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Basta togliere l’audio. Il mio Festival di Sanremo

Il comico Angelo Duro si spoglia sul palco di Sanremo Il comico Angelo Duro si spoglia sul palco di Sanremo
Il comico Angelo Duro si spoglia sul palco di Sanremo
Il comico Angelo Duro si spoglia sul palco di Sanremo

L’occhio di Marco Tonelli su un Festival di Sanremo che, negli aspetti extra-musicali, trascorre fra provocazione e conformismo

Confesso subito, in tutta onestà, che saranno 20/25 anni che non ascolto il Festival di Sanremo. Semmai, sporadicamente, dopo aver silenziato l’audio, negli ultimi ho gettato un occhio sulle scenografie e lo spettacolo di luci ed elettronica. Che costituiscono il vero e proprio contenuto d’arte del Festival. Ovviamente negli ultimi anni (e quest’anno come non mai) non si può esser del tutto immuni, pur volendolo, se non alla musica che si produce su quel palco, almeno alle notizie. Le foto, i frammenti di video pubblicati su quotidiani, webnews e telegiornali, inevitabili per chi vuole aggiornarsi su quanto succede nel mondo.

E così anche quest’anno qualcosa è arrivato. Poi magari fai un salto su Youtube e prendi al volo, per verificare, quel che stimola la curiosità. Così vedi un comico che a petto nudo e in mutande, senza tatuaggi, vuole dimostrare di essere scandaloso per la sua normalità. Oppure un giovane cantante che prende a calci e calpesta bouquet e fiori sul palco in segno di stizza, non di protesta. O un rapper che, vestito da nazista, strappa la foto di un politico che in gioventù, a carnevale, si era vestito da nazista. Mentre un gruppo che riecheggia musica di decenni passati ostenta una bassista in costumino nero come fosse il massimo della trasgressione e dell’eros.

Routine obbligata

Poi, se vogliamo continuare, un comico che elogia la costituzione perché “bella”, di fronte al presidente della Repubblica italiana. E, in attesa di leggere quanto un presidente di una nazione in guerra chieda al popolo italiano (probabilmente armi come fatto in altri paesi e di fronte al Parlamento europeo), dulcis in fundo una ragazza di colore, cittadina italiana, titolare di una squadra della nazionale italiana, che sulla RAI (tv nazionale per antonomasia) durante il festival per antonomasia della canzone italiana, dice che gli italiani e l’Italia sono razzisti.

Cosa significa questo cortocircuito? Probabile che ciò in Italia costituisce il massimo dello scandalo (leggi share) e della rottura dei codici. Oppure esprime solo il conformismo che porta a codificare la rottura come fosse una routine obbligata. Simile al dito medio messo di fronte alla Borsa di Milano da Maurizio Cattelan, artista le cui opere sono vendute a milioni di euro proprio da uomini di finanza e soldi.

Finzione

Per consolarmi penso allora al recente film La legge – La Costituzione recitata dagli animali con la voce del padrone di Flavia Mastrella, letterale, ironico ma decisamente innovativo e metacritico. Oppure agli spettacoli di Antonio Rezza, performer che decostruisce sul palco politica, religione, violenza, sfruttamento, rapporti sociali e familiari (senza alludere a nessuno in particolare ma a tutto il sistema). Con un nudo integrale senza valenze erotiche né scandalistiche bensì strutturali rispetto all’azione, come nel suo recente spettacolo Hybris. Immagino che questo accada a Sanremo: allora sì, cadrebbe giù la finzione dello spettacolo artefatto in vista dell’audience. Allora sì che faremmo un salto in avanti.

Per finire e a proposito di rapper: Eminem, nel suo pezzo “Like home” con Alicia Keys, contenuto nell’album Revival del 2017, dà esplicitamente del nazista e del razzista al Presidente degli Stati Uniti all’epoca in carica (altro che la foto strappata di un politico in maschera o la costituzione letta al Presidente della Repubblica). Mentre a proposito di trasgressione sul palco: la cantate (lesbica e nera) Sophia Urista nel 2021, durante un concerto in Florida, ha abbondantemente urinato, ripresa in diretta dalle telecamere, sul viso di un suo fan dopo averlo selezionato tra il pubblico.

Conformismo del conformismo

A fronte di Mastrella, Rezza, Eminem o Urista, gli eccessi del Festival di Sanremo sono ben poca cosa, “la nullità del niente” (per citare indebitamente il filosofo Martin Heidegger). L’incoerenza dell’incoerenza, il conformismo del conformismo. Almeno ci fossero non dico i Led Zeppelin, ma i Greta Van Fleet del futuro, su quel palco. Sopporteremmo meglio questo nulla assordante, a cui però basta togliere l’audio ….

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