Una mostra per celebrare i più importanti artisti contemporanei italiani e internazionali, ma anche la Collezione Sandretto Re Rebaudengo che in trent’anni li ha supportati. Questa è Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye, in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze dal 4 marzo al 18 giugno 2023.
Reaching for the Stars, raggiungere le stelle. Che in questo caso sono le opere pazientemente raccolte in trent’anni di collezionismo da una delle più importanti mecenati contemporanee: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La sua Fondazione di Torino dal 1996 sostiene l’arte contemporanea in tutte le sue forme, e la espone negli spazi del suo museo. Come ha fatto, negli ultimi mesi, con un pittore attualissimo quale Victor Man. Ma il suo impegno decennale si estende a tantissimi aspetti, e pittori, centrali nel sistema dell’arte contemporanea. Tra questi Maurizio Cattelan, Cindy Sherman, Damien Hirst, Lara Favaretto, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Sarah Lucas, Lynette Yiadom-Boakye.
70 delle loro opere, spesso iconiche nelle rispettive produzioni, muovono ora verso Firenze dove Palazzo Strozzi – un’altra delle realtà più impegnate sul contemporaneo in Italia, che negli ultimi anni ha esposto Ai Weiwei, Marina Abramovich e Jeff Koons – le propone in una mostra inedita. Un compendio della creatività mondiale degli ultimi cinquant’anni ai suoi massimi livelli. Ma anche della varietà, dell’evoluzione e dell’inesauribile sperimentazione che contraddistinguono la Collezione Sandretto Re Rebaudengo.
Pittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance, sono i medium attraverso cui la mostra delinea un percorso che affronta tematiche disparate: la sperimentazione dei linguaggi artistici, la figurazione e astrazione, l’identità e il corpo dal punto di vista sociale e politico, il ruolo e l’immagine della donna nella società di oggi, la riflessione sulla storia contemporanea tra collettività e individualità attraverso riferimenti a eventi storici come l’11 settembre 2001 o le lotte per i diritti civili.
In mostra, ad esempio, opere fondamentali come 1000 Names (1983) di Anish Kapoor o Love Is Great (1994) di Damien Hirst, insieme a un’ampia selezione di lavori di Maurizio Cattelan, artista centrale per un’esplorazione dell’arte italiana tra anni Novanta e Duemila, insieme, tra gli altri, a Paola Pivi o Lara Favaretto.
In parallelo si snodano sezioni tematiche come quella dominata dalla celebre serie Untitled Film Still (1978-1980) di Cindy Sherman, che propone una riflessione sociale e politica sul tema dell’identità in rapporto alle opere di Shirin Neshat; la grande serigrafia Untitled (Not ugly enough) (1997) di Barbara Kruger o la grande scultura in materiali organici Self-Portrait (1993) di Pawel Althamer.
L’indagine sulla scultura si amplia nei grandi lavori di Andra Ursuta, Adrian Villar Rosa, Berlinde De Bruyckere, Mark Manders, le cui pratiche investigano il corpo e la figura tra decostruzione e ricomposizione. A questa fa eco la perlustrazione della ricerca pittorica attraverso dipinti di artisti come Lynette Yiadom-Boakye, Sanya Kantarovsky, Micheal Armitage, Cecily Brown, Avery Singer, testimoniando la perdurante vitalità di questo medium, tra figurazione e astrazione, soprattutto nelle generazioni più giovani.
Completa il percorso un’ampia sezione dedicata alla video-arte con opere manifesto di artisti quali William Kentridge, presente con History of Main Complaint (1996), Douglas Gordon e Philippe Parreno, con la celebre videoinstallazione Zidane. A 21st Century Portrait (2005) e Ragnar Kjartansson con The End – Rocky Mountains (2009).