Artisti, musei, fondazioni, gallerie, fiere, case d’asta, critici, curatori e molto altro: ecco a chi vanno gli OSCAR DELL’ARTE assegnati per il 2022 dalla redazione di ArtsLife.
CASA D’ASTE: CHRISTIE’S
La miglior casa d’aste non poteva che essere Christie’s. Certo, con l’affidamento dell’indimenticabile collezione Allen (1,62 miliardi di dollari), ha avuto vita facile. Con i suoi 8,4 miliardi di dollari realizzati (+17% sul 2021), la maison di Pinault è stata la regina incontrastata delle vendite all’asta internazionali. Non solo: ha anche conquistato le prime sette posizioni della classifica delle dieci opere più care vendute quest’anno. Citiamo qualche altro dato, perché i numeri parlano chiaro: nella vendita della collezione Allen sono stati stabiliti 27 record di artisti e 5 opere hanno infranto il muro dei 100 milioni: Seurat ($149,2 milioni); Cézanne ($137,8 milioni); Van Gogh ($117,2 milioni) Gauguin ($105,7 milioni); Klimt ($104,6 milioni) e Freud ($86,3 milioni). Nel primo semestre è stato battuto il prezzo più alto mai pagato per una fotografia per “Le Violon d’Ingres” di Man Ray ($12,4 milioni). “Petite danseuse de quatorze ans” di Edgar Degas della collezione di Anne Bass ($41,6 milioni) ha battuto un record per l’artista per la prima volta in quasi 15 anni. “The Foxes” di Franz Marc è stato venduto per la cifra record di 42,6 milioni di sterline, più del triplo del precedente record d’asta per l’artista. Un disegno riscoperto di Michelangelo è stato battuto a Parigi per 23,2 milioni di euro. Ernie Barnes ha visto una performance davvero incredibile con l’aggiudicazione a 15,2 milioni di dollari di “The Sugar Shack”, 76 volte la sua stima più alta.
FIERA D’ARTE INTERNAZIONALE: FRIEZE SEOUL e PARIS + PAR ART BASEL
Nuove, ma… vecchie. Come migliori fiere per il 2022 abbiamo selezionato le edizioni inaugurali in in nuove città di due fiere storiche La prima è Frieze Seoul, andata in scena lo scorso settembre. La città coreana sta diventando il più importante centro per l’arte in Asia, anche grazie alla crescita vigorosa del collezionismo dei giovani, la logistica semplice, la potente espansione della cultura e della musica (si pensi al successo delle serie tv su Netflix) e il sostegno fornito sia dal governo che da privati al mondo dell’arte. L’elenco delle gallerie che hanno scommesso su questa prima edizione in oriente e sul mercato dinamico della Corea del Sud ha visto nomi di spicco, come Gagosian, Hauser&Wirth, Almine Rech, White Cube, David Zwirner. Oltre Gladstone Gallery, Pace Gallery, Perrotin, Thaddaeus Ropac che hanno sedi (alcune aperte di recente) in Corea del Sud. Tra le italiane hanno partecipato i “big nostrani”: Massimo De Carlo, Galleria Continua e Tornabuoni.
L’altra fiera premiata da ArtsLife è Paris+ par Art Basel (20-23 ottobre), la prima edizione di Art Basel ai piedi della Torre Eiffel. Ne hanno parlato tutti. Ma non solo. Ne hanno parlato tutti BENE. La critica è stata molto buona, le vendite sono state un successo (solo per citarne una, un Matisse da 45 milioni da Acquavella) e i galleristi si sono dichiarati contenti. Il brand Art Basel si conferma una garanzia insomma. E l’eccellenza si è diffusa in tutta la città, invasa dall’energia frizzante della fiera che ha accarezzato con il suo tocco magico istituzioni, mostre, eventi, le aste delle major che si sono svolte nello stesso periodo, le fiere collaterali “giovani”…“Au revoir à l’année prochaine!”
