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Situ Festival, la rigenerazione urbana e territoriale attraverso l’esperienza della cultura

Elisa Zadi, Satus-Inizio, courtesy of Zona Blu Elisa Zadi, Satus-Inizio, courtesy of Zona Blu
Elisa Zadi, Satus-Inizio, courtesy of Zona Blu
Elisa Zadi, Satus-Inizio, courtesy of Zona Blu
Cuore dell’Associazione Zona Blu è Situ Festival; nato da un’idea dell’artista Nicola Tineo, si presenta come progetto di residenza artistica rivolto ad artisti nazionali e internazionali contemporanei, selezionati tramite open call. 

Durante i sette giorni di residenza gli artisti godono della possibilità di esplorare e lavorare nel territorio circostante aprendo una nuova dimensione contemporanea attraverso la realizzazione di opere site-specific che stimolino un processo di ibridazione tra passato e presente, e che si facciano promotrici di un recupero della memoria storica di quegli stessi luoghi. Spazi Sacri e siti storici caratteristici del territorio, dimenticati o resi ormai inaccessibili al pubblico, divengono teatro di espressività attraverso una riappropriazione in termini artistici dalla quale scaturiscono progetti di natura contaminata che sensibilizzano temi importanti per la nostra contemporaneità come la crisi ambientale, il rapporto con la tecnologia e i processi migratori secondo schemi inediti che rispecchiano l’urgenza di rivisitare queste tematiche secondo nuove modalità di narrazione. I tre giorni successivi alla residenza sono dedicati alla presentazione delle opere prodotte dagli artisti e, quindi, alla loro fruizione da parte del pubblico. A questo proposito viene organizzato un festival di natura diffusa che consta, oltre che della presenza dei singoli lavori e opere site-specific, anche di un palinsesto musicale e culturale di accompagnamento. La dimensione corale della rassegna – che si compone della fruizione dei progetti artisti e da una serie di attività ed eventi collaterali – mira a incrementare il flusso turistico incidendo positivamente sull’impatto economico del luogo attraverso l’esperienza della cultura. Il festival rispecchia i valori dell’apertura e della libera fruizione rivolta a tutti, residenti e non, senza distinzioni; stimola dinamiche collaborative, inclusive e aggregative oltre che sensibilizzare il pubblico verso l’arte contemporanea e le urgenze che essa veicola attraverso attività collaterali come laboratori di arte terapia, dibattiti, videoproiezioni ed esplorazioni sonore. 

Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso, courtesy of Zona Blu

Dall’1 all’8 settembre 2022 la residenza artistica proposta da Situ Festival ha abitato gli spazi sacri e i siti storici del comune di Acate, piccola città nei pressi di Ragusa, per poi concludersi con le giornate del festival dal 9 all’11 settembre. Questa terza edizione di Situ Festival si è articolata in tre punti strategici per la storia e il vissuto della città: il Castello dei Principi di Biscari, l’Ex Convento dei Frati Cappuccini e l’Hangar situato nella Zona Artigianale della città. Nell’atrio del Castello un’opera intensa tanto quanto l’autore che l’ha realizzata rapisce i primi sguardi. Ospite d’onore della nuova edizione è Michelangelo Pistoletto che nell’atrio del Castello accoglie i visitatori attraverso Terzo Paradiso. L’opera, realizzata mediante materiali di recupero del territorio circostante, si presenta come una riconfigurazione del segno matematico d’infinito attraverso l’intersezione di tre cerchi: i due cerchi esterni rappresentano tutte le coppie di antinomie, tra cui quella secolare di natura e artificio, mentre quello centrale è la congiunzione dei due e viene assunto a significato di grembo generativo di una nuova umanità tramite il superamento del conflitto distruttivo tra i due poli e la costruzione di una realtà alternativa nella quale ristabilire un equilibrio tra natura e artificio. Nell’Ex Convento dei Cappuccini anche l’artista Nicola Tineo si affida alle risorse e ai materiali che il territorio circostante è in grado di offrire; mediante l’opera Bright Dark, una serie di faldoni appesi al muro, l’ombrello simbolo e il neon blu alle pareti confluiscono in un’installazione che rilegge attraverso il recupero di oggetti trovati direttamente sul posto, la complessità dell’architettura esterna dello spazio. L’intervento site-specific ci parla della grande cura con cui i Monaci cappuccini custodivano la cultura e facevano del convento un luogo di cura per lo spirito e uno scrigno prezioso della memoria storica per la comunità religiosa e per i cittadini di Acate. Presso l’Hangar situato nella Zona Artigianale di Acate, l’artista e Curatore di questa terza edizione, Giuseppe Stornello, mette in scena Trash un’installazione pensata come intervento collaterale, che espone della spazzatura all’interno e all’esterno dello spazio. Attraverso questo semplice processo, Stornello, apre lo sguardo del pubblico a un posto completamente distrutto da cui deriva un’installazione tra fetore e riferimenti giocosi. Le sale poste al piano terra del Castello dei Principi di Biscari hanno accolto le opere realizzate dai diversi artisti selezionati per il periodo di residenza e invitati a interpretare il territorio attraverso un intervento site-specific. Alcuni di questi progetti hanno mostrato l’utilizzo di linguaggi commisti tra installazione, fotografia e video. 

