Cardi Gallery di Milano riunisce 25 opere di Paolo Scheggi in una grande mostra in collaborazione con l’Associazione Paolo Scheggi. L’esposizione di intitola Making Spaces ed è visitabile dal 26 gennaio al 15 aprile 2023.
Un artista tanto immediato, per esuberanza del colore e semplicità delle forme, quanto complesso per il livello di progettazione e concetto che dietro di esse risiede. Paolo Scheggi è uno tra i più importanti esponenti della Pittura Oggetto, un’esperienza artista dall’elevato valore concettuale. A lui si riconosce un personale linguaggio plastico-visuale, capace di estendersi anche a livello ambientale. E proseguire, nell’ultima fase della ricerca dell’arte, in direzione teatrale e performativa, con azioni urbane e successivamente volge ad una indagine mitico-politica in chiave metafisica. Tuttora
Il percorso espositivo, curato da Ilaria Bignotti, si snoda secondo due direttive che intendono, da un lato, indagare la progettazione integrata all’architettura che l’artista conduce elaborando i moduli spaziali alla base delle sue opere più note; dall’altro, offrire ai visitatori una panoramica ampia sull’approccio di Scheggi ai concetti di interazione, interspazio e di multimedialità anche attraverso inedita documentazione d’archivio.
La mostra è pensata come un dialogo tra Intersuperfici, Inter-ena-cubi – opere realizzate con moduli di cartone colorato fustellato e plexiglas, oppure con moduli di metallo smaltato monocromo – ambienti e progetti di integrazione plastica all’architettura – che rappresentano un ciclo affascinante di produzione tra il 1962 e il 1971, elaborato da Scheggi grazie al dialogo con Bruno Munari, Nizzoli Associati, Mario Brunati, nel contesto di collaborazioni con riviste quali Casabella, Domus e In – lettere e schizzi progettuali, disegni e maquette di ambienti che costituiscono il corollario teorico e programmatico dei suoi lavori.
Per l’occasione, è stato anche ricostruito il grande ambiente immersivo Interfiore (1968), realizzato con 85 anelli fluorescenti in legno e luce di Wood sospesi nel buio. Infine, a tutto questo si affianca il racconto ruolo che ebbero celebri critici, progettisti e produttori con i quali Scheggi strinse collaborazioni, come Germano Celant, Angelo Fronzoni, Alessandro Mendini, Gian Mario Oliveri, Giancarlo Sangregorio.
Gli studi sull’opera dell’artista, in cui i concetti di interazione e interscambio tra lo spazio, lo sguardo, e il tempo di percezione e di esperienza, sono al centro di un interesse di respiro internazionale, come dimostra l’ingresso nel 2022 nella collezione permanente della Tate Modern Londra di un Inter-ena-cubo. Propria a 60 anni dall’ingresso in collezione di due Intersuperfici di Paolo Scheggi nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, allora diretta da Palma Bucarelli, e dalla partecipazione dell’artista alla collettiva Monocroma a Bologna e Firenze.