L’autrice e attrice Cinzia Spanò nelle vesti di Palma Bucarelli, per rileggere una storia coraggiosa e affascinante di “tutela dell’arte” a dispetto del mondo, e dell’eroico salvataggio dei Grandi Maestri
«Il giorno in cui Hitler invade la Polonia, il Ministro dell’educazione nazionale Bottai manda un ispettore in giro per l’Italia per capire quale sia il grado di sicurezza dei musei. La relazione dell’ispettore è di poche parole: se dovesse scoppiare la guerra, nessun posto, nessun museo, nessuna galleria sarebbe in grado di mettere in salvo in pochi giorni il proprio patrimonio artistico. Si decide quindi di spostare tutte le opere più preziose dai musei e nasconderle in posti sicuri in cui possano trovare riparo perché «la guerra è orribile dappertutto ma in Italia quando si combatte è come se si combattesse in un museo».
Una donna colta, elegante, preoccupata, indignata. Questa è Palma Bucarelli, che assomiglia un po’ alla Garbo, anzi la Garbo assomiglia a lei, ci fa notare. Palma Bucarelli ovvero la soprintendente della Galleria d’Arte Moderna di Roma, dal 1941 al 1975, donna libera e volitiva, innamorata solo del suo cane, Miki. Scrive a Paolo – Monelli, giornalista del Corriere della Sera, nascosto e ricercato, a cui è legata dal ’36, ma che sposerà solo nel ’63 – lettere che ne raccontano le incertezze, che ne mettono a fuoco il coraggio, la determinazione e la forza.
Non si perde d’animo la Bucarelli, ignora i messaggi fascisti e insieme a Pasquale Rotondi studia le migliori strategie per nascondere le opere, trova i mezzi, organizza gli spostamenti e le protezioni. Sogna di stare al sicuro dentro una conchiglia e quella conchiglia è la scala di Palazzo Farnese a Caprarola dove inizialmente vengono messe in salvo le opere: Tiziano, Giorgione, Hans Cranach, Botticelli, Michelangelo, Caravaggio, Rubens, Velasquez, Lippi e così via. I quadri staccati dalle tele e arrotolati, libri, stampe e incunaboli, le sculture, tutto quello che si può muovere e salvare si sposta, il resto si protegge, l’arte fascista si sopporta con una scrollata di spalle, mirata a salvare ben altro.
E quando le rappresaglie naziste cominciano, i capolavori vanno spostati. Mentre Hitler visita i tesori di Roma con occhi rapaci, accompagnato da Mussolini che invece sbadiglia, Bucarelli davvero si preoccupa e a ragione. Infatti, l’Hitler di Olympia, colui che ama la scultura classica, la pittura classica, colui che distrugge l’arte degenerata, vuol far razzia e non è da meno Goering, il suo secondo che porta via tutto quello che trova e chiede il resto.
Palma Bucarelli riuscirà, insieme a un gruppetto di coraggiosi addetti a i lavori a nascondere le opere in Castel Sant’Angelo, sotto la tutela del Papa. E allestirà a Palazzo Venezia la prima mostra dei capolavori salvati a Italia liberata.
Cinzia Spanò, autrice, regista e unica interprete ci porta attraverso questa storia coraggiosa e affascinante in un’ora e mezza densa e avvincente, in una scenografia essenziale eppure ricca, che consiglio vivamente sia a chi ne sa già molto di arte, sia a chi vuole imparare, sia a chi cerca una storia davvero interessante.
Palma Bucarelli e l’altra resistenza
di e con Cinzia Spanò
Fino al 26 febbraio | Teatro dell’Elfo, Milano