L’artista Flavia Regaldo (Brasile), con il progetto Dopo la Partenza _Capitolo Eruzione propone un’installazione video che ha come soggetto un’incursione che esplora le tensioni della materia vulcanica, la sua forza e la sua potenza. Il video si colloca come un capitolo del più ampio progetto Dopo la partenza nel quale, attraverso narrative di immagini, vengono messi a confronto tempo umano e tempo geologico. Il racconto collega al tempo cosmico un divagare tra memoria e simbologia. All’analogia pietra/montagna si aggiunge la proporzione di viscera della terra. L’accumulo di pressione causato dai continui movimenti provoca scariche di energia. I vapori si costituiscono come nebbie di proiezioni e aspettative, scopi e propositi. 

 Matthew Licht, Fratello Fico, courtesy of Zona Blu
Matthew Licht, Fratello Fico, courtesy of Zona Blu

Il progetto NOMAD THEATRE a Mondo Nuovo’s Project di Edoardo Spata (Italia) si pone come appendice conclusiva del progetto Mondo Nuovo; attraverso uno studio della maestranza dell’opera dei pupi, il progetto mette in atto l’adattamento della cultura locale alle nuove dinamiche contemporanee, al fine di proporre una rinnovata coerenza con il contesto circostante (climatico, economico, culturale e sociale). Il teatro (da spazio fisico e immobile) si trasforma in strumento nomade a favore di una narrativa che pone le sue radici su un cambiamento radicale dello stile di vita. Il nomadismo è stato, nella storia della specie umana, sinonimo di condizioni ostili; riproporlo in sinergia con degli aspetti identitari della cultura locale ha lo scopo di dare forma all’adattamento che l’uomo necessita, in cui l’era geologica diventa conseguenza dell’approccio umano sul contesto, finalmente post-antropocenico.

Tamara Marino (Italia) con il progetto RESIDENTE #3_Antico Lavatoio di Acate propone un’opera site specific che mette in relazione tre luoghi iconici della Città di Acate, il Castello dei Principi di Biscari, il Calvario e l’Antico Lavatoio, simbolo dei tre poteri: temporale, religioso e popolare. Il carillon elettrico, attivato da un sensore di movimento, riproduce la melodia prodotta dalla traduzione in note delle coordinate dei tre luoghi ed è affiancato dalla fotografia istantanea del Calvario. L’opera video nasce dalla ricerca di un dialogo con il territorio circostante: interno (struttura alberghiera) ed esterno (spiaggia e mare), tra luogo stesso e chi vi risiede. L’atmosfera dell’Antico Lavatoio di Acate (RG) è suggestiva e fortemente evocativa. La struttura, ormai un rudere, è il luogo sacro in cui si inserisce l’opera scultorea, la quale reinventa l’identità della struttura, per come si presenta oggi e come ne restituisce la monumentalità. Qui l’artista interpreta personalmente la scultura, trattenendo così il respiro, restando immobile e impassibile. L’opera e l’artista diventano un tutt’uno. L’immagine restituisce contemporaneamente l’idea di una scultura in bronzo e di un corpo animato. 

