Svilente la rivendicazione di libertà di Chiara Ferragni dal palco di Sanremo. Un insulto in diretta nazionale a chi libera lo vuol essere davvero
Trovo interessante la critica mossa da una parte del mondo dell’arte alla maison Dior per “essersi appropriata” di un pezzo di Street Art “Pensati libera”. “Indossato” da Chiara Ferragni nella prima serata del Festival di Sanremo. Da tanti attribuito al duo artistico Claire Fontaine, da qualcuno ad altri creativi. Ma la Street Art è street perché deve essere di tutti e tutte. E dunque mi sembra un controsenso parlare di appropriazione indebita, perché se così fosse nessuno di noi avrebbe un minimo di cultura o di referenze per poter sviluppare un discorso di senso compiuto. Ma penso che ci stia sfuggendo il senso principale di alcune dinamiche che risiede nell’occasione d’uso.
Dovremmo iniziare, tutt*, a chiederci: è rilevante oggi? Per me no, e alimenta una retorica molto pericolosa, che ben presto ci porterà a dimenticare il potere che alcuni movimenti non dovrebbero mai perdere. E sarà l’ennesimo discorso di cui saremo stanch*, e che automaticamente cestineremo e etichetteremo male. Non è rilevante oggi, perché “Pensati libera” mi sembra un insulto in diretta nazionale per Mahsa Amini, morta a 22 anni perché lei non sognava di essere libera ma voleva esserlo. Un insulto per le persone che stanno portando avanti una lotta per questa libertà. E che noi abbiamo dimenticato tra la condivisione di un post sull’aperitivo di ieri sera e una squallida battuta su un ragazzino che distrugge una scenografia su un palco di Sanremo da milioni di euro. Dimenticando quel privilegio che gli è stato concesso dopo tre anni di pandemia in cui praticamente nessuno del mondo dello spettacolo è stato tutelato.
La verità ti fa male lo so
Un insulto amplificato da un conduttore televisivo che sottolinea, dopo un monologo molto svilente, che “Chiara ha scritto tutto da sola!!“. Che mi è sembrato un “Brava a mamma, hai imparato a mangiare da sola!“. Questa rabbia che emerge dall’opinione pubblica non è invidia, così come ci tiene a dire Chiara, che ha consolidato il suo impero anche su Rai 1. Penso sia una presa di coscienza generale nel sentirsi sviliti da un sistema che in modo molto tossico stiamo tutt* contribuendo a costruire. Dà fastidio, come cantava una famosa canzone, “La verità ti fa male lo so”. Perché l’opinione pubblica lo squallore lo percepisce, ma lo ignora, però se glielo sbatti in faccia non va bene. Tutto quello che è rappresentato al Festival è praticamente lo specchio senza filtri Instagram della società che abbiamo fondato. Fa male, lo so.
Per cercare di uscirne potremmo iniziare a rileggere quel pesantone di Dostoevskij, che qualcuno voleva censurare dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Ma in fondo Sanremo ce lo meritiamo. Meritiamo di vederlo per cinque giorni consecutivi, così che ci entri bene in testa il discorso politico contemporaneo. Alex insegna. Se non lo conoscete, stasera invece di guardare il Festival guardate Arancia meccanica, non fa niente se vi sentite esclusi dal 90% dei post su Instagram, o se per un momento non potete condividere la vostra opinione su Facebook. Fate parte della Resistenza, e passate al lato oscuro spegnendo tutto e andando a bere un vino. Ciao Mahsa io non ti ho dimenticato. Io non mi penso libera, io lo sono grazie anche a te.