto 403, stima 200 – 500 euro). Molto decorativo è poi il piatto di servizio in porcellana policroma sempre della manifattura veneziana e datato 1780 circa, con bordo mosso e decoro floreale di gusto neoclassico (lotto 422, stima 400 – 600 euro). Altrettanto piacevole è anche l’interessante busto in terraglia smaltata raffigurante Arthur Wellesley, Duca di Wellington (lotto 444, stima 150 – 250 euro), di lavorazione inglese e con una attribuzione tradizionale alla manifattura di Derby. Databile al 1815 circa, il soggetto incontrò un ovvio successo commerciale alla fine delle campagne napoleoniche.
Wannenes, Genova, 30 novembre 2022
ARREDI, CERAMICHE, SCULTURE E OGGETTI D’ARTE