Nel lavoro intitolato _Nemoria l’artista LEME (Spagna) vuole creare un legame con le persone e fare in modo che parte della loro memoria culturale e storica possa essere conservata. Lavorare con l’intreccio può portare a riflettere e interrogarsi sui concetti di comunità, trasformazione sociale e dialogo con il mondo esterno. Dopo un processo di ricerca e di indagine sulla città di Acate, LEME ha rilevato una problematica ecologica forte all’interno del territorio: esistono tonnellate di plastica dismessa dalle serre nella spiaggia di Marina di Acate. La sua proposta è una scultura creata selezionando e riciclando scarti di plastica provenienti dalle serre limitrofe. La permanenza temporale della scultura e i suoi cambiamenti sono metafora di quello che succede con il passare del tempo nella memoria collettiva.

Giuseppe Stornello, Trash, courtesy of Zona Blu

Elisa Zadi (Italia) con il progetto SATUS-INIZIO utilizza elementi architettonici trovati in loco per astrarre il senso archetipico degli elementi naturali e avvalorare la sua idea di legame imprescindibile e instabile fra uomo e natura. Satus-Inizio, l’iniziazione di un qualcosa di nuovo, è questo il messaggio che l’artista vorrebbe instillare in noi, ricreando una sorta di percorso visivo che diventa un “paesaggio-altare” da contemplare in maniera immersiva. L’installazione si compone inoltre di una serie di opere pittoriche raffiguranti gli elementi naturali e dall’autoritratto dell’artista che rappresenta simbolicamente l’uomo. Il lavoro di Elisa Zadi esplora le questioni della femminilità, dell’identità e dell’appartenenza attraverso l’autoritratto. Il suo percorso si sviluppa indagando la connessione fra uomo e natura sia in senso introspettivo che antropologico e simbolico. 

Non mancano i progetti di natura performativa nei quali la forza e la potenza scaturite dell’elemento liveness agiscono in termini di critica e denuncia sociale come quello del collettivo La Perra Alegrìa (Cile & Germania) e intitolato Que migrar sea florecer. L’opera performativa propone un’analogia tra gli zoo umani che dalla fine dell’800 espongono le popolazioni di Selknam e altre comunità indigene in Europa e lo sguardo impassibile della comunità internazionale verso la morte delle persone che oggi attraversano il Mar Mediterraneo, alla ricerca di una vita degna. 

Il progetto Fratello Fico di Matthew Licht (USA) ha impegnato l’artista in un atto performativo durante le giornate del festival. Licht ha impersonato in chiave contemporanea le figure del cantastorie e del burattinaio. Per raccontare e rappresentare deprimenti fiabe dell’imminente disastro ambientale, l’artista ha prodotto e manipolato una serie di pupi fatti di materiali di scarto e di carne umana. 

Giunto alla sua terza edizione, Situ Festival, conferma la sua importanza e necessità in termini di ripristino e rivalorizzazione di importanti siti presenti nel nostro paese attraverso il linguaggio espressivo contemporaneo: i progetti di natura installativa, insieme a quelli di natura performativa, sono stati sviluppati in totale armonia rispetto il territorio circostante, sfruttando le risorse disponibili e dislocandosi nello spazio in maniera diffusa riuscendo infine a creare un dialogo con l’antica storia del Maniero e una nuova narrazione tra passato, presente e futuro della storia acatese.

Questo contenuto è stato realizzato da Giulia Moscheni per Forme Uniche.

https://www.instagram.com/zonablu_/

https://www.instagram.com/situfestival/

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