FIERA D’ARTE ITALIANA: ARTISSIMA
Poche volte ci è capitato di raccogliere pareri così entusiasti dai galleristi, nei confronti di una fiera. Beh, ad Artissima 2022 è successo anche ben oltre l’orario di lavoro, per esempio alla festa delle gallerie torinesi, nel cuore della notte, al Bunker Club, dove diversi addetti ai lavori -complice forse qualche bicchiere- si sono lasciati andare ad elogi nell’ora che di solito è delle critiche spietate. Se non è un successo questo…
ARTISTA STORICO (INTERNAZIONALE): JOAN MITCHELL
Per la categoria miglior artista storico la redazione di ArtsLife ha deciso di segnalare due nomi. La prima candidatura (e vittoria) è per Joan Mitchell, che con le sue sinfonie di colori e linee dinamiche anche quest’anno è stata protagonista di mostre di rilievo. Come quella alla Fondazione Louis Vuitton a Parigi dal titolo “Monet – Mitchell: Dialogue and Retrospective” (5 ottobre 2022 – 27 febbraio 2023), introdotta dalla mostra itinerante “Joan Mitchell, Retrospective” che prima di arrivare nella Ville Lumière ha fatto una prima tappa a San Francisco, al Museum of Modern Art (fino a gennaio 2022) e una seconda al Baltimore Museum of Art (fino ad agosto 2022). Qualche giorno fa si è chiusa anche la mostra “Joan Mitchell Paintings, 1979–1985” nella sede newyorkese della galleria David Zwirner. Per quel che riguarda il suo mercato, si è aggiudicata il 32° posto nella classifica mondiale degli artisti più venduti all’asta quest’anno. Ha fatto il suo debutto sulla piazza di Hong Kong con un grande “Senza titolo” venduto da Christie’s a novembre per $10.676.635. Tra gli altri prezzi forti un monumentale dittico del 1989 è stato battuto a New York per $14.130.000 (sempre da Christie’s a novembre).
ARTISTA STORICO (ITALIANO): ALIGHIERO BOETTI
Il secondo “vincitore” è Alighiero Boetti che nel 2022 ha rincorso il suo record d’asta in un’emozionante staffetta, corsa a perdifiato tra ottobre e novembre. Attualmente il suo top price è per una elegante “Mappa” dall’oceano avorio di dimensioni monumentali venduta per 8,8 milioni di dollari da Sotheby’s a New York il 16 novembre. Quella sera Boetti ha superato il record fresco di martello realizzato da un’altra “Mappa”, questa volta con un raro oceano rosa, che era stata aggiudicata da Christie’s a Parigi nel mese di ottobre per $5.530.647. Tornando a una narrazione cronologica, bisogna segnalare il secondo prezzo assoluto di Boetti in asta, realizzato da Christie’s il giorno successivo al record da 8,8 milioni, quando il grande arazzo “Tutto” del 1990 è stato battuto a $6.060.000. Tre prezzi incredibili nel giro di neanche un mese. Mica male.
ARTISTA CONTEMPORANEO (INTERNAZIONALE): KEHINDE WILEY e FRANCIS ALYS
Nato nel 1977, Kehinde Wiley è noto per reinterpretare in chiave contemporanea alcuni capolavori storicizzati. Spesso ponendo al centro soggetti neri, in precedenza esclusi dalla rappresentazione classica. Nel 2022 la Fondazione Giorgio Cini di Venezia gli ha dedicato un’importante personale, An Archeology of Silence, come collaterale alla Biennale di Venezia. Lo stesso hanno fatto il Musée d’Orsay e la Galerie Templon (Tahiti – Kehinde Wiley), entrambi a Parigi. Quest’ultima ha anche presentato i suoi lavori ad Art Basel Miami Beach, dove sono stati venduti in un range di prezzi tra i 700 mila e 1.3 milioni di dollari.
Francis Alÿs indaga questioni antropologiche e geopolitiche spaziando dall’installazione al video, dalla pittura al disegno. Nel 2022 ha rappresentato il Belgio alla Biennale di Venezia, allestendo nel padiglione nazionale la mostra The Nature of the Game. Qui, attraverso una serie di cortometraggi e piccoli dipinti, ha mostrato la capacità trasformativa del gioco, capace di portare speranza in contesti periferici critici come quelli di Kabul, Gerusalemme e Shanghai. Simile il taglio scelto per la sua grande mostra attualmente al Copenhagen Contemporary. Incentrata sul cammino invece l’esposizione del Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna. Alÿs si è inoltre aggiudicato il Wolfgang Hahn Prize, uno dei più prestigiosi premi internazionali. A rappresentarlo è la top gallery David Zwirner.ARTISTA CONTEMPORANEO (ITALIANO): FLAVIO FAVELLI
Dal “Nuovo Mixage”, l’opera bar specific per il Caffè Vittorio Emanuele a Bologna, realizzata con la sua collezione di bottiglie di Amaro Montenegro, fino alla nuova installazione al segretissimo Spazio Lucerna di Milano, Flavio Favelli si conferma il più camaleontico degli artisti italiani nel riuscire a raccontare per “situazioni” l’identità culturale, popolare e intellettuale, del nostro Paese.
GALLERIA INTERNAZIONALE: MENDES WOOD E DAVID ZWIRNER
Si dice che tutto quello che Mendes Wood tocchi diventi oro. E in effetti, anche guardando il nuovo fantasmagorico spazio dove la galleria si è trasferita recentemente, a São Paulo, la battuta non può che trovare conferma…
Forse troppo facile la scelta di Zwirner, e sarebbero già abbastanza le mostre di Alice Neel e Diane Arbus a Hong Kong, di Joan Mitchell e Barbara Kruger a New York, e l’attesissima Roma/New York, 1953–1964 che aprirà l’anno prossimo sempre nella Grande Mela. Ma le performance costanti nella curatela degli stand delle fiere a ogni latitudine la consacrano definitivamente come la top mondiale, un livello sopra la più commerciale Gagosian. Per non parlare del mecenatismo a più livelli, l’uscita del capolavoro editoriale “Diane Arbus. Documents” e della “presa” di Gerhard Richter in esclusiva da Marian Goodman.
GALLERIA ITALIANA: ROBILANT + VOENA
FONDAZIONE: FONDATION LOUIS VUITTON
Come fondazione segnaliamo la Fondation Louis Vuitton a Parigi per il ruolo attivo che ha avuto insieme ad altre realtà nel riportare l’antica aura alla Ville Lumiére. Dopo aver passato alcuni anni in disparte, con la luce offuscata da altre città, Parigi è infatti tornata ad essere una roccaforte del mercato artistico internazionale. Come testimoniato dall’arrivo di gallerie internazionali, dallo sviluppo di Avenue Matignon come nuova arteria artistica e dall’apertura di alcune importanti fondazioni internazionali. Tra le ragioni di questa nuova attrattiva hanno avuto un ruolo anche i programmi dei musei e delle fondazioni. L’arte contemporanea (e non solo) ha ripreso vigore. La vincitrice di questo Oscar 2022 di ArtsLife ha organizzato mostre di rilievo. A maggio la retrospettiva di “Simon Hantaï” e “La Coleur en fugue”, un progetto che ha presentato opere di cinque artisti di generazioni differenti (tra cui Megan Rooney (1985) e Sam Gilliam, classe 1933) che hanno rivalutato lo spazio progettato da Frank Gehry, permettendo alla pittura di uscire dai limiti della tela, espandendo il colore all’architettura. E la seconda mostra, già citata per la voce “miglior artista”, “Monet – Mitchell: Dialogue and Retrospective” (5 ottobre 2022 – 27 febbraio 2023), una delle mostre più belle a livello europeo di questo 2022. Interessante anche il programma che aprirà il 2023 con la mostra “Basquiat x Warhol, à quatre mains”, che riunirà più di cento tele firmate congiuntamente dai due artisti, legati anche da una grande amicizia.
CENTRO D’ARTE: BARBICAN
Come miglior centro d’arte segnaliamo il Barbican Centre di Londra. Oltre a occuparsi di cultura a tutto tondo (spazia dalla musica al teatro, dalla danza al cinema), si concentra in particolar modo sull’arte contemporanea. Nel 2022 ha proposto mostre interessanti, come “Postwar Modern: New Art in Britain 1945-1965”, una rivalutazione ambiziosa dell’arte prodotta in Gran Bretagna durante i vent’anni successivi alla seconda guerra mondiale. E ancora “Body Politics” di Carolee Schneemann, artista radicale, icona femminista e punto di riferimento per numerosi artisti contemporanei. “Rebel Rebel” dell’artista iraniana Soheila Sokhanvari, che celebra e commemora le icone femministe dell’Iran pre-rivoluzionario. Anche il 2023 si aprirà sotto il segno di una donna: Alice Neel con “Hot Off The Griddle”, la più grande mostra realizzata fino ad oggi nel Regno Unito sull’artista americana, che ha dipinto in modo figurativo durante un periodo in cui era profondamente fuori moda farlo.
MUSEO (INTERNAZIONALE): NATIONAL MUSEUM DI OSLO
Il più grande museo del nord europa è il risultato dell’unione della National Gallery of Norway e altre tre istituzioni dedicate all’arte e al design. Il National Museum di Oslo, aperto in giugno, vanta ora una collezione di 400 mila unità e copre 3 mila anni di storia. Al suo interno è confluito anche il Much Museum; ciò signfica che vi si trova esposto il celebre Urlo. Gli spazi, immensi, garantiscono la contemporaneità di diverse mostre temporanee. Al momento sono quattro, tra cui un approfondimento su Piranesi e il modernismo.
MUSEO (ITALIANO): GNU PERUGIA
Non basta la conclusione di un anno di lavori, necessari ad ottenere un percorso rinnovato e modernizzato, più fruibile e tecnologico, per fare della Galleria Nazionale dell’Umbria il museo italiano d’eccellenza del 2022. Contribuiscono mostre robuste come quella di Giovan Battista Piranesi ancora visibile fino all’8 gennaio. E poi una intelligente ed equilibrata gestione di attività collaterali, progetti editoriali, e promozione che sa usare al meglio anche i media e i social.
MOSTRA INTERNAZIONALE: MONET – MITCHELL ALLA FONDAZIONE VUITTON (E IL TRITTICO LONDINESE: Freud alla National Gallery, Bacon alla Royal Academy e Cézanne alla Tate)
Impossibile non citare la mega rassegna che la Fondation Louis Vuitton di Parigi ha dedicato a due giganti dell’arte moderna: Joan Mitchell e Claude Monet, evento clou durante l’avvento di Art Basel in terra di Francia e ancora visitabile fino al 27 febbraio 2023. Nell’ottica di esaltarne il ruolo di prim’ordine non solo nel campo dell’astrattismo ma dell’intero discorso artistico, la pittrice è stata posta in dialogo con un gigante della pittura: Claude Monet. La mostra, intitolata Monet – Mitchell e curata da Suzanne Pagé, ha ripercorso la carriera di Mitchell in ordine cronologico, a partire dai primi lavori astratti degli anni ’50. Oltre alla fondazione parigina, simbolicamente presa come emblema della potenza di fuoco degli ultimi anni delle istituzioni private sotto la Tour Eiffel, menzione d’onore per Londra e le tre mostre monstre andate in scena negli ultimi mesi: la retrospettive di Lucian Freud, Francis Bacon e Paul Cézanne.
MOSTRA ITALIANA: DONATELLO A PALAZZO STROZZI
Con circa 130 opere, la mostra che Palazzo Strozzi (Firenze) ha dedicato a Donatello è stato un evento senza precedenti e che probabilmente non sarà mai ripetuto. Sculture, dipinti e disegni provenienti da oltre 50 musei di tutto il mondo, tra cui molti mai prestati prima, sono stati esposti accanto alle opere conservate nella città natale dello scultore, sottolineando la sconfinata capacità inventiva di Donatello e il suo cruciale contributo al Rinascimento.
MANIFESTAZIONE: BIENNALE DI VENEZIA
La Biennale “è” l’arte a Venezia, in Italia e anche nel mondo. Anche quando – come accade da almeno 6 edizioni, 2022 incluso – non propone rassegne propriamente indimenticabili. Perché la Biennale diventa incubatore per una mole di energie – tradotte in mostre collaterali, presentazioni, performances – che non ha eguali da nessuna parte. Massima quest’anno, con la sfrenata attività post covid. Citare qualche occasione diventa esercizio quasi superfluo: la doppia straordinaria vetrina per Anish Kapoor? Kiefer a Palazzo Ducale? Afro a Ca’ Pesaro? Marlene Dumas a Palazzo Grassi?
MANIFESTAZIONE (più discussa…): DOCUMENTA 14, KASSEL
In tanti l’hanno balzata, i più “cool” l’hanno immediatamente amata. Quelli come me, che si fanno mille storie, subito si sono sentiti perculati e poi, a distanza di tempo, qualcosa è cambiato. Di certo non è stata un’edizione “normale” (e le ipotesi ufficiose sulla scelta dei ruangrupa si sono sprecate) ma peccato per chi non l’ha vista, perché nel buono e nel cattivo tempo, in salute e in malattia l’arte è un’esperienza. E a Documenta 14 ce ne sono state parecchie! Qua la nostra intervista al collettivo RUANGRUPA
MIGLIOR CRITICO INTERNAZIONALE: ADRIANO PEDROSA
Le credenziali decisive, è ovvio, vengono dall’essere appena stato scelto come curatore della prossima Biennale Arte di Venezia. Che resta saldamente – vedi alla voce “Migliore evento/manifestazione artistica” – l’evento più importante e influente nell’arte contemporanea a livello globale. Ma l’affermazione del critico e curatore brasiliano, dal 2014 Direttore Artistico de Museu de Arte de São Paulo, passa per una lunga serie di importanti incarichi, da co-curatore della 12. Biennale di Istanbul a curatore del Padiglione di San Paolo alla 9. Biennale di Shanghai nel 2012.
MIGLIOR CRITICO ITALIANO: GERMANO CELANT (GNOLI A FONDAZIONE PRADA, terminata il 27 febbraio scorso)
Alla memoria. Lo stile Celant resta inimitabile, e lo si è visto a Venezia con la prima mostra post-Germano alla Fondazione Prada. Pretenziosa, velleitaria, anche sfarzosa, sicuramente interessante, ma lontana dall’aura che sapeva dare ai suoi eventi il compianto critico. Che è tornata a vibrare con la straordinaria antologica di Domenico Gnoli andata in scena nella sede milanese di Prada. Ricchissima, scientificamente inappuntabile, catalogo ponderoso: quelle mostre che “restano”.
SOCIAL MEDIA: TAVERNELLO
Ok, il Tavernello non lo bevete perché siete tutti raffinati. Però almeno fatevi un giro sulla pagina IG dell’azienda, magari vi viene voglia di mettere qualche like. Già, perché il social del vino low cost più conosciuto d’Italia prende ispirazione da Toilet Paper e al mondo dell’arte, poi mette tutto nel frullatore, e il beverone che ne esce è decisamente più originale di tante pagine di “addetti ai lavori”.
NOTIZIA: MORETTI APRE UNA DELLE PIU’ GRANDI GALLERIE DI ARTE ANTICA DEL MONDO A LONDRA
“Stile sobrio e ambiente di qualità museale”: la Moretti Fine Art, galleria specializzata in dipinti e sculture Old Master, ha inaugurato a luglio una nuova sede a Londra, in Duke Street, nel quartiere di St. James’s – ARTSLIFE